Insegnante, sacerdote, parroco e Vescovo. Ecco chi è mons. Nerbini

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Prato, 7 settembre 2019 – Monsignor Giovanni Nerbini è il 26° vescovo di Prato. Insegnante, sacerdote, parroco, vicario generale. Sono state queste le tappe salienti della sua vita. Nato a Figline Valdarno (provincia di Firenze e Diocesi di Fiesole) il 2 giugno 1954, dopo aver conseguito il diploma magistrale e quello triennale universitario in Vigilanza scolastica, ha insegnato nelle scuole elementari dal 1973 al 1989.
Impegnato come educatore nell’Opera per la Gioventù «Giorgio La Pira», a 35 anni matura la scelta della vocazione alla vita sacerdote, decidendo di entrare in Seminario a Fiesole.

 

Negli anni della formazione, ha frequentato il corso filosofico-teologico presso la Facoltà teologica dell’Italia centrale. È stato ordinato sacerdote il 22 aprile 1995 dal Vescovo di Fiesole Luciano Giovannetti che subito lo ha impegnato nella vita parrocchiale: nei primi due anni di sacerdozio don Giovanni è stato vicario parrocchiale a Caldine, frazione del Comune di Fiesole; poi, per dieci anni, dal 1997 al 2007, parroco a Pelago, amministratore di Diacceto e moderatore di quella Unità pastorale. Nel 2007 diventa parroco di Rignano, il capoluogo del Comune del Valdarno, amministratore parrocchiale di S. Maria a Sociana-S. Clemente e moderatore di quella Unità pastorale. Tra i numerosi incarichi ricoperti, c’è stato anche, per qualche tempo, quello di consigliere di amministrazione della Cooperativa editrice del settimanale Toscana Oggi.
Nel 2015, l’attuale Vescovo di Fiesole, mons. Mario Meini, lo chiama come suo Vicario Generale, pur lasciandogli ancora il ministero di parroco a Rignano.
Il 15 maggio 2019 viene nominato vescovo di Prato. Domenica 30 giugno mons. Giovanni Nerbini è stato ordinato vescovo nella cattedrale di Fiesole per le mani del cardinale Giuseppe Betori. Tra i primi consacranti il vescovo uscente di Prato Franco Agostinelli e l’emerito Gastone Simoni, fiesolano come Nerbini.
Sabato 7 settembre 2019 fa il suo ingresso in diocesi con una messa solenne in piazza Duomo, alla quale partecipano oltre quattromila fedeli.
Lo stemma episcopale. Esegesi e spiegazione

«In te Domine Speravi» è il motto scelto dal vescovo Giovanni Nerbini come tratto distintivo del suo nuovo cammino a servizio della Chiesa. Tradotto dal latino significa: «In te Signore mi sono rifugiato», ed è l’incipit del salmo 31, ripreso anche come ultima espressione dell’inno Te Deum («In te, Domine, speravi: non confundar in aeternum»).

 

 

Nello stemma di mons. Nerbini è raffigurato l’Agnello Pasquale. L’animale simboleggia l’innocenza e richiama due santi che fanno riferimento al nome del vescovo: Giovanni Battista e Giovanni evangelista. L’immagine del libro richiama anche la passata professione di mons. Nerbini, l’insegnamento, che ha segnato in maniera significativa la sua esistenza. Inoltre l’Agnello indica l’arte della lana ed è un chiaro riferimento alla vocazione tessile di Prato, conosciuta come città laniera. Il colore rosso dello sfondo è lo smalto – che per eccellenza – in araldica indica la virtù della carità.

 

Nella cappa sinistra (di chi osserva) è rappresentato un giglio, il più nobile dei fiori araldici e simbolo mariano per eccellenza. Il colore azzurro indica il cielo ed è un riferimento a «Maria Immacolata», titolo dell’ultima parrocchia dove mons. Nerbini ha svolto il suo ministero, sia alla città di Prato, da secoli città mariana.
Nella cappa destra c’è una palma, simbolo della vittoria e della pace ma anche del martirio, come quello di San Romolo, patrono di Fiesole, e di Santo Stefano, patrono di Prato. Il fondo argento delle due cappe richiama la luce e le virtù della purezza, innocenza, umiltà, giustizia e temperanza.

 

67.2019

 

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