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Il cortile dietro le sbarre

Il cappellano del carcere minorile di Torino sarà a Prato martedì 1 marzo con il libro Cortile dietro le sbarre

A Prato per raccontare gli oltre 35 anni nel «Cortile dietro le sbarre»: dice già molto il titolo del libro – scritto da Marina Lomunno – che raccoglie l’esperienza di don Domenico Ricca, cappellano del carcere minorile «Ferrante Aporti» di Torino. Il sacerdote sarà nella nostra città martedì primo marzo, alle ore 21, per presentare il volume presso l’ex chiesa di San Giovanni (nella via omonima, dietro al Castello). L’evento è stato organizzato dall’oratorio cittadino di Sant’Anna, dalla parrocchia di Santa Maria delle Carceri e dall’associazione La Lunga domenica. Prima della presentazione, alle ore 19, è previsto un aperitivo con don Domenico nei locali dell’oratorio di viale Piave. «Il libro nasce col pretesto – racconta don Ricca – di raccontare le mie memorie da cappellano del carcere minorile. Partendo da sogni, passando dalle difficoltà e raccontando anche gli ultimi fenomeni. In mezzo trovano spazio i temi fondamentali del fare oratorio in carcere. Ma l’intento non vuole essere tanto quello di raccontarmi, quanto quello di far vedere che, lavorando insieme e impegnandosi sul territorio, si possono fare tante cose». Un quadro vivo quello che emerge dalle pagine di questa intervista che si legge come un romanzo, fatto di speranze, di progetti, di proposte. Anche perché, con don Domenico Ricca, il carcere può diventare un oratorio, una scuola, perfino una famiglia.

Un testo che ha tanto da insegnare anche alla nostra città: lo testimonia la parte de «Il cortile dietro le sbarre» in cui si parla del fenomeno delle migrazioni visto dal carcere minorile. «Dobbiamo smetterla con i discorsi del “noi” e “loro” – dice il cappellano degli immigrati, che vengono nel nostro paese per sperare in un futuro migliore – l’accoglienza si fa sul territorio, si comincia da lì. Nessuno escluso».

I diritti d’autore, ricavati dalla vendita del libro, saranno devoluti per progetti di studio e lavoro dei ragazzi del «Ferrante Aporti».