Cap, Lanificio Cangioli e Biscottificio Antonio Mattei vincono la settima edizione del Premio Santo Stefano

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Cap, Lanificio Cangioli e Biscottificio Antonio Mattei sono i vincitori della settima edizione del Premio Santo Stefano. I nomi delle tre aziende pratesi sono stati annunciati nella mattina di oggi, lunedì 26 dicembre, nella cattedrale di Prato dal vescovo Franco Agostinelli, al termine del solenne pontificale celebrato nel giorno di Santo Stefano, patrono della città.

Il Premio Santo Stefano, conosciuto anche con il nome di «Stefanino», alla stregua dell’«Ambrogino» milanese, è il riconoscimento che Prato dedica a quelle imprese di successo che hanno impostato la propria attività industriale senza dimenticare il rispetto delle regole, della concorrenza e i diritti dei lavoratori. Il Premio è promosso da Diocesi, Comune, Provincia, Camera di Commercio e Fondazione Cassa di Risparmio di Prato.

In sette edizioni sono state premiate 29 aziende, di cui 18 sono del comparto tessile, mentre le altre sono impegnate in diversi settori: alimentare, edile, elettronica e hi-tech, cosmetico e meccanico. Quest’anno il Premio ha avuto una novità: le imprese candidate al riconoscimento potevano essere segnalate al Comitato promotore direttamente dai cittadini o dagli stessi dipendenti delle aziende attraverso il sito web della Diocesi di Prato nell’apposita sezione dedicata allo «Stefanino».

L’assegnazione del riconoscimento è stata comunicata ai titolari delle tre aziende poco prima dell’annuncio ufficiale, avvenuto prima della benedizione finale della messa in duomo. Cap è la storica cooperativa di autotrasporti di Prato, la società che con i suoi bus collega l’intera città e accompagna i pratesi nelle gite e nei viaggi in Italia e all’estero. Il Biscottificio Antonio Mattei, conosciuto non solo in città ma nel mondo con il nome di «Mattonella», è il forno che ha contribuito a diffondere, e a far apprezzare, i biscotti di Prato a livello internazionale. Il Lanificio Cangioli è tra le imprese storiche del distretto tessile, un nome conosciuto nel settore da oltre 180 anni.
«Si tratta di tre imprese leader nei rispettivi settori – ha detto il Vescovo durante la proclamazione –, che hanno il merito di aver portato il nome di Prato in Italia e nel mondo». Un lungo applauso dell’assemblea ha accolto la decisione del Comitato promotore comunicata da mons. Agostinelli.

La cerimonia di consegna degli «Stefanini» avverrà nel mese di febbraio, in data ancora da definire ma molto probabilmente sarà il primo sabato del mese.

 

Sotto una breve descrizione delle aziende vincitrici del Premio Santo Stefano 2016-2017

 

Cooperativa Autotrasporti Pratese
La Cooperativa autotrasporti pratese nasce nel 1945, subito dopo la fine della seconda guerra mondiale in Toscana, con il preciso intento di far ripartire il sistema di produzione tessile del distretto industriale. Negli anni Cinquanta e Sessanta lo sviluppo di Cap procede di pari passo con il boom economico della città: aumentano progressivamente il numero dei soci, dei lavoratori e il territorio di competenza arriva fino a Firenze. Da allora Cap non smette di crescere, le sue linee coprono l’intera città e la provincia di Prato e il suo marchio diventa uno dei vettori più importanti a livello regionale nel settore turistico. Tra le sue attività c’è anche quella di noleggio bus e scuola bus. Negli anni Cap dà vita prima ad alleanze e poi a compagnie con le altre società di trasporto pubblico della Toscana. Uno dei suoi elementi distintivi è quello di essere una società cooperativa totalmente privata.
Attualmente la cooperativa conta più di 460 addetti, di cui 337 soci, impiega 280 mezzi e gestisce i servizi di trasporto pubblico in tutta la provincia di Prato e in parte della provincia di Firenze e del circondario empolese.
I soci partecipano attivamente alla vita e alle scelte della cooperativa, che viene amministrata da un cda, composto da undici membri, eletto ogni tre anni dall’assemblea con il meccanismo tipico della cooperativa: «una testa un voto».

 

Biscottificio Antonio Mattei
Da oltre 150 anni «Mattonella» è sinonimo di biscotti di Prato. In via dell’Appianato, oggi via Ricasoli, in pieno centro storico, il fornaio Antonio Mattei apriva il suo biscottificio e negozio. Era un artigiano della cucina ma le sue doti di pasticcere hanno varcato subito i confini della città. Pellegrino Artusi ne tesse le lodi nella sua celebre pubblicazione «La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene». L’arte di Mattei viene premiata con medaglie alle varie esposizioni internazionali del tempo e i ben presto i pacchi di biscotti, confezionati in un sacchetto azzurro, in omaggio al colore di Casa Savoia, cominciarono a viaggiare per mezza Europa. Le vendite andavano così bene che alla fine si arrivò alla svolta: nel 1930 cessò l’attività di panificio per concentrarsi solo sulla produzione di dolci e biscotti. I figli di Mattei però non erano intenzionati a seguire le orme del padre e così, nel 1908, il biscottificio passa a uno dei ragazzi della bottega: Ernesto Pandolfini. Inizia così la storia di tre generazioni, fino ad arrivare ai giorni nostri con Marcella, Elisabetta, Francesco e Letizia Pandolfini, custodi dell’antica e invidiata ricetta dei biscotti di Prato. I quattro fratelli hanno saputo mantenere inalterata la tradizione riuscendo ad affiancare ai prodotti classici l’innovazione della linea Deseo, dedicata alla sperimentazione dei sapori, dolci e salati.

 

Lanificio Cangioli
La nascita dell’azienda, anche se con il nome di “bottega” Cangioli, risale al 1835. Pochi anni più tardi inizia l’attività di impannazione e con essa la produzione e il commercio di “scialli, stoffe, flanelle, coperte e casimirre”. Nei primi anni del Novecento il nome Cangioli varca i confini di Prato grazie a una florida rete commerciale che si estende all’Inghilterra e alla Germania. Durante la prima guerra mondiale il Lanificio si converte alla produzione di tessuti e coperte per l’esercito. Negli anni ’30 Vincenzo Cangioli costruisce un nuovo stabilimento in via Bisenzio a San Martino, vi trasferisce la filatura e tessitura iniziando una produzione che mira alla “fascia alta”. In pochi anni il nuovo stabilimento si amplia arrivando a una superficie di 20mila metri quadri, accogliendo le lavorazioni di tintoria e finissaggio. Negli anni Novanta, con l’ingresso dalla quinta generazione Cangioli, comincia una nuova strategia: il Gruppo si orienta verso un alto grado di innovazione, flessibilità e standard qualitativi, sviluppando una struttura industriale verticalizzata.

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