«Aprite le porte della giustizia, entreremo a rendere grazie al Signore». Con queste parole il vescovo Franco Agostinelli ha aperto la porta principale della cattedrale divenuta per l’occasione Porta Santa, dando così inizio anche nella Diocesi di Prato al Giubileo della Misericordia voluto da Papa Francesco.
Con il pastorale in mano mons. Agostinelli ha guidato la processione partita dalla basilica di Santa Maria delle Carceri, altra chiesa giubilare, fino a piazza Duomo, dove ha spalancato quella che fino al 20 novembre del prossimo anno sarà la Porta Santa. Il ricordo è andato a quindici anni fa, al Giubileo del 2000, aperto a Roma da Giovanni Paolo II con indosso lo stesso piviale color rosso, blu e oro utilizzato dal Vescovo per questa celebrazione. Durante la messa il Presule ha usato la casula bianca e rossa identica a quella donata al Papa in occasione della sua visita a Prato, e il calice regalato da Francesco al Duomo.
Tantissimi i fedeli presenti, che hanno voluto partecipare all’evento nonostante qualche goccia di pioggia. Lungo le strade percorse dal corteo con in testa il Vescovo, i sacerdoti diocesani e i diaconi, si sono messe in fila circa quattro mila persone, le stesse che hanno attraversato la Porta Santa della cattedrale dall’inizio della messa fin oltre la celebrazione. Insieme ai pratesi erano presenti il sindaco Matteo Biffoni, il vice sindaco Simone Faggi e altri esponenti della Giunta, il prefetto Maria Laura Simonetti, i rappresentanti delle forze dell’ordine e i primi cittadini dei Comuni facenti parte del territorio diocesano.
Oltre al logo ufficiale del Giubileo, che campeggia sopra il portone della cattedrale, la Diocesi ha scelto un’icona tutta pratese: l’immagine della Santissima Trinità di Apollonio di Giovanni, opera del Quattrocento custodita nel Museo dell’Opera del Duomo, che in questo anno giubilare verrà posta sul presbiterio.
«La porta è aperta per entrare e uscire – ha detto mons. Agostinelli nel corso dell’omelia – per vivere sia l’unità con Cristo e tra di noi, che l’irradiazione della sua potenza risanatrice». Le parole del Vescovo sono state pieni di inviti, sempre ispirate dal tema comune: quello della Misericordia, intesa come «l’abbraccio misericordioso del Padre»; «perché il bene – ha sottolineato – non va solo proclamato o ricordato agli altri, va vissuto, pur con le nostre fragilità».
E se perdono e riconciliazione sono le parole che caratterizzano questo speciale Anno Santo, come ci ricorda sempre Papa Francesco, durante la solenne concelebrazione, il pensiero è andato anche al recente dramma consumatosi in San Francesco, dove un uomo si è suicidato lo scorso primo dicembre. La Chiesa di Prato ha voluto esprimere con una intenzione durante la preghiera dei fedeli il suo perdono per quanto è successo – «in questo momento di sofferenza e di smarrimento di tutti e di tutta la comunità pratese» – «se non sempre siamo stati capaci di scoprire il volto sofferente di Gesù in quello dei nostri fratelli più bisognosi». Così il Vescovo nell’omelia: «lo so che talvolta il bisogno dell’altro ci può aver trovati non sufficientemente attenti. Ma andiamo avanti – ha aggiunto – impariamo anche dalle nostre carenze la grande lezione dell’amore perché anche le nostre eventuali inadeguatezze siano altrettante parole di Dio che ci invita alla conversione. Anche il dolore può essere il megafono di Dio che risveglia il nostro mondo sordo e distratto».
Poi un pensiero particolare è stato rivolto da mons. Agostinelli ai carcerati della Dogaia, agli ammalati e agli anziani, che vivono in famiglia e nelle case di cura: «saranno loro – ha detto – insieme ai poveri e agli innocenti oppressi, incontrati e serviti nell’amore di Cristo, a spalancarci le porte del paradiso». Nell’elencare situazioni di sofferenza e smarrimento, il Vescovo ha ricordato che il Papa, venuto a Prato poco più di mese fa, abbia invitato tutti ad aprire Porte Sante «nei tanti luoghi della carità samaritana».
Infine un augurio rivolto ai tantissimi presenti, stretti tra le panche e le navate di una cattedrale piena come sa essere solo nelle grandi occasioni, quello a «tessere relazioni di fraternità, rispetto, lealtà, collaborazione, perdono, dialogo e tenerezza». Parole maestre che secondo il Vescovo servono a orientare il cammino missionario della Chiesa di Prato.