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«Ci battezziamo per rinascere nella fede». Storia di tre catecumeni

È la stessa saggezza popolare a dirci che non importa come si arriva, ma dove si arriva. Questa massima, applicata all’esperienza dei tre adulti che la notte di Pasqua riceveranno il Sacramento del Battesimo, lascia intravedere il fascino di ogni percorso umano. Storie di vita che hanno preso avvio in altri Paesi, strade a «zig zag», difficoltà, hanno impedito a tre persone di ricevere il Sacramento da bambini, così come attesta l’esperienza della maggior parte degli italiani.
Laora Shehaj, Anilla Salaj e Robert Ilafidun sono i catecumeni che nel 2014, sotto la guida di don Paolo Baldanzi, responsabile del servizio diocesano al catecumenato, hanno intrapreso il percorso biennale costituito da incontri settimanali di catechesi in parrocchia (per tutti e tre quella dell’Ascensione al Pino, anche se le Laora e Anilla abitano a Mezzana) e scandito da alcune tappe importanti, come l’ingresso ufficiale nel catecumenato la prima domenica di Avvento e il rito di elezione la prima domenica di Quaresima.

 

Anilla e Laora vengono dall’Albania e sono rispettivamente madre e figlia, ma distinte sono state le strade che le hanno portate a fare questa scelta: Laora, 18 anni, ha frequentato scuole cattoliche, perciò, come dice lei, «decidere di diventare cattolica è stato molto naturale, come ufficializzare gesti che, quando li compievo a scuola, li sentivo già come miei pur non essendo cattolica sulla carta». Il cammino di Anilla, 45 anni, è stato un po’ più tormentato rispetto a quello della figlia: venuta in Italia nel 1999 per curare meglio una malattia depressiva, assistita dal padre e dal fratello che erano già qui, è entrata in contatto sul luogo di lavoro «con persone che mi hanno aiutata ad uscire da quell’incubo e che sono diventate la mia seconda famiglia; – racconta Anilla – sono stata profondamente colpita da quel loro offrire amore senza avere legami di sangue; erano cattolici e io ho voluto seguire quella loro scelta». Sono le stesse Laora e Anilla a precisare come le strade che le hanno portate al catecumenato siano state sostanzialmente autonome l’una dall’altra, anche se, alla fine, si sono fatte vicendevolmente forza per arrivare fino a qui.

 

Il terzo a ricevere il Battesimo la sera della veglia pasquale sarà Robert, 31 anni. È giunto dalla Nigeria in Italia nel 2011, dopo un viaggio della speranza per mare, dalla Libia, analogo a tanti di quelli che la cronaca continua a riportare. «Siamo due fratelli e tre sorelle, – racconta Robert – la maggior parte di noi è battezzato, io no perché una malattia da bambino mi ha impedito per molto tempo di uscire di casa, non ho fatto molte cose e il Battesimo è tra quelle». Alla domanda sul perché decidere di battezzarsi proprio ora, in questo momento particolare della sua vita, senza lavoro, in un Paese completamente diverso dal suo, Robert continua a ripetere nel suo misto di italiano e inglese «Dieci comandamenti, you must know them! Li devi conoscere!». Fa poi capire che l’orrore e la guerra da cui è fuggito nel suo Paese, Robert ha deciso di combatterli con il forte messaggio morale appreso e ricavato dai Dieci comandamenti: «Dal rispetto può nascere l’amore tra tutti gli uomini», aggiunge.
«Da sedici anni sono responsabile del servizio al catecumenato – riferisce don Paolo Baldanzi – e quel che ho potuto vedere è che gli adulti sono davvero molto motivati. Oltretutto, il cammino catecumenale richiede costanza nel partecipare alle catechesi e per un adulto, con i suoi impegni lavorativi e familiari, può non essere semplice. Evidentemente però la scoperta della fede ed il desiderio di aderirvi costituiscono una spinta molto forte per coloro che, dopo una vita lontano da Cristo, ne incontrano il volto e ne ascoltano la Parola».

 

Da Toscana Oggi – La Voce di Prato del 21 febbraio 2016