Papa Francesco sul pulpito di Donatello

Il discorso di Papa Francesco dal pulpito Donatello

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Si è presentato come un «pellegrino venuto in questa città ricca di storia e di bellezza», e ha lanciato ai pratesi il suo messaggio di speranza, di coraggio e di apertura al prossimo e all’ultimo. «Uscire vuol dire rischiare, ma non c’è fede senza rischio» ha detto invitando il popolo cristiano ad una rinnovata passione missionaria. Tanti i riferimenti a Prato nel discorso alla città pronunciato da Papa Francesco dal pulpito e molti gli apprezzamenti per una città che non ha dimenticato la solidarietà e la carità nell’affrontare la crisi. «Per un discepolo di Gesù nessun vicino può diventare lontano. Anzi, non esistono lontani che siano troppo distanti, ma soltanto prossimi da raggiungere. Vi ringrazio per gli sforzi costanti che la vostra comunità attua per integrare ciascuna persona, contrastando la cultura dell’indifferenza e dello scarto. In tempi segnati da incertezze e paure, sono lodevoli le vostre iniziative a sostegno dei più deboli e delle famiglie, che vi impegnate anche ad «adottare»».
Chiaro, in questo senso, il riferimento all’opera segno voluta dalla Diocesi per il dono di benvenuto al Santo Padre: «Adotta una famiglia», la raccolta fondi per sostenere l’Emporio della Solidarietà.

«Mentre vi adoperate nella ricerca delle migliori possibilità concrete di inclusione – ha proseguito Papa Francesco – non scoraggiatevi di fronte alle difficoltà. Non rassegnatevi davanti a quelle che sembrano difficili situazioni di convivenza; siate sempre animati dal desiderio di stabilire dei veri e propri «patti di prossimità». E anche qui, una sorta di risposta al patto per il buon lavoro, che si sono impegnati a rinnovare i rappresentanti del mondo del lavoro nella lettera scritta a Papa Francesco.

Poi il richiamo forte del Papa alla dignità del lavoro: «La sacralità di ogni essere umano richiede per ognuno rispetto, accoglienza e un lavoro degno – ha detto Francesco -. Mi permetto di ricordare adesso i 5 uomini e le due donne di cittadinanza cinese morti due anni fa a causa di incendio in una fabbrica industriale di Prato. Vivevano e dormivano all’interno dello stesso capannone in cui lavoravano. In un piccolo dormitorio ricavato in cartone e cartongesso. Questa è una tragedia dello sfruttamento e delle condizioni umane di vita e questo non è lavoro degno. La vita di ogni comunità esige che si combattano fino in fondo il cancro della corruzione, il cancro dello sfruttamento umano e lavorativo e il veleno dell’illegalità. Dentro di noi e insieme agli altri, non stanchiamoci mai di lottare per la verità!»

Un forte monito dunque alla legalità e alla dignità del lavoro, e alla dirittura morale, che ha raccolto un lungo applauso – uno dei molti – da parte di Piazza Duomo.
Infine, un messaggio di speranza per i giovani, pronunciato a braccio: «Mi hanno detto che vi siete raccolti in preghiera per me stanotte. Grazie per la veglia di preghiera di voi giovani». Giovani che hanno risposto con un applausi e un vero e proprio tripudio di gioia.
«Incoraggio tutti, soprattutto voi giovani, a non cedere mai al pessimismo e alla rassegnazione – ha proseguito Papa Francesco – Maria è colei che con la preghiera e con l’amore, in un silenzio operoso, ha trasformato il sabato della delusione nell’alba della risurrezione. Se qualcuno si sente affaticato e oppresso dalle circostanze della vita, confidi nella nostra Madre, che è vicina e consola. Sempre ci rincuora e ci invita a riporre fiducia in Dio: suo Figlio non tradirà le nostre attese e seminerà nei cuori una speranza che non delude. Grazie».

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