Il pulpito di Donatello

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A conclusione di imponenti trasformazioni della pieve – attuale cattedrale – di Santo Stefano a Prato, avviate nel 1385. per la costruzione di una nuova facciata e della Cappella della Cintola, a Donatello e a Michelozzo (scultore, ma soprattutto architetto prediletto da Cosimo il Vecchio) venne commissionato un pulpito esterno destinato all’ostensione della Sacra Cintola (in sostituzione di quello trecentesco, sul fianco della chiesa, di cui restano l’Assunta e altri rilievi nel Museo dell’Opera del Duomo).
I due artisti presentarono un modello nel 1428 (il progetto architettonico si doveva soprattutto a Michelozzo, quello di rilievi e ornati principalmente a Donatello), ma i lavori iniziarono con lentezza, per i numerosi impegni dei due artisti, e nel 1433 – quando era completata solo la struttura architettonica del pulpito – fu necessario l’appoggio di Cosimo de’Medici per riportare a Firenze Donatello e Michelozzo, che da un anno si trovavano a Roma. Già in quell’anno fu fuso da Michelozzo e Maso di Bartolomeo, ma su disegno di Donatello, lo splendido Capitello bronzeo alla base del pulpito, ricco di ornati e piccole figure.
Maso di Bartolomeo seguì nel periodo seguente il montaggio del pulpito e del raffinato baldacchino a ombrello che lo corona, mentre dal 1434, quando fu stipulato un nuovo contratto, fino al 1438, quando fu inaugurata la struttura, Donatello fornì i rilievi del parapetto, lavorando nel contempo anche alla Cantoria per il Duomo di Firenze, che ripropone una simile danza di putti alati.
Dopo oltre 500 anni di esposizione all’esterno, i marmi del pulpito mostravano un gravissimo degrado, con trasformazioni irreversibili; perciò, nonostante le polemiche, nel 1970 i rilievi del parapetto furono sostituiti da calchi (quelli ancora presenti), collocando le sculture originali nel contiguo Museo dell’Opera del Duomo, in attesa del restauro. Dopo vari tentativi, intorno al 1995 l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze mise a punto una metodologia innovativa, ma anche sicura e controllabile: la pulitura col laser a infrarossi, che eliminava incrostazioni e residui organici facendo riemergere la suggestiva patina rosata, forse frutto di antichi trattamenti protettivi. Concluso il restauro, nel 1999 è stato realizzato un nuovo supporto per i rilievi nel Museo dell’Opera, in una sala opportunamente risanata e climatizzata.

 

Il Pulpito, destinato esclusivamente alle ostensioni della Sacra Cintola, fu studiato in posizione angolare a far da cerniera tra il fianco romanico e la facciata tardo gotica della chiesa, e tra le due piazze nelle quali si raccolgono i pellegrini. Lo spigolo della chiesa costituisce il basamento (che era previsto scanalato) del pulpito; vi poggia il bellissimo Capitello bronzeo, ricco di spunti decorativi, con ricordi classici, e concluso da un’originalissimo angioletto che si affaccia, al centro, e sostiene le prime cornici marmoree soprastanti, a fasce concentriche progressivamente sporgenti, riccamente ornate. Le sormontano quindici mensole a voluta che sorreggono il piano del pulpito, accentuandone con la loro posizione radiale l’effetto rotatorio, centrifugo.
Il parapetto in marmo bianco (l’originale è nel Museo dell’Opera del Duomo), che evidenzia la capacità di Donatello di far rivivere l’antico con un nuovo spirito, suggerisce le forme di un tempietto circolare sorretto da pilastrini binati che lo suddividono in sette riquadri, in ciascuno dei quali scoppia incontenibile una vivace farandola, danzata da gruppi di angeli (ispirati ai putti-genietti dei sepolcri romani), la cui gioia per l’ostensione della Cintola si manifesta nella libertà dei gesti dal ritmo incalzante, resi pittoricamente grazie allo “stiacciato”, che consente di suggerire complessi scorci prospettici, e al vibrare del mosaico del fondo, i cui riflessi di luce accentuavano l’effetto di movimento.
Il disegno dei rilievi del parapetto è da attribuire totalmente a Donatello, anche se l’esecuzione – condotta a più mani sulla stessa formella nella bottega dell’artista – non è sempre all’altezza dell’invenzione. Particolarmente felici appaiono il rilievo centrale – purtroppo il più danneggiato – , dai contorni mossi e vibranti, in una composizione leggera e equilibrata; abbastanza vicino è il terzo da sinistra, con forme armoniose, anche se meno dinamiche. Il primo ad essere eseguito fu probabilmente il settimo da sinistra, forse il più complesso nel disegno, per gli arditi scorci prospettici, non sempre però eseguiti correttamente. Citazioni e ritmi più classici, e un raffinato pittoricismo, ma anche minor tensione e dinamismo, caratterizzano infine il primo rilievo da sinistra e il seguente.
Il Pulpito è concluso dallo slanciato, elegantissimo baldacchino a ombrello, con controsoffitto ligneo a riquadrature radiali (in origine dipinto in rosso, azzurro e oro).

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