La verde conca di VAIANO fu sede di insediamenti rurali almeno dal periodo romano, e un primo nucleo abitato vi si sviluppò forse nel VII secolo. Nel IX-X secolo sorse la Badia benedettina di San Salvatore, la cui importanza crebbe rapidamente. Dal XII secolo Vaiano divenne “popolo” di confine del distretto pratese, difeso da mura. L’energia idraulica del Bisenzio, sfruttata fin dal medioevo da mulini, gualchiere e magli, favorì alla fine dell’Ottocento lo sviluppo industriale dell’area, con opifici tessili di notevoli dimensioni. Questa attività, la costruzione della Direttissima (1914-34) e la crisi dell’agricoltura, hanno modificato economia, vita sociale e aspetto del territorio di Vaiano, che nel 1949 è divenuto Comune autonomo.
Anche a seguito delle distruzioni operate nel 1944, l’abitato di Vaiano non conserva strutture di particolare rilievo; nella zona settentrionale vi sorge la Badia di San Salvatore, che esercitò un’azione considerevole sul territorio. Un portale tardo-quattrocentesco introduce negli ambienti sul chiostro rinascimentale di gusto michelozziano; nell’ala meridionale è ospitato il Museo della Badia (accessibile dalla piazzetta posteriore).
Dal fondo valle vari percorsi per Schignano convergono su un pianoro dove sorge la notevole Villa del Mulinaccio, a lungo possesso Vai, con prospetto cinquecentesco e ampliamento del XVIII secolo, con giardino murato e ninfeo.
A monte del Mulinaccio è Schignano (460 m), divenuta dalla fine dell’Ottocento piacevole località di villeggiatura estiva. Presso il nucleo più antico sorge la chiesa di San Martino.
Tornati sulla Statale 325, tra recenti insediamenti industriali, oltre il Bisenzio sono gli antichi abitati di San Gaudenzio (272 m), con l’articolata Villa Buonamici, Sofignano, abitato sparso con begli edifici medievali e la pieve di San Vito e San Modesto, assai trasformata.
Da San Gaudenzio si raggiunge Savignano (329 m), borgo medievale lungo il rio La Nosa, con Villa Buonamici, Casa Bartolini (dove nacque nel 1777 il noto scultore Lorenzo Bartolini, allievo del David) e la chiesa di Sant’Andrea e San Donato.
Ripresa la statale, si raggiunge La Briglia (134 m), dove dal Duecento uno sbarramento sul Bisenzio alimentava alcune gore. L’abitato è cresciuto intorno all’interessante, degradato complesso dell’ex fabbrica Forti, esempio unico nel territorio pratese di città-fabbrica tardo-ottocentesca, sorta intorno a una Cartaia settecentesca, con la chiesa neogotica di San Miniato, che ha assunto a metà Novecento il titolo parrocchiale dell’antica S. Miniatoa Popigliano (XII sec.).
Del comune di Vaiano fanno parte anche altri abitati medievali, su un antico percorso di mezza costa lungo la Calvana: San Leonardo in Collina(350 m), sopra la valletta del Rio Buti, con chiesetta romanica in parte crollata; Faltugnano (307 m), in una fertile conca, con case sparse di origine medievale, varie ville, e la chiesa di San Giusto e San Clemente. Da qui si raggiunge Fabio (293 m), con la chiesetta di San Martino e vari complessi di origine medievale (notevole, verso valle, La Torre, con prospetto segnato da due allungati archi ciechi). Struttura medievale conserva anche il soprastante abitato di Parmigno, disabitato, col chiesino di Santo Stefano (XII secolo).
CANTAGALLO
Il territorio dell’attuale Comune costituì un’area di confine lungamente contesa, nella quale tra XI e XIV secolo ebbero possessi Pistoia, Firenze e gli Alberti. Dopo la conquista di Pistoia da parte di Firenze la situazione si stabilizzò, e il territorio dell’attuale Comune entrò a far parte della potesteria del Montale, come zona di confine col feudo di Vernio e lo Stato della Chiesa. La tradizionale economia basata principalmente su silvicoltura e pastorizia è stata modificata dal recente sviluppo industriale per le aree vicine alla statale (Usella e Carmignanello, in parte Migliana), in misura minore per altre zone più marginali (Luicciana, Cantagallo, Fossato).
Luicciana(423 m), capoluogo e sede del comune di Cantagallo, ebbe un discreto sviluppo nel Sette-Ottocento, quando vi si teneva un importante mercato. L’antico abitato fu totalmente distrutto dalle truppe naziste, nel 1944, per questo dal 1981 si è tentato di riqualificare il nuovo, modesto insediamento con la creazione del Museo di arte contemporanea, formato da una ricca serie di opere eseguite sulle facciate e nei cortiletti delle case, e nel Palazzo Comunale, da pittori e scultori pratesi (Burattin, Tintori, Cipolla) e fiorentini (Berti, Nativi, Loffredo), insieme ad artisti di fama internazionale (Matta).
Una ripida strada sale alla chiesa di San Michele, sulla cima del poggetto.
A ovest di Luicciana, sul Poggio di Terrabianca, si raggiungono Trebbio, quindi Castello (559 m), con borghetto medievale sulla strada che si inerpica fino all’antico Castello Averardi (venduto dagli Alberti ai Pistoiesi nel 1336). Ne resta la chiesetta romanica di Santa Maria (596 m), dalla quale si gode un suggestivo panorama.
A valle della strada provinciale per Cantagallo, dopo l’antico mulino del Rosso, con cappella settecentesca e torretta medievale, si giunge al bivio per Cantagallo (572 m), abitato quasi completamente distrutto nel 1944; dell’antico nucleo resta solo la chiesa di San Biagio (II metà del XII secolo).
Ripresa la provinciale da Luicciana si raggiunge Luogomano (635 m), abitato medievale distrutto nel 1944, e di qui Cascina di Spedaletto (881 m), dove fu fondato nel XII secolo lo Spedale dei Santi Bartolomeo e Antolino, poi trasformato in edificio rurale.
Vicino a Luicciana, dalla strada per Mercatale un percorso di crinale sale in una bella zona a bosco e pascolo, e dopo aver lasciato a destra il complesso di Rotì(834 m), dove sorse un antichissimo Spedale dei Bardi, trasformato in fattoria dai Guicciardini, lambisce l’abitato di Gavigno (764 m), con l’oratorio di S. Agostino (1932), di garbate forme neomedievali. La strada panoramica risale il Poggio La Zucca (1139 m) fino a scollinare al tabernacolo di Gavigno(968 m), cappella-rifugio di origine secentesca, e raggiunge Fossato (747 m), tra le località più interessanti della montagna pratese. Antico possesso di Matilde di Canossa, fu importante luogo di confine tra Granducato, Stato Pontificio e Contea di Vernio, e visse un notevole sviluppo fino all’Ottocento, quando si avviò una massiccia emigrazione verso Corsica e Francia.
All’estremità dell’abitato è la chiesa di San Lorenzo, mentre nel pittoresco nucleo principale, con articolati edifici in arenaria, è l’oratorio di San Rocco.
Proseguendo per Treppio si raggiunge la strada che risale il corso della Limentra inferiore fino a L’Acqua (591 m), con edifici sette-ottocenteschi e la chiesa di San Donato, e prosegue fino a Monachino (697 m) e l’Acquerino (891 m), al centro di una vasta foresta demaniale.
Intorno alla statale 325 si sviluppa la parte del comune di Cantagallo che separa Vernio da Vaiano. Superato il Fabbro, la valle del Bisenzio si apre, addolcendo la sua pendenza; qui sorge Villa Guicciardini, entro un bel parco alberato, ristrutturata dai Guicciardini (1860 circa). Di fianco alla villa una strada risale la valletta del rio di Migliana, e toccato il complesso di Castiglioncello (dove sorgeva Castiglion Merlini, distrutto nel 1320-30) raggiunge Migliana(603 m). Piacevole meta di soggiorno estivo, Migliana domina un vasto tratto della Val di Bisenzio da un contrafforte ricco di vegetazione- soprattutto castagni ben curati, per secoli l’elemento basilare dell’economia locale -. Dietro la chiesa di Santa Maria Assunta resta l’antica parrocchiale.
Tornati alla statale 325 si raggiunge l’abitato di Usella (177 m); sorto in periodo medievale intorno alla pieve San Lorenzo, e ceduto nel Trecento dagli Alberti a Firenze.
Dalla Pieve una strada risale il rio a Sieve, raggiungendo la chiesetta absidata duecentesca del Santo (S. Michele)aCodilupo(410 m).
Proseguendo oltre Usella, il fondovalle mostra numerosi, recenti insediamenti industriali fino all’abitato di Colle. Superati i ruderi del quattrocentesco ponte di Sessanto si attraversa Carmignanello, di sviluppo recente; sulla sinistra una strada sale fino a Gricigliana (353 m),piccolo borgo raccolto intorno all’oratorio di S. Caterina (chiesa parrocchiale dal XIII secolo, ristrutturata nel Settecento) e alla soprastante Villa Novellucci. Questa presenta un severo aspetto sei-settecentesco, come Villa Edlmann, lungo la statale 325, preceduta di poco da un percorso che attraversa il Bisenzio su un bel ponte trecentesco in pietra e sale ripido fino agli imponenti ruderi dell’albertesca Rocca di Cerbaia (368 m), dominante su uno sprone a strapiombo sulla valle.
VERNIO
L’alta valle del Bisenzio e del Fiumenta, frequentata già in periodo etrusco-romano, dopo la conquista longobarda fu tra i territori assegnati dall’imperatore Berengario ai Cadolingi, nel 915, e da questi passò in eredità, agli inizi del XII secolo, agli Alberti da Prato. Discordie interne e contrasti coi comuni circostanti minarono la potenza degli Alberti, che vendettero la maggior parte dei loro beni; Vernio fu acquistato nel 1332 dai Bardi, ricchi banchieri fiorentini. Il feudo, chiuso in un isolamento anche culturale e caratterizzato da una diffusa miseria, sopravvisse fino al 1797; il Congresso di Vienna, nel 1815, lo unì definitivamente al Granducato di Toscana. L’espansione dell’industria tessile pratese dalla fine dell’Ottocento comportò una netta ripresa economica. Dal dopoguerra, insieme a un aumento del benesseresi sono evidenziate profonde trasformazioni: lo sviluppo non sempre ordinato del fondo valle, l’abbandono di agricoltura e silvicoltura, lo spopolamento delle aree più isolate e l’emigrazione giovanile.
San Quirico (278 m), sviluppato ai piedi della Rocca, divenne dalla metà del Seicento residenza dei conti Bardi, e dopo il 1815 fu sede del nuovo Comune. Oltre il Fiumenta emerge il monumentale complesso, realizzato nel primo decennio del Settecento (su progetto di Giovan Battista Bettini) per volontà di Ridolfo de’ Bardi, formato dal Casone, residenza comitale e poi Palazzo del Comune, e dall’oratorio di San Niccolò, collegati dalla Galleria, che ospitò l’Opera Pia di S. Niccolò.
Su un vasto spiazzo a oriente del Casone è il fianco della chiesa di San Leonardo e San Quirico, col robusto campanile a torre. L’ex oratorio di San Giuseppe, settecentesco, prospetta sul sagrato della chiesa.
Dal fondo dell’erta Via del Borgo una viottola risale fino al Castello (350 m) o Rocca di Vernio (raggiungibile anche dalla statale, con una deviazione prima di Sasseta), racchiuso da mura trecentesche, con resti più antichi (il Cassero col torrione del Roccaccino), e inoltre il Palazzo Comitale con la cappella di S. Agata.
Scendendo verso valle, prima del cimitero una strada sale a Poggiole(402 m), in posizione panoramica, col piccolo santuario di Sant’ Antonio Maria Pucci, l’amato “curatino di Viareggio”, nato a Poggiole e canonizzato nel 1962. Proseguendo lungo la statale si raggiunge, presso la confluenza del Fiumenta nel Bisenzio, Mercatale (269 m), il maggior abitato del Comune, luogo di fiere e mercati fin dal tardo medioevo, sviluppatosi soprattutto dalla fine dell’Ottocento. L’ex carbonizzo Meucci, sorto a fine Ottocento presso un mulino, ospita il Parco-Museo del Bisenzio, struttura polivalente con un percorso espositivo sulla lavorazione della lana. Poco oltre la moderna chiesa di Sant’ Antonio da Padova sorse lo Spedale di S. Maria, voluto da Girolamo dei Bardi nel 1758 (chiuso nel 1880, è completamente trasformato).
Da Mercatale si può raggiungere Cavarzano (650 m), tradizionalmente legato a silvicoltura e pastorizia. La modesta edilizia del borgo è dominata dalla grande chiesa neoromanica di San Pietro.
Poco a sud di Mercatale la vecchia via di Camaldoli sale a Sant’Ippolito (415 m), località di soggiorno estivo in un territorio fertile, dove il castagno convive con l’ulivo, ricca di antiche tradizioni (come il Carnevalino, per le Ceneri). L’abitato sorse intorno alla pieve dei Santi Ippolito e Cassiano; vicino è l’oratorio settecentesco della Compagnia del Nome di Gesù, oggi sede della Biblioteca Francesco Petrarca, fondata nel 1916 da Ferdinando Ricci, che trascorreva la villeggiatura nella vicina Villa Gualtieri.
Lungo la statale, presso Mercatale, nel 1896 sorse (su un antico mulino) lo stabilimento Peyron (Lanificio Val Bisenzio), il più importante della vallata, noto per la produzione di coperte e tappeti di tipo orientale.
A nord di San Quirico è Sasseta (439 m), che fu per secoli terra di pastori che vivevano di transumanza. Vi sorgono la moderna chiesa di San Michele e il sottostante oratorio di Santa Maria della Neve, con curioso campanile. Proseguendo lungo la statale, sulla destra è Luciana (529 m), con edifici caratteristici lungo una ripida via e, a valle, la chiesetta di San Martino.
Tornando sulla statale, dopo una zona boscosa si raggiunge Montepiano(700 m), in un pianoro attraversato dal fiume Setta, tra alti rilievi a bosco e pascolo; l’agevole valico appenninico di Montepiano fu utilizzato da epoche remote, ma i primi insediamenti sono legati alla Badia vallombrosana. Lo sviluppo lungo la statale, dove sorge l’attuale chiesa parrocchiale di Santa Maria, risale invece alla fine dell’Ottocento, quando Montepiano divenne una frequentata stazione climatica. Lungo la via della Badia vennero costruite molte ville (Torre Alpina, La Delfiniana, Villa Sperling), e a metà Novecento un laghetto artificiale con villaggio turistico, che precede un borghetto, quindi l’antica Badia di Santa Maria.