Lettera alla Diocesi e alla Città di Prato

La lettera scritta dal Vescovo e indirizzata a tutti in occasione dell'inizio della visita pastorale
05-01-2014

Carissimi fratelli e sorelle della Chiesa e della Città di Prato,
vi saluto tutti con stima, amicizia e, se me lo consentite, con quell’affetto che condividono le persone che insieme percorrono lo stesso cammino.
Vi scrivo per annunciare alla Chiesa e alla cittadinanza pratese l’inizio della Visita Pastorale, uno dei capitoli della vita della comunità cristiana, che, oggi più che mai, consente di ristabilire, se fosse necessario, un rapporto schietto e sincero con tutti, per trovare, come diceva il Beato Giovanni XXIII, quello che ci unisce prima ancora di quello che potrebbe dividerci. Per me e per la Chiesa di Prato sarà l’occasione per riscoprire la capacità di un cammino comune, quasi una “rete” improntata alla comunione d’intenti, alla fraternità e alla volontà di collaborare per dare visibilità alla nostra comunione e ottimizzare le nostre risorse; si tratta inoltre di confermare la nostra presenza in mezzo alla gente, o di ritornare là dove la gente vive, lavora, s’impegna nei vari ambiti della vita, per attendere a quella che è la nostra missione irrinunciabile, cioè l’annuncio del Vangelo.
Vi chiedo di considerare la Visita Pastorale, un dono del Signore e un’opportunità preziosa per incontrarci, per conoscerci e condividere con schiettezza il cammino con le sue complesse problematiche, uniti e solidali nella ricerca del bene comune della nostra gente, della nostra città, dei nostri paesi, convinti che nulla di ciò che è umano può restare estraneo alla vita della Chiesa, definita da sempre “maestra in umanità”.
Non è ancora trascorso un anno da quando sono giunto in mezzo a voi. Devo dire che ogni cambiamento costa fatica e sofferenza, ma ora sono contento di essere Vescovo della Chiesa pratese; qui mi è stato dato di conoscere le difficoltà, le preoccupazioni e le ansie di tanta gente di fronte alla situazione attuale, ma dove ho anche potuto constatare che non è venuta meno la laboriosità, il genio della gente di Prato, che ha fatto grande questa città, la volontà di non fermarsi e soccombere di fronte ai gravi problemi emergenti, la grinta per reagire e costruire un futuro, forse ancora lontano, ma comunque possibile. In questo tempo ho incontrato molte persone e ho condiviso, anche se impotente, le loro preoccupazioni per il quotidiano, per il posto di lavoro che rischia di non esserci più; ho ascoltato imprenditori che, a prezzo di grandi sacrifici, rimangono al loro posto, con alto senso di responsabilità verso tante famiglie che dipendono dal loro operato. Mai però ho incontrato rassegnazione o pietismi, bensì la determinazione e la voglia di reagire, con l’orgoglio di pensare, che Prato non si è mai arresa e quindi prima o poi ritornerà a ricoprire il ruolo che le è congeniale nella società contemporanea.
Ho incontrate persone di etnie diverse e vorrei poter incrementare la possibilità di dialogo con loro, convinto che Prato sarà il laboratorio della società futura, consapevoli di come la Chiesa abbia svolto, fin dai tempi remoti, un’opera efficace d’integrazione e di mediazione culturale e spirituale. Negli antichi monasteri, che restarono come unici fari di una civiltà che aveva fatto grande la nostra penisola, ma che in quel tempo stava soccombendo di fronte alla spinta di popolazioni nuove, spesso senza volto e senza storia, che dal nord Europa stavano arrivando tra noi, lì in quei luoghi singolari fu salvata la civiltà, la cultura, lì s’incontrarono, uniti nella stessa esperienza e nella stessa fede, figli delle popolazioni locali e delle nuove etnie barbariche, per diventare insieme protagonisti di una nuova civiltà. Permettetemi di pensare, forse di sognare, che la Chiesa ancora oggi è chiamata a farsi capofila di una svolta storica per l’Europa, che qui a Prato la si vive in maniera evidente .
In questo tempo ho avuto modo anche di valutare attentamente come i fedeli pratesi vivono l’adesione al Vangelo e, al di là di limiti che esistono ovunque dove vivono gli uomini, devo dire che c’è una caratura seria della Fede, vissuta non nel ghetto di devozionismi sterili o nelle derive di emozioni momentanee, ma nella concretezza della vita di tutti i giorni, come stanno a dimostrare le numerose espressioni di volontariato e di carità così diffuse tra noi. La fede senza le opere è morta, è solo vieta espressione di sterile religiosità, che però non incontra la vita, mentre i nostri fedeli sanno bene che il Dio di Gesù Cristo è Dio della storia.
Con la Visita Pastorale vorrei confermare le numerose attitudini e potenzialità che la Chiesa e la Società pratese possiedono. Sarà allora occasione per approfondire la nostra conoscenza, per consolidare la fraternità e l’amicizia e per collocarci insieme in un comune cammino che ci unisca in un’unità di intenti: per chi condivide la mia Fede, per dare efficacia all’annuncio missionario al quale il Signore ci invita; per tutte le persone di buona volontà per recuperare la carica etica che rende possibile ogni collaborazione e ogni mèta a vantaggio della gente.
Vorrei anche che la Visita Pastorale non si limitasse ad incontrare le persone che già hanno fatto la loro scelta e vivono impegnate all’interno delle nostre comunità parrocchiali e delle varie associazioni cattoliche, ma potesse raggiungere anche coloro che, magari non condividono la nostra Fede, ma sono comunque impegnati nella costruzione della città: persone delle Istituzioni, del mondo della cultura, della scuola, della sanità, del lavoro, dell’associazionismo culturale e sportivo e dei vari ambiti in cui si articola la vicenda umano-sociale della gente. Come si legge nel Vangelo, vorrei dirvi che anch’io vengo a bussare alle vostre porte; se qualcuno vorrà aprire, ben volentieri entrerò e potremo stabilire un rapporto di collaborazione, di dialettica costruttiva e, voglio sperare, di amicizia per unificare le nostre risorse e competenze per il bene di tutti, soprattutto per farvi dono dell’unico bene che ho, la Fede nel Signore Risorto.
Permettetemi di dirvi che vengo a voi come il padre che desidera “visitare” i suoi figli, per mettermi al vostro fianco, magari come muto compagno di viaggio, desideroso di ascoltare prima ancora che di parlare. Per me sarà prezioso quello che vorrete dirmi e il vostro consiglio; le vostre parole mi aiuteranno ad entrare ancora di più nel tessuto umano delle nostre comunità e a cogliere i reali bisogni – umani e spirituali – per riesprimerli mediante scelte e modalità consone alla sensibilità odierna.
Partiamo allora fiduciosi, sacerdoti, diaconi, religiosi e religiose, operatori, fedeli tutti; mettiamoci nelle mani del Signore e chiediamo a Lui il dono del suo Spirito, che ci accompagni e ci dia la sapienza necessaria per il cammino che andiamo ad iniziare. Il Signore passa in mezzo a noi: non perdiamo questa occasione. “Temo Dio che passa e non ritorna” diceva S. Agostino; la sua mano tesa viene per aiutarci a vivere nella speranza questo nuovo capitolo della nostra vita.
Desidero fin d’ora ringraziare tutti voi se solo vorrete accogliermi come un amico, un fratello e padre, senza pretese, se non quella di essere accanto ad ognuno di voi come sarò capace e, soprattutto di testimoniare la Fede così come il Signore mi consentirà.
Un saluto a tutti voi: agli sposi per aiutarli a comprendere la bellezza e la serietà dell’impegno del loro rapporto di coppia; ai genitori per sostenerli nel loro impegnativo compito educativo; ai giovani che si affacciano alla vita e cercano punti sicuri di riferimento; agli anziani, testimoni di un passato costruito pur in mezzo a fatiche e difficoltà e di un presente di cui sono ancora protagonisti con il vissuto della loro esperienza; a chi è impegnato nel mondo del lavoro – imprenditori e operai – in questo momento non facile, per consegnare loro parole di speranza e dire che il lavoro è di per sé stesso un gesto religioso; a coloro che mettono al servizio della comunità la loro sensibilità artistica, perché l’arte, in ogni sua espressione, resti sempre, anche grazie al loro genio, via verso la Bellezza; agli uomini e alle donne della cultura e della scienza, ai quali vorrei confermare la stima e l’attenzione della Chiesa per quello che fanno a favore dell’uomo, nel rispetto della sua dignità e ricordare loro che la scienza è un inno di lode al Dio Creatore; agli operatori sanitari impegnati là dove l’esperienza umana conosce il suo limite, ma dove ogni persona dovrà costituire l’attenzione e la premura prioritaria; agli uomini e alle donne impegnati nel mondo sociale e della politica, per ricordare loro le grandi e urgenti attese della gente e il nobile servizio di cui sono depositari, al di là di divisioni di parte.
Non vorrei dimenticare nessuno, perché tutti, vi assicuro, siete nei miei pensieri e nel mio cuore di pastore.

Questo è lo spirito con cui mi accingo ad iniziare questa avventura. Lo faccio spinto dalla certezza che questa è un’opera che Dio ha voluto e che aiuterà me e voi a condurre a termine e ad incontrarci ancora nell’impegno del bene comune, che non ha colori di parte, ma solo il volto della gente che attende risposte e sicurezze. Lo faccio soprattutto per annunciare il Signore a coloro che lo vorranno e indicare a tutti la strada verso quell’incontro che solo può cambiare e dare senso alla vita.

Alla nostra Chiesa e a tutte le persone di Prato il mio saluto fraterno e un arrivederci a presto.

Il Signore vi benedica tutti.

Franco Agostinelli – Vescovo