La via Crucis nelle sofferenze vissute sul territorio. La proposta di Caritas, ufficio catechistico e ufficio liturgico per il Venerdì Santo

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C’è la riflessione di un detenuto che si affida a Cristo perché non ha ottenuto «il perdono umano» e quella di una donna vittima di violenza accolta a Casa Agar in cerca di speranza nella Croce, nonostante la sofferenza di non essere stata in grado di difendere i propri figli dalla «furia degli uomini». È una Via Crucis attuale, possiamo dire «incarnata» nel mondo di oggi, quella proposta da Caritas, ufficio liturgico e ufficio catechistico diocesano alle parrocchie di Prato in questo tempo di Quaresima.

 
Intitolata «Ecce Homo. La passione di Cristo, la passione dell’uomo: la via della Croce, la via dell’amore», è strutturata nelle consuete quattordici stazioni, dalla condanna di Gesù a morte, fino alla resurrezione, nelle quali si può leggere il contributo delle associazioni impegnate ogni giorno in opere di carità sul nostro territorio e per questo venute in contatto con storie e situazioni di povertà e sofferenza. Ad ogni sosta, dopo la lettura del corrispondente brano del Vangelo, si possono leggere le meditazioni scritte da Emmaus, Centro Comunità Carcere, Campo di Booz (associazione delle suore di Iolo che aiuta le donne con disagio psichico), Centro Aiuto alla Vita, San Vincenzo de Paoli, Misericordia, Volontariato Vincenziano e Ricostruttori nella Preghiera. Accanto a queste, come scritto all’inizio, ci sono delle riflessioni affidate a un detenuto, a una ospite di Casa Agar (l’opera aperta a Tobbiana per accogliere donne senza fissa dimora), un marito con una moglie gravamente malata, un alcolista seguito da Acat (Associazione dei Club degli Alcolisti in Trattamento), un richiedente asilo seguito dalla Cooperativa 22 del Santa Rita e una donna disoccupata aiutata con l’attivazione di un tirocinio lavorativo. Qui a fianco riportiamo, per intero, due di queste toccanti riflessioni.

 

Per rendere visibile il messaggio offerto alla riflessione e alla preghiera, ad ogni stazione è associato un segno, ad esempio un paio d’occhiali (per avere un nuovo sguardo capace di amare), un cric (ciascuno di noi può essere capace di sollevare un peso), una catena con lucchetto (per essere la chiave che libera dalla sofferenza di chi è schiavo di una dipendenza).

 
«Preparare questa via Crucis ci è sembrato un modo bello di fare comunione, di lavorare insieme tra uffici pastorali, per trasmettere questa esperienza anche alle comunità che quotidianamente incontrano il volto di Cristo sofferente nel volto delle persone che vivono disagi e povertà», scrivono nel testo introduttivo del libretto Idalia Venco, don Carlo Geraci e don Luciano Pelagatti, rispettivamente responsabili di Caritas, ufficio catechistico e ufficio liturgico.

 

 

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