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Il cambiamento possibile nel quotidiano, dalla Laudato si’ alla Laudate Deum

«Il cambiamento possibile nel quotidiano. Dalla Laudato si’ alla Laudate Deum». È il titolo della giornata di incontro, confronto e condivisione promossa dalla Consulta diocesana delle aggregazioni laicali della Diocesi di Prato. L’intento è quello di prendere in mano e approfondire insieme due testi fondamentali del magistero di papa Francesco, ma soprattutto di stimolare un cambiamento personale nel proprio stile di vita, che sia sostenibile, ecologico, ma anche più umano.

 

L’appuntamento è per sabato 2 marzo dalle 17 nel complesso di San Domenico. Dopo un momento di accoglienza, intervengono il vescovo Giovanni Nerbini (delegato della Cet per i problemi sociali, del lavoro, giustizia e pace) e Adriano Sella, educatore, scrittore, conferenziere, impegnato da tempo in questo tipo di iniziative e referente della rete interdiocesana dei Nuovi Stili di Vita.
Segue un «piatto caldo» condiviso, poi alle 20,30 è prevista la proiezione di «The Letter» (La Lettera), un docufilm voluto da papa Francesco sui temi della enciclica Laudato si’ e sul potere dell’umanità di fermare la crisi ecologica. I protagonisti di questo documentario sono un indigeno dell’Amazzonia, un rifugiato del Senegal, una giovane attivista indiana e due scienziati statunitensi. Voci in rappresentanza di altre voci, spesso inascoltate, sulle criticità legate ai cambiamenti climatici. Il film ripercorre inoltre gli incontri di papa Francesco con diversi leader impegnati, in prima linea, nella cura della casa comune. Al termine della proiezione spazio al dibattito tra i presenti.

 

L’iniziativa è realizzata da Fraternità ordine francescano secolare Santa Maria delle Grazie e San Domenico, Movimento dei Focolari, Commissione diocesana Nuovi Stili di Vita e Associazione Italiana Lacrosse.

 

#farepatti il Vescovo Giovanni lancia la campagna di ascolto e confronto con la città per guardare oltre l’emergenza

La Chiesa di Prato riprende l’invito di papa Francesco e propone ai pratesi un percorso di ascolto e condivisione per costruire insieme una città che sappia reggere e rispondere alle difficoltà di oggi. A cinque anni dalla storica visita di Bergoglio a Prato il vescovo Giovanni Nerbini ha deciso di raccogliere nuovamente l’appello a «stabilire patti di prossimità», una modalità di lavoro che il Papa chiese di mettere in campo per cercare «migliori possibilità concrete di inclusione». E allora #farepatti sarà l’impegno che la Diocesi si vuole assumere per «immaginare insieme un’altra città possibile», come ha scritto monsignor Nerbini a Francesco in una lettera spedita lo scorso 10 novembre per ringraziarlo della visita avvenuta nel 2015.

 

«A causa di questa pandemia gli elementi di crisi si sono accentuati e nelle persone c’è un senso di incertezza e preoccupazione, dato anche dal fatto che prima o poi finiranno gli ammortizzatori sociali e il blocco dei licenziamenti», spiega il Vescovo che aggiunge: «noto anche che c’è una difficoltà diffusa nel comprendere e capire fino in fondo quello che sta accadendo. Ma di una cosa siamo certi: le sfide di oggi si possono affrontare non in modo isolato ma stando insieme». Un appello questo lanciato da monsignor Nerbini anche in occasione della solennità del Corpus Domini, quando annunciò la disponibilità della Chiesa pratese a «riprendere in mano comunitariamente il nostro destino superando comode deleghe» per costruire «il puzzle della città futura». A quell’invito risposero prontamente le istituzioni cittadine confermando la volontà di iniziare un cammino. Quel percorso è stato tracciato oggi dal Vescovo con lo slogan #farepatti.

 

 

Adesso, fino alla fine dell’anno, l’intenzione è quella di promuovere una serie di incontri con le rappresentanze economiche e sociali della città. A partire proprio da chi si è dimostrato disponibile a mettersi in cammino dopo l’appello del Corpus Domini. Poi da gennaio, con le modalità che saranno possibili in quel momento, ci sarà una serie di iniziative pubbliche di ascolto e di confronto con esperti, durante le quali verranno messe a tema alcune delle principali criticità della città e del distretto tessile. «La nostra intenzione è quella di offrire un contributo di idee e di stimolare un dibattito», aggiunge il Vescovo che intende allo stesso tempo dare un taglio concreto a quanto emergerà dal dibattito.

 

Il senso dell’iniziativa è spiegato da Michele Del Campo, direttore della Pastorale sociale e del lavoro della Diocesi di Prato: «La Chiesa vuole essere punto di riferimento perché è consapevole che in un momento come quello che stiamo vivendo è importante esserci e non nascondersi. Vogliamo esserci per accompagnare». Per Del Campo si tratta di una assunzione di responsabilità necessaria perché la città corre il rischio di infettarsi con un altro «virus», «quello di credere che alla risoluzione dei problemi ci penserà qualcun altro». L’idea è quella di «promuovere processi di partecipazione alla vita collettiva», da qui la proposta di fare incontri pubblici aperti a tutti, affinché nessuno, istituzioni e privati cittadini, «si chiuda nel proprio individualismo», conclude Del Campo.

Papa Francesco sul Pulpito di Donatello con il vescovo

Il vescovo Giovanni scrive a papa Francesco a cinque anni dalla sua storica visita a Prato

«Per non sprecare la crisi nata dalla pandemia, bisogna creare nuovi patti di prossimità». È questo l’impegno che il vescovo Giovanni Nerbini prende a nome della Chiesa di Prato con Papa Francesco, in una lettera di saluto e ringraziamento inviatagli in occasione del quinto anniversario della sua visita alla città.

 

«Cinque anni fa – scrive il presule al Pontefice – la città e la Chiesa che è in Prato l’hanno accolta, ascoltando da Lei parole preziose di esortazione e di speranza, rivolte a una comunità che viveva contraddizioni non ancora sanate e, prima di altre, le sfide della contemporaneità. La città che oggi, con gratitudine, ricorda quel giorno – spiega mons. Nerbini – condivide con il resto del mondo il travaglio di una pandemia che ferisce e sfigura la carne viva di tanti e allarga ancor più quelle fratture sociali, economiche, culturali che già segnavano il volto di tante città e di tante comunità».

 

Il Vescovo Giovanni rilegge il discorso tenuto dal Pontefice ai pratesi in quella storica mattina del 10 novembre 2015 e richiama il significato di Fratelli tutti: «Proprio la lettura della Sua enciclica, Santità – scrive mons. Nerbini – spinge la Chiesa che è in Prato a tornare alla sua visita di cinque anni fa, a quelle parole, a quell’invito ad essere costruttori di patti: patti fra lavoratori, patti fra cittadini, patti fra comunità, patti fra generazioni, patti fra esseri umani che possano fare della città il luogo in cui vivere come fratelli, come prossimi l’uno per l’altro. Per questo – ecco l’impegno – nella consapevolezza assunta dalle Sue parole profetiche che “peggio di questa crisi c’è solo il dramma di sprecarla”, vogliamo proporre a tutti gli uomini di buona volontà che vivono con noi questo territorio un percorso di confronto, analisi e dibattito: una sorta di laboratorio di idee, intitolato non a caso “#Farepatti”, per immaginare insieme un’altra città possibile».

 

La Chiesa di Prato vuole proporsi come spazio libero di idee, nella consapevolezza che «Nulla sarà come prima». Mons. Nerbini lo aveva affermato con particolare forza nel pieno della prima emergenza, in occasione dell’Ostensione straordinaria del Sacro Cingolo mariano officiata la sera della festa di San Giuseppe, il 19 marzo: «Molti auspicano piuttosto sbrigativamente che tutto passi in fretta perché tutto torni come prima, com’era nel passato. Laddove invece – aveva affermato in diretta tv – ci è richiesto di guardare in avanti per costruire un futuro nuovo, una nuova comunità».

 

La lettera scritta da monsignor Nerbini a papa Francesco

giovanni nesi

Il grande pianista Giovanni Nesi in concerto per ricordare la visita del Papa

Ricordare la visita del Santo Padre in città ascoltando le musiche preferite da papa Francesco. Mercoledì 9 novembre alle ore 19 nella chiesa di San Francesco è in programma un concerto del grande pianista pratese Giovanni Nesi. L’evento è inserito nel calendario delle iniziative pensate dalla Diocesi di Prato per fare memoria della storico abbraccio tra Francesco e Prato, avvenuto un anno fa, il 10 novembre 2015.

 

Anche l’anno scorso, di questi tempi, per prepararsi al meglio all’arrivo del Pontefice, si tenne una esibizione di Giovanni Nesi e la serata riscosse un grandissimo successo.
Mercoledì saranno eseguite musiche di Franz Schubert e di Domenico Zipoli, gesuita e musicista vissuto nel Settecento, originario di Prato, per molti anni missionario in America Latina. È uno dei compositori amati da Bergoglio, confratello di Zipoli e grande appassionato di musica. Anche Nesi è sempre stato affascinato dalle composizioni zipoliane, nel 2014 ha eseguito per la prima volta su pianoforte moderno tutte le suite e le partite del compositore missionario. Da quelle esecuzioni è stato tratto un cd per la celebre etichetta londinese Heritage. E per avvicinare il pubblico alla conoscenza di Zipoli, insieme al critico musicale di Repubblica Gregorio Zoppi, il pianista pratese sta girando le città italiane con lo spettacolo «Il Gesuita dei due Mondi».

 

Il concerto di mercoledì è aperto a tutti ed è a ingresso libero. Durante la serata saranno proiettate le immagini salienti della visita di Francesco a Prato.

biffoni agostinelli con papa francesco

Il vescovo Agostinelli e il sindaco Biffoni insieme per la costruzione dei «patti di prossimità»

Prosegue il cammino della Diocesi di Prato nell’incontro, ma soprattutto nell’ascolto, della città. Ieri pomeriggio nella sala rossa di Palazzo vescovile, si sono dati appuntamento il sindaco Matteo Biffoni e il vescovo Franco Agostinelli, presente anche il direttore dell’ufficio di pastorale sociale e del lavoro Michele Del Campo, per parlare di Prato e dei pratesi, per condividere idee e mettere in comune riflessioni e disponibilità di aiuto reciproco nel rispetto dei diversi ambiti di competenza.

 

L’obiettivo della Diocesi, è quello di lavorare insieme a tutte le componenti pratesi, istituzionali e di rappresentanza sociale ed economica, per costruire «patti di prossimità». L’iniziativa nasce dalle parole del Papa pronunciate lo scorso 10 novembre nel corso della sua storica visita in città. Dal pulpito di Donatello Francesco invitò i pratesi a «stabilire dei veri e propri “patti di prossimità”». Ma non solo, il Santo Padre indicò anche una modalità di lavoro: «avvicinatevi per realizzare questo», chiese papa Bergoglio.

 

«Questi incontri che facciamo intendono alzare il nostro sguardo sulla città – spiega monsignor Agostinelli – per capire quello che sta avvenendo in vista di una fattiva collaborazione per la costruzione del futuro». Educazione e formazione, lavoro e sviluppo, welfare e immigrazione, gli ambiti di confronto e discussione nell’incontro tra Sindaco e Vescovo.

«Dopo la visita del Papa ci siamo “persi” nel quotidiano e non abbiamo dato seguito alle sue parole – ammette Biffoni – ringrazio la Diocesi per aver messo in moto questo cammino di ascolto reciproco. Il Comune si rende disponibile a partecipare a questo percorso di avvicinamento utile per unire e coinvolgere soggetti diversi per il bene di Prato».

 

Nelle due ore di discussione sono emerse preoccupazioni – la principale ha riguardato la tenuta del lavoro e la necessità di un suo sviluppo – e la volontà di valorizzare l’ottima rete sociale già esistente sul territorio aumentando la sinergia. Biffoni e monsignor Agostinelli hanno condiviso inoltre l’importanza strategica della scuola e l’impegno nella formazione delle nuove generazioni: «una persona strutturata può uscire con maggiore facilità da eventuali situazioni di disagio». L’attenzione alle fragilità, diverse e diffuse, che portano povertà ed esclusione, è stato un punto di riflessione approfondito e inserito tra gli obiettivi prioritari del «patto di prossimità».

 

Quello con l’Amministrazione comunale è stato il secondo incontro in vista della costruzione dei «patti di prossimità». Lo scorso 2 aprile furono le rappresentanze sindacali pratesi a iniziare questo percorso, che proseguirà nel mese di luglio con le associazioni dei commercianti e poi con gli artigiani. Nelle prossime settimane sono attesi in Palazzo vescovile anche gli industriali. A settembre riprenderanno i colloqui con altre realtà cittadine e a novembre, un anno dopo la visita di Papa Francesco, si terrà una assemblea pubblica per presentare il lavoro svolto in questi mesi e tradurre l’analisi della città in impegni concreti ed operativi.

Copertina pellegrinaggio a Roma

«Mi ricordo di Prato, del vostro bellissimo pulpito e di quella piazza piena di gente», il saluto di Francesco a Prato

Prefetto, sindaco e vescovo salutano Papa Francesco
Prefetto, sindaco e vescovo salutano Papa Francesco

Prato in pellegrinaggio a Roma per ringraziare Francesco della visita del 10 novembre scorso. Sei mesi dopo lo storico abbraccio tra la città laniera e Papa Bergoglio, i pratesi erano in piazza San Pietro per ricambiare, con affetto, la cortesia. Cinquecento i pellegrini partiti nella notte tra martedì 17 e mercoledì 18 maggio con una decina di pullman per partecipare all’udienza con il Santo Padre. Con loro il vescovo Franco Agostinelli, il vicario generale mons. Nedo Mannucci, il sindaco Matteo Biffoni, insieme agli assessori Daniela Toccafondi e Mariagrazia Ciambellotti, il prefetto Maria Laura Simonetti e alcuni rappresentanti delle categorie economiche e sindacali: Alfredo Dolfi di Confesercenti, Veronica Scopelliti del Comitato imprenditoria femminile della Camera di Commercio, Stefano Bellandi della Cisl e Alessandro Fabbrizzi della Cgil.

 

Dolfi Fabbrizzi Ciambellotti e Toccafondi
Dolfi Fabbrizzi Ciambellotti e Toccafondi

La città del lavoro, «la comunità-laboratorio di convivenza, di laboriosità, di intraprendenza, di solidarietà e di spiritualità», come fu descritta da monsignor Agostinelli nel suo saluto al Papa in visita a Prato, si è presentata di nuovo davanti al Pontefice. Con il Vescovo, il Sindaco, il Prefetto, Bellandi (Cisl) e Scopelliti (Camera di Commercio) che hanno avuto modo di avvicinare personalmente il Santo Padre partecipando al baciamano. Il Presule ha portato in dono a Francesco il libro fotografico realizzato dalla Diocesi in occasone della storica mattinata del 10 novembre. «Mi ricordo bene di Prato, del vostro bellissimo pulpito e della piazza piena di persone venute a salutarmi», ha detto Francesco a mons. Agostinelli e a Biffoni quando si è avvicinato a loro al termine dell’udienza.

 

«Si è ripetuta l’emozione del 10 novembre – dice il Vescovo – oggi abbiamo vissuto la stessa intensità di quello storico giorno. Per i pratesi, presenti in piazza San Pietro con un buon numero, si è trattato di un nuovo affettuoso abbraccio con il Papa. Per loro è stata è una bellissima esperienza».

«Da cittadino e da sindaco sono estremamente felice di sapere che Francesco ricordi con affetto Prato, il pulpito e la piazza del Duomo gremita – afferma Matteo Biffoni –, le parole del Santo Padre, pronunciate questa mattina, confermano che la visita è stata da lui fortemente sentita. Si è trattato di un bellissimo gesto di attenzione verso Prato».

 

Il Vescovo Agostinelli saluta i pratesi
Il Vescovo Agostinelli saluta i pratesi

I cinquecento pratesi, divisi per parrocchia di appartenenza, hanno assistito all’udienza mischiandosi alle migliaia di fedeli provenienti da tutto il mondo. E come avviene nelle udienze del mercoledì, sorrisi, foto e cori da stadio hanno salutato il passaggio di Francesco a bordo della papamobile in mezzo alla piazza. Quando il Pontefice, prima della benedizione finale, ha citato Prato – «Sono lieto di accogliere i fedeli della Diocesi di Prato, accompagnati dal loro vescovo Agostinelli. Auspico che il vostro pellegrinaggio giubilare susciti in voi il desiderio di diventare missionari di Misericordia» – in piazza si sono sentiti distintamente moltissimi applausi.

 

Nel suo discorso Francesco ha commentato l’episodio di Lazzaro e del ricco Epulone, contenuto nel Vangelo di Luca. «Quello di Lazzaro – ha detto il Papa – rappresenta il grido dei poveri di tutti i tempi e le contraddizioni di un mondo dove le risorse e le ricchezze sono nelle mani di pochi». Con queste parole il Pontefice ha voluto ricordare a tutti che «la salvezza è legata alla Misericordia verso il prossimo. Nessun messaggero e nessun messaggio può sostituire i poveri che incontriamo nel cammino, è Gesù stesso che ci viene incontro».

 

«Facciamo nostro l’invito del Papa ad essere uomini e donne di fede missionari di Misericordia e di giustizia – commenta mons. Agostinelli – e non dimentichiamo il bellissimo discorso che ci rivolse dal pulpito di Donatello. Sono parole importanti che riportiamo a casa. Mi auguro che la nostra città continui il dibattito e il confronto su queste esortazioni, c’è bisogno di riflettere e crescere insieme per il bene di Prato».

 

Nel pomeriggio il pellegrinaggio pratese prosegue con la celebrazione della messa nella basilica di San Paolo fuori le Mura. Il cambiamento di programma, inizialmente la funzione era prevista all’altare della cattedra, si è reso necessario per lo svolgimento dei funerali del cardinale Giovanni Coppa, celebrati in San Pietro. Gli autobus riaccompagneranno a casa i pellegrini al termine della messa presieduta dal vescovo Agostinelli e concelebrata da dodici sacerdoti diocesani.

Un sorriso e un primo saluto del Santo Padre

Pellegrinaggio diocesano a Roma per ringraziare Papa Francesco della sua visita a Prato

Ultimi giorni per prenotarsi al pellegrinaggio diocesano a Roma. Mercoledì 18 maggio la Chiesa di Prato parteciperà all’udienza del Papa in piazza San Pietro. L’iniziativa è stata promossa per ringraziare Francesco della sua visita in città. Quello vissuto il 10 novembre scorso è stato un momento storico ed emozionante per le migliaia di pratesi, che affollarono le strade e le piazze attraversate dalla papamobile.
Chiunque volesse partecipare all’incontro con il Santo Padre è ancora in tempo. L’organizzazione è a cura dell’ufficio diocesano pellegrinaggi coordinato da don Giancarlo Innocenti. La prima cosa da fare è sentire il proprio parroco, ci sono pullman che partono direttamente da alcune parrocchie, altrimenti per informazioni e iscrizioni si può chiamare l’ufficio pellegrinaggi al numero 0574-930630, oppure recarsi in piazza Lippi 34, l’ufficio è aperto il martedì e il giovedì dalle 10 alle 12.
Il programma della giornata prevede la partenza con i bus alle 3 del mattino dal parcheggio vicino al McDonald’s, oppure presso una parrocchia indicata. L’arrivo in piazza San Pietro è previsto alle 7,30, poi alle 9,30 Francesco inizierà il proprio giro di saluti ai pellegrini con la papamobile. Nel pomeriggio, dopo la pausa pranzo, in programma una messa presieduta dal vescovo Agostinelli e concelebrata dai sacerdoti presenti all’interno della Basilica all’altare della cattedra. La quota, comprensiva del solo viaggio, è di 35 euro. Il ritorno a Prato è previsto in serata.

Dalle parole del Papa all’azione pastorale, prossimi obiettivi della Chiesa pratese

«Al Convegno Ecclesiale ho visto una Chiesa bella e diversa da quella che conoscevo. Forse è quella che sognavo da ragazzo». Don Luciano Pelagatti ripensa ancora alla carica, all’energia positiva che ha vissuto come delegato pratese lo scorso novembre a Firenze, al grande raduno convocato dai Vescovi italiani per tracciare nuove strade di cammino per la comunità ecclesiale. Più o meno nello stesso momento, il 10 novembre, Papa Francesco prima di raggiungere i convegnisti riuniti nel capoluogo toscano, è passato da Prato. Da noi c’è stato circa un’ora e mezzo, parlando dal pulpito per non più di 10 minuti, ma le sue parole sono arrivate dritte dritte al cuore della città e della nostra Chiesa.
Da questi due eventi, ma soprattutto dalle esortazioni di Francesco, intende ripartire la nostra Diocesi, impegnata nella riscrittura del piano pastorale triennale. Lunedì scorso, 22 febbraio, si è riunito il Consiglio pastorale diocesano con l’intento di mettere sul piatto idee, proposte o anche solo suggestioni scaturite da frasi come: «Non c’è fede senza rischio», dall’invito a «piantare tende di speranza» e a «suggellare patti di prossimità».

 

L’esperienza di Firenze non ha portato solo suggerimenti e nuova linfa, ma anche, in particolare, un metodo di lavoro nel segno della sinodalità. E allora anche i prossimi incontri programmati per individuare obiettivi e scegliere conseguenti e adeguati strumenti pastorali, saranno improntati secondo lo stile della divisione in piccoli gruppi di discussione, divisi per argomenti e formati da sacerdoti, religiosi e laici. «Abbiamo bisogno delle vostre osservazioni – ha sottolineato più volte il Vescovo – e non importa essere presenti o facenti parte del Consiglio per esprimersi. Aspetto da tutti i laici impegnati e desiderosi di dare il proprio contributo, suggerimenti e idee». Nel mese di gennaio monsignor Agostinelli ha inviato una lettera a tutte le realtà ecclesiali, chiedendo di poter ascoltare la voce di chi intende partecipare al cambiamento e all’adeguamento della nostra Chiesa alle sfide di oggi. «C’è tempo fino al 30 aprile – ha ricordato il Vescovo -, coraggio, fatevi avanti».
Uscire per andare incontro alle persone, ai lontani che hanno bisogno di noi, ma anche valorizzare quanto di buono facciamo nelle nostre comunità. Saper ascoltare gli altri, testimoniare gioia e speranza di chi crede nel cambiamento positivo. Formazione del clero e dei laici per riuscire a percorrere strade nuove. Avere il coraggio di superare forme e strumenti pastorali forse non più adeguati alla società di oggi. Osare per rinnovare il nostro stile missionario. Sono alcune tra le tante riflessioni emerse nei quattro gruppi di lavoro formati lunedì scorso durante il Consiglio pastorale.

 

Il prossimo appuntamento è per il 30 maggio, per un incontro strutturato e prolungato, dal tardo pomeriggio fino alla sera dopo cena. Ma un’ultima indicazione è quanto mai importante per monsignor Agostinelli: «La Chiesa non è del vescovo e dei preti, ma è formata da tutti».

G.C.

 

Da Toscana Oggi – La Voce di Prato di domenica 28 febbraio 2016

La Diocesi in cammino verso il Piano pastorale: Sinodalità, un elemento imprescindibile

Una parola d’ordine: sinodalità. Non c’è dubbio, se c’è una indicazione che emerge con forza dal Convegno Ecclesiale Nazionale di Firenze è proprio il tema della sinodalità, il «cammino insieme», come suggerisce l’origine greca del termine che nasce dalla combinazione di syn (con, insieme) e odòs (strada, cammino). A dirlo, anzi meglio, a raccontare la propria esperienza sono stati i delegati pratesi all’assemblea convocata dalla Chiesa italiana lo scorso novembre nel capoluogo toscano. Il vescovo Agostinelli ha chiesto loro di fare una sintesi del Convegno e di condividerla con la Diocesi nel corso di un incontro che si è tenuto lunedì 8 febbraio alle 18 in Palazzo vescovile.
Secondo le intenzioni di monsignor Agostinelli non si è trattato di un semplice, pur necessario, appuntamento di verifica sui lavori fiorentini, ma di una delle tappe, la seconda dopo il Consiglio presbiterale, che porteranno alla redazione del nuovo Piano pastorale diocesano. L’idea del Vescovo è di riunire tutte le anime della comunità ecclesiale a giugno, «in due pomeriggi», per scrivere insieme secondo le stesse modalità che hanno contraddistinto il Convegno fiorentino, le rotte che la Chiesa pratese dovrà percorrere nei prossimi tre anni. «Sono in attesa di suggerimenti, di indicazioni da voi», ha detto monsignor Agostinelli, ricordando l’invito fatto lo scorso 26 dicembre in cattedrale, quando ha chiesto a tutti, dai sacerdoti ai laici impegnati, di inviare idee concrete per un necessario cambiamento pastorale a livello diocesano e parrocchiale.
Proviamo a sintetizzare al massimo le parole dei nostri delegati al Convegno che hanno partecipato ai tavoli di discussione suddivisi nei cinque ambiti scelti dai Vescovi per la riflessione (uscire, annunciare, abitare, educare, trasfigurare).
Uscire. Eleonora Fracasso, giovane direttrice del Centro missionario diocesano, ha preso parte alle discussioni su questo tema. «Uscire deve essere lo stile di vita del cristiano – ha detto – ma prima di farlo occorre capire in quale direzione, occorre capire chi siamo». E allora si rende necessaria la formazione di una nuova generazione di cristiani. Non solo, l’urgenza di una crescita, nella fede e nella pastorale, riguarda tutti, dai laici ai sacerdoti, ma anche le famiglie in quanto tali.
Annunciare. Su questa tematica è intervenuto il vescovo Franco<+tondob>, il quale ha ribadito «l’esigenza dell’ascolto e della testimonianza», perché «un annuncio è credibile solo se accompagnato da gesti che hanno il gusto della carità». Alcune attenzioni: no all’autoreferenzialità, no al clericalismo. E poi, «esprimere sempre la gioia dell’appartenenza».
Abitare. Un ambito presentato da Idalia Venco, direttrice della Caritas diocesana. «Occorre abitare, non i luoghi, ma le relazioni», ha osservato la delegata. «Mettersi in relazione vuol dire ascoltare e forse mancano degli spazi per questo tipo di incontro». Tra le indicazioni emerse c’è quella dell’accoglienza: «atteggiamento a cui tutti siamo chiamati, in particolare verso i più fragili. Non limitiamoci però al gesto, – ha detto Venco – cerchiamo sempre di dare dignità alle persone, che devono sentirsi utili». Tra le proposte, a Firenze c’è chi ha suggerito una «pastorale di condominio».

Educare. Tra i nostri delegati c’era anche una coppia, Enrico e Antonella Guasti, membri dell’equipe di pastorale familiare. «Quella educativa è una sfida avvertita come centrale, – hanno detto – ma occorre lavorare sulla credibilità degli educatori, testimoni e non maestri. A loro viene richiesto un esercizio di umiltà, disinteresse e gratitudine. Chi educa non deve disporre delle persone, ma trasmettere la fede per attrazione». E poi una attenzione: alla famiglia, che ha bisogno di guide spirituali in grado di orientare il cammino.

Trasfigurare. Il verbo dal significato più difficile, tra i cinque ambiti del Convegno. Su questo punto è intervenuto don Luciano Pelagatti, parroco della Pietà e responsabile dell’ufficio liturgico diocesano. «Per far emergere la bellezza della fede e dell’esser cristiano – ha osservato il sacerdote – si vivono alcune fatiche: si pecca di eccessivo attivismo e c’è una frammentarietà della proposta pastorale. Occorre una liturgia che sia capace di introdurre al “mistero”. Stiamo attenti alle celebrazioni trionfali che spesso sono vuote. Eppure – ha sottolineato – anche da parte dei giovani c’è una forte domanda di spiritualità. Dobbiamo intercettarla». Un suggerimento: «centralità della domenica, sobrietà dei riti, la liturgia deve tornare ad essere gustata dai fedeli».

 

Il 10 novembre, secondo giorno del Convegno ecclesiale di Firenze, per Prato è stato un momento speciale: la visita di Papa Francesco in città. È ancora forte l’emozione per quell’incontro ma ora, è tempo di riprendere a mente fredda le parole del Santo Padre, che meritano di essere meditate e approfondite. Nell’incontro di lunedì 8 febbraio in palazzo vescovile, il vicario mons. Nedo Mannucci le ha ricordate sottolineando due di quello storico giorno: la preparazione corale dell’evento, che ha messo insieme in modo fruttuoso le istituzioni cittadine, la bellezza del discorso di Francesco, pieno di speranza. «Il Papa ha scoperto Prato e ci ha indicato una strada», ha osservato il Vicario. E sulla visita di Francesco si è espresso anche Michele Del Campo, direttore di pastorale sociale, coordinatore nelle settimane precedenti il 10 novembre, della stesura di una lettera che il mondo del lavoro pratese ha indirizzato al Papa. «Abbiamo lanciato un’idea che il Santo Padre ha fatto propria: quella dei “patti di prossimità”, una espressione usata dallo stesso Francesco», ha affermato Del Campo. «Non ce ne siamo dimenticati, è lo sforzo che faremo da adesso e nei prossimi mesi, torneremo a riunire le categorie produttive e sindacali per creare una filiera che produce valori prima ancora che risultati economici», ha concluso Del Campo.

 

Giacomo Cocchi

Da Toscana Oggi – La Voce di Prato di domenica 14 febbraio 2016

 

Madre e figlio

Più di 100mila euro per la campagna “Adotta un famiglia”

Ha superato il tetto di 100mila euro, ma la cifra è destinata ancora ad aumentare. La visita di Papa Francesco ha scaldato i cuori dei pratesi e la campagna «Adotta una famiglia» a favore dell’Emporio sta andando oltre i risultati sperati. Come dono da presentare al Santo Padre lo scorso 10 novembre in occasione del suo incontro con la città, la Diocesi, d’intesa con il Comune, aveva scelto di compiere un gesto di carità nei confronti delle famiglie bisognose. Così, invece di dar vita a nuovi progetti, si è scelto di rafforzare l’Emporio, il supermercato solidale pensato per dare un aiuto concreto a chi si trova in difficoltà.

 

Anche l’iniziativa «Adotta una famiglia» era già partita in passato, questa volta è stata rilanciata in vista dell’arrivo del Papa. Grazie all’impegno delle parrocchie, di associazioni, aziende e di singoli cittadini si è potuti arrivare a quota 100mila. Uno splendido regalo di Natale per i 1864 nuclei familiari sostenuti dal progetto Emporio. Lo scorso anno invece vennero raccolti, tramite le offerte ordinarie, 25mila euro. La campagna comunque continua e verrà rilanciata anche nel 2016.

 

«Dobbiamo ringraziare i pratesi per la loro generosità – commenta Umberto Ottolina, neo coordinatore del progetto Emporio – ammetto che il risultato raggiunto è andato oltre ogni aspettativa. Quanto raccolto ci servirà per acquistare carne di pollo, olio d’oliva, pannolini per neonati e latte in polvere, prodotti che non riusciamo a reperire tra le eccedenze alimentari donate dalla grande distribuzione». Nel 2014 e nel 2015 in totale sono stati distribuiti prodotti per un contro valore di 2 milioni di euro.

 

Inoltre, grazie a questo risultato, il Comitato di gestione ha deciso di aumentare di 50 il numero delle persone che possono fare la spesa al supermercato solidale. Adesso salgono a 950 le tessere a punti autorizzabili in contemporanea per usufruire di questo servizio sociale. Sono card elettroniche caricate con un credito espresso in punti corrispondenti al valore in euro, durano tre mesi e sono eventualmente prorogabili per coloro che si trovano ancora in stato di bisogno. Per questo motivo durante l’anno vengono rilasciate a più famiglie per un totale di quasi 1900.