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Le parole del Vescovo per Santo Stefano: «Una impennata di creatività per superare le crisi»

Una «impennata di creatività e fantasia per inventare risposte e soluzioni innovative che rappresentino una crescita per tutto il sistema. Risposte tampone sono illusorie ed in generale dannose». È il primo suggerimento che il vescovo di Prato Giovanni Nerbini dà alla città per governare le crisi, economiche e sociali, che stiamo vivendo in questo tempo difficile segnato prima dalla pandemia e adesso dalla guerra alle porte dell’Europa. Il secondo è un invito alla «partecipazione ampia» della comunità per affrontare le difficoltà a livello civile ed ecclesiale, ma soprattutto: «non si può delegare a una autorità la totale responsabilità del processo, né aspettarsi da un solo soggetto ricette risolutive».

 

Le riflessioni del Vescovo sono state condivise con i pratesi nel giorno del patrono Santo Stefano, nel corso dell’omelia pronunciata durante la celebrazione in cattedrale del solenne pontificale della festa. La messa è stata concelebrata da sessanta sacerdoti diocesani e animata dalla Cappella musicale della cattedrale e dalla corale San Francesco. In duomo erano presenti il sindaco Matteo Biffoni, il presidente della Provincia Simone Calamai, i rappresentanti dei Comuni del territorio pratese e le altre autorità cittadine. Presenti anche la parlamentare Erica Mazzetti e la consigliera regionale Ilaria Bugetti. Nutrita la partecipazione dei pratesi, che come da tradizione, non sono mancati alla festa del patrono della città. La celebrazione è stata trasmessa in diretta su Tv Prato.

 

Dopo aver introdotto la figura di Santo Stefano, «che sempre ci invita a guardare a questa nostra città adottando uno sguardo attento e premuroso», monsignor Nerbini ha invitato la comunità civile ed ecclesiale a fare «una seria riflessione per una adeguata comprensione del problema e l’adozione delle accorte e tempestive decisioni necessarie», perché a causa delle crisi «il meccanismo che conoscevamo si è inceppato». Da qui i due suggerimenti sopra riportati: «una impennata di creatività» nel cercare risposte, e una «ampia partecipazione» a questo impegno, affinché possa crescere «tutto il sistema». Monsignor Nerbini ha poi annunciato che in qualità di vescovo delegato per la pastorale sociale e del lavoro della Conferenza episcopale toscana, sta studiando insieme alla sua commissione «il problema delle oltre cinquanta aziende che in Toscana rischiano la chiusura e per le quali si stentano a trovare soluzioni soddisfacenti. Per alcune siamo fermi allo scontro e alla paralisi. Torna spontaneamente alla memoria la vicenda della Pignone a metà degli anni Cinquanta e del suo felice esito per il concorso di tanti differenti soggetti che portarono il loro contributo», ha detto il Vescovo ricordando l’impegno del sindaco santo Giorgio La Pira in quella storica vicenda.

 

Nell’invitare chi esercita una autorità legittima in ambiti diversi ad avere «una grande trasparenza e una grande libertà dall’uso del potere, dall’avidità e dal denaro», il Vescovo ha commentato i recenti fatti d’attualità: «Scandali come quello appena portato alla luce a livello europeo, che vedono uomini delle istituzioni intascare mazzette indeboliscono la fiducia nelle istituzioni, gettano discredito, scoraggiano l’impegno personale e tolgono forza al valore che ogni incarico pubblico ha in se stesso. Dovremmo ripetere per noi ed insegnare alle giovani generazioni – ha affermato il Presule – il valore della parola “servizio” così come lo vediamo in tanti volontari che sono impegnati nella nostra città». E a questo proposito, il Vescovo ha voluto rendere omaggio «alle migliaia di persone che quotidianamente si fanno carico dei bisogni e delle sofferenze altrui, portando il loro silenzioso contributo al corpo sociale nel suo insieme. Non c’è ambito di disabilità, bisogno ove qualcuno non si sia rimboccato le maniche per incoraggiare, sostenere, aiutare».

 

Monsignor Nerbini ha accennato anche al suo viaggio in Ecuador e in Salvador compiuto la scorsa estate per visitare le missioni diocesane e per sostare in preghiera sulla tomba del vescovo santo Oscar Romero e di quanti «hanno dato la vita per difendere la verità, la libertà e i diritti dei più piccoli e poveri». Il Vescovo ha affermato che «il loro esempio ci invita a non dimenticare i tanti luoghi nel mondo dove queste situazioni non sono storia ma attualità e non succeda mai che un evento sportivo rappresenti un telo che copre misfatti di alcun genere di qualsiasi regime e che ci faccia mettere tra parentesi, le grandi questioni in gioco».

 

Infine un invito alla preghiera, che deve essere «non una prerogativa ma un dovere», e un’ultima raccomandazione: «Per un cristiano, che pure ha i suoi orientamenti politici, non esistono nemici da criticare ed amici da difendere ma soltanto persone che hanno bisogno della sua opera spirituale. Santo Stefano sostenga tutti noi in questo nostro quotidiano impegno e  Maria ci conduca in questo nostro cammino».

 

Al termine della solenne concelebrazione il vescovo Giovanni Nerbini ha proclamato i vincitori della tredicesima edizione del Premio Santo Stefano per la tenuta e il rilancio del lavoro a Prato. Il riconoscimento è andato a Azeta Filati, Pinori Filati e Unitech, tre aziende del comparto tessile pratese. La cerimonia di premiazione è stata annunciata per il mese di febbraio.

 

L’omelia integrale del vescovo Giovanni

 

Il vescovo Giovanni: «Mons. Simoni è rimasto nel cuore di tutti i pratesi perché ha incarnato il tessuto sociale di questa città e di questa chiesa»

«Monsignor Simoni era una personalità che si faceva amare ed è rimasta nel cuore di tutti i pratesi perché ha vissuto nel tessuto vitale di questa Chiesa e di questa Città». Intervistato da Tv Prato il vescovo di Prato monsignor Giovanni Nerbini ha ricordato la figura del vescovo emerito monsignor Gastone Simoni, scomparso domenica 28 agosto all’età di 85 anni.

 

Anche Nerbini, come Simoni, è «figlio» della diocesi di Fiesole, dove è stato, come il suo predecessore, vicario generale. Per la differenza di età, Nerbini del 1954, il vescovo emerito del 1937, i due non hanno mai incrociato le loro strade all’interno della Chiesa fiesolana. Quando l’attuale vescovo di Prato decise di entrare in Seminario, Simoni era appena arrivato alla guida della nostra diocesi, ma certamente per via dell’impegno di Nerbini all’interno dell’Opera La Pira e nell’Azione Cattolica, Simoni aveva avuto modo di conoscere quello che alcuni anni più tardi sarebbe diventato il suo successore.

 

«In questo momento i miei sentimenti credo siano quelli di tutta la città e interpretano quelli della città nelle sue varie componenti. C’è un grande dolore perché certamente monsignor Simoni era una personalità che si faceva amare ed era stata particolarmente nel cuore, nella esperienza e nel tessuto vitale di questa Città come di questa Chiesa. Quindi ne sentiamo già la mancanza, ma al tempo stesso guardiamo a questa sua eredità spirituale e umana come a qualcosa di talmente importante alla quale ancora attingere abbondantemente».

 

Nerbini ha sottolineato come Simoni abbia incarnato il tessuto di questa città nel corso del suo lungo episcopato durato vent’anni. «Ha saputo interpretare al meglio da una parte la lettura di una realtà tanto complessa nelle sue pieghe sopratutto sociali, politiche ed economiche, dall’altra ha saputo indicare con una certa forza e lungimiranza alcune strade che potevano essere a suo tempo percorse per vedere di far sì che questa città potesse trovare uno stile di vita e una soluzione dei propri problemi che le permettesse una vita migliore, una vita buona per tutti».

 

Infine un invito ai pratesi che si stanno preparando per dare un addio corale al vescovo Gastone: «Il mio invito è quello che i pratesi hanno fatto fin dalla prima notizia della sua morte, attraverso una partecipazione discreta ma massiccia a questo dolore. E poi la preghiera, non c’è modo migliore per salutare un amico, un pastore, un padre, un fratello di quello della preghiera che ci consente di fare memoria e di mantenere viva la comunione».

Nerbini in Consiglio comunale: «Il Vescovo è l’uomo di tutti e per tutti. Sono pronto ad accogliere e ad ascoltare tutti»

Le parole del vescovo Giovanni Nerbini pronunciate questo pomeriggio, giovedì 26 settembre, nel Consiglio comunale di Prato, dove era stato invitato per un momento di scambio e reciproca conoscenza.

 

Signor Sindaco, Presidente del Consiglio, signori assessori, consiglieri tutti,

è per me un onore oltre che un piacere, essere qui vostro ospite, in questa sala che rappresenta il cuore pulsante di questa nostra città, e nella quale, attraverso il confronto delle idee, a volte anche duro, nella democratica dialettica tra maggioranza e opposizione, si prendono le decisioni che plasmano il volto presente e futuro di Prato e si determina la qualità della vita di tutti i cittadini e dei singoli gruppi e categorie. Ed è grazie al vostro lavoro che di volta in volta affronta e risolve problemi vecchi e nuovi, in qualche raro caso vere emergenze che la trasformazione delal società italiana e mondiale ci presenta,, che si può pensare ad una crescita non solo economica e sociale ma anche umana e spirituale di tutti i cittadini e dell’intera comunità. la Pira diceva: Le città sono vive. “Esse hanno un volto caratteristico e, per così dire una loro anima, un loro destino: esse non sono occasionali mucchi di pietre, ma sono le misteriose abitazioni degli uomini e, vorrei dire di più, in un certo modo le misterose abitazioni di Dio”. Il profondo rispetto che nutro per questa istituzione e che viene da lontano diventa sincero apprezzamento e stima quando il lavoro è svolto, come di fatto lo è, con passione e competenza – certo non esente da errori – non per opportunità di parte o convenienza personale, ma per un amore per la propria città non sempre riconosciuto ed apprezzato da quanti beneficiano dei suoi frutti.

 

 

 

Oso chiedervi una attenzione e lo faccio con tutta umiltà e sempre nell’interesse superiore di questa comunità, così come ero abituato a fare e facevo con il mio vecchio sindaco. All’indomani della sua rielezione, dopo una campagna elettorale piuttosto accesa, gli avevo rivolto un messaggio chiedendo che “il nostro primo cittadino, nonché medico potesse curare le ferite della campagna elettorale piuttosto aspra”. Questa sensibilità ed esigenza mi viene in parte dalla mia lontana militanza politica mai sfociata in un impegno formale cme il vostro, e dall’altra da un episodio della nostra storia politica conosciuto tanti anni fa e che ha lasciato in me una forte impressione. Nel 1945 Nenni leader socialista, non aveva avuto più notizie di sua figlia minore Vittoria deportata ad Auschwitz. la comunicazione che riguardava la sua morte arrivò da Parigi il 20 maggio e fu De Gasperi stesso, democristiano, che la consegnò di persona a Pietro Nenni. Quando Nenni lo vide arrivare nel suo ufficio capì immediatamente e i due leader, politicamente avversari, si abbracciarono. Sarebbe bello in una stagione nella quale avvengonof atti che sconcertano e inquietano per la loro ferocia e i social possono diventare facilmente una sorta di gogna mediatica per ingenui fruitori mantenere vivo in tutti noi il rispetto assoluto, oserei dire religioso, per l’altro. per aprte mia desidero impegnarmi per favorire ogni collaborazione che abbia a cuore la crescita dell’intera comunità civile. So la Chiesa pratese già imepgnata in collaborazioni importanti anche con Comuni limitrofi in ambito sociale e caritativo. Sono pronto a fare la mia parte nella distinzione dei ruoli e delle competenze ma nella comune passione che ci fa guardare con ottimismo al futuro mentre lavoriamo insieme alacremente alla risoluzione delle sfide che incontriamo nel presente.

 

Il vescovo è l’uomo di tutti e per tutti. Sono pronto ad accogliere e ad ascoltare tutti. Ho pregato in questi giorni per voi perché nel vostro lavoro siate illuminati dallo spirito di benevolenza”.

Prato a Fiesole per il vescovo Giovanni. La diocesi organizza dei pullman per partecipare alla ordinazione episcopale

Si avvicina il giorno della consacrazione episcopale di monsignor Giovanni Nerbini, vescovo eletto di Prato. L’appuntamento è per domenica 30 giugno, alle ore 17, nella cattedrale di Fiesole dedicata a San Romolo. La messa solenne sarà presieduta dal cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, e concelebrata da monsignor Franco Agostinelli e da monsignor Mario Meini, vescovo di Fiesole. Saranno presenti altri vescovi della Toscana e naturalmente sono invitati a concelebrare anche i sacerdoti del clero pratese e i diaconi. La Diocesi di Prato si sta organizzando per essere presente a questo importante evento e dà la possibilità ai fedeli di raggiungere Fiesole in pullman. Di seguito, alcune indicazioni predisposte dalla Curia per favorire la partecipazione.

 
Gli autobus per Fiesole
La Diocesi di Prato ha predisposto quattro pullman (se ci fosse necessità possono essere anche di più) per arrivare in piazza della cattedrale a Fiesole. Chi volesse partecipare può comunicarlo al proprio parroco o a un suo delegato incaricato di raccogliere le adesioni. C’è tempo per iscriversi entro domenica 23 giugno, giorno in cui ogni parrocchia dovrà far pervenire all’ufficio diocesano pellegrinaggi l’elenco dei partecipanti alla messa di ordinazione. I bus partiranno alle ore 15 di domenica 30 giugno dal grande parcheggio in zona est adiacente al Mc Donalds, vicino alla Questura. La partenza per il viaggio di ritorno è alle ore 20 da Fiesole. Il costo del biglietto è di 10 euro, pagabili direttamente sull’autobus.

 
In preghiera per il vescovo Giovanni
Mons. Nerbini ha chiesto ai pratesi di accompagnarlo nella preghiera. L’invito dunque è rivolto a tutti i fedeli e alle parrocchie. Particolarmente, nelle messe di sabato 22 e domenica 23 giugno e nelle messe di sabato 29 e domenica 30, sono richieste intenzioni dedicate nella preghiera dei fedeli. Nella lettera scritta alla Diocesi il giorno della nomina a vescovo, mons. Nerbini concluse il suo messaggio di saluto chiedendo «l’intercessione dei santi Stefano, Lorenzo e Caterina de’ Ricci», poi affidò i pratesi «alla protezione amorevole della Madonna del Sacro Cingolo».

 
Il saluto al vescovo Franco
Come comunicato, mons. Nerbini farà il proprio ingresso a Prato il pomeriggio di sabato 7 settembre. Il programma dell’accoglienza e della messa di presa in possesso della diocesi verrà diffuso non appena sarà ufficializzato dalla apposita commissione che sta lavorando alla preparazione dell’evento. Intanto, è stata stabilita la data per il saluto a monsignor Franco Agostinelli. Sarà una solenne concelebrazione che si terrà domenica primo settembre, in cattedrale, alle ore 17. Un appuntamento a cui tutti sono invitati a partecipare.