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Il Vescovo a pranzo alla mensa La Pira in occasione della giornata mondiale dei poveri

Con i bisognosi alla mensa La Pira per condividere con loro il pranzo della domenica. È questo il gesto scelto dal vescovo Franco Agostinelli in occasione della seconda giornata mondiale dei poveri indetta da papa Francesco come segno fiorito dal Giubileo della Misericordia.
Domenica 18 novembre tutto il mondo è invitato a impegnarsi per gli altri a partire da questa frase scritta dal Santo Padre: «Questo povero grida e il Signore lo ascolta».

 

A Prato sono due le iniziative in programma. Sabato 17 novembre in cattedrale monsignor Agostinelli presiede la messa vespertina alla quale parteciperanno tutte le associazioni che fanno parte della Consulta diocesana delle opere caritative. Quindi sono attese le Caritas parrocchiali e le realtà del mondo ecclesiale che si occupano dei bisogni del prossimo. La funzione, come tutte quelle che si celebrano il sabato alle 18, viene trasmessa in diretta su Tv Prato. Poi come detto, domenica 18, giornata dei poveri, il Vescovo è atteso alla mensa La Pira in via del Carmine. Qui ogni giorno l’Associazione che porta il nome del Sindaco Santo prepara dai 170 ai 190 pasti a partire dalle 11,30. Monsignor Agostinelli siederà in mezzo a loro per mangiare e conoscere le loro storie.

Santo Stefano, il Vescovo loda l’impegno della comunità: «Prato è città della speranza»

«Ringrazio la nostra Chiesa e la città di Prato di essere così ricca di tante e benefiche opere che rispondono a problemi reali delle persone. Oltre che ‘città di Maria’ e ‘città del lavoro’, siamo anche: ‘città della speranza’ per molti». Nel giorno dedicato al patrono Santo Stefano, il vescovo Franco Agostinelli si è così rivolto alla comunità pratese durante l’omelia pronunciata nel solenne pontificale celebrato in cattedrale.

 

Questa mattina, martedì 26 dicembre, come da tradizione la Diocesi di Prato si è riunita in duomo per la funzione concelebrata da una sessantina di sacerdoti del clero pratese. In prima fila erano presenti il sindaco Matteo Biffoni, il sottosegretario Antonello Giacomelli, il vicario del prefetto Livia Benelli, la consigliera regionale Ilaria Bugetti e il presidente dell’Opera del Duomo Francesco Giambattista Nardone. In duomo anche molti membri della giunta comunale, i rappresentanti dei Comuni della Valle del Bisenzio e delle Forze dell’ordine. Tanti i fedeli che non sono voluti mancare a questo consueto appuntamento di festa per la città.

 

 

Le parole del vescovo Agostinelli. L’omelia del Presule è iniziata con un pensiero per la ragazza che nei giorni scorsi si è tolta la vita. «Un grave lutto ha colpito una famiglia della nostra città – ha detto il Vescovo – che purtroppo si unisce a tanti altri lutti e tragedie che in tante altre parti del mondo funestano il cammino della gente. Le nostre solitudini oggi però sono raggiunte dal Dio-con-noi, fonte di consolazione, di sapienza e di speranza». E proprio a quest’ultima, all’attesa fiduciosa del bene, monsignor Agostinelli ha voluto dedicare gran parte delle sue riflessioni. «La nostra speranza proviene dall’amore di Dio, che a sua volta non può che essere amore verso il prossimo», ha osservato il Vescovo. «La frequentazione di Gesù si manifesta in quella frequentazione dei poveri, cioè in quella volontà di dedizione agli ultimi e agli scartati, non solo come atto di carità, ma come espressione di quella giustizia nuova che è preludio ai cieli nuovi e alla terra nuova promessi da Cristo». L’esempio di questo agire arriva direttamente da Santo Stefano, «uomo segnato dalla grazia di Dio e dalla appartenenza alla sua terra».

 

 

Poi monsignor Agostinelli si è rivolto «a tutti i cristiani e alle opere cattoliche, affinché esprimano nel loro molteplice operare la carità attinta dal Signore. Molti troveranno la strada per l’incontro con Dio proprio attraverso lo stile del vostro operare». A fare del bene il Vescovo ha invitato particolarmente i giovani: «impegnatevi nel volontariato tradizionale e nuovo, in città e nelle missioni, nelle parrocchie e nelle diverse espressioni della sensibilità sociale: nel dono di sé ci si arricchisce in umanità, si sperimenta la gioia di essere utili e di far felici».
Il pensiero del Presule poi è andato a tutti coloro che nel mondo «sono perseguitati a causa del Vangelo e del servizio ai poveri». Mons. Agostinelli ha sottolineato come «amare veramente porta sul sentiero del sacrificio: ben lo sanno le famiglie che hanno un figlio portatore di handicap, o un anziano malato di Alzheimer, o vivono un fallimento affettivo o lavorativo».

 

Infine il Vescovo ha tracciato il cammino e proposto un impegno collettivo per la Chiesa e la città verso «un bambino che nasce, un povero che domanda rispetto e dignità, una donna violata che attende giustizia, uno straniero nato qui che è italiano di adozione e attende riconoscimento, un giovane per il quale non c’è posto di lavoro e speranza di futuro vivibile». Nei loro confronti monsignor Agostinelli chiede «umilmente e tenacemente di essere comunità che custodisce la prossimità con i poveri e le situazioni periferiche, antiche e nuove, della società. Siamo chiamati ad essere richiamo di speranza per l’oltre e per l’altro».

 

 

Al termine del solenne pontificale il vescovo Agostinelli ha proclamato le aziende vincitrici dell’ottava edizione del Premio Santo Stefano, il riconoscimento che la città dedica alle imprese virtuose del suo distretto che operano nel rispetto delle regole e della concorrenza. Si tratta della storica rifinizione Cambi Luigi srl, dell’Officina Romagnoli specializzata in impianti di aria compressa e Ro.ial srl, azienda leader nel campo del tessuto non tessuto.

 

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Il vescovo Franco Agostinelli

Il Vescovo Franco augura Buona Pasqua a tutti i pratesi: «Guardate gli altri con gli occhi del cuore»

Carissime amiche, carissimi amici di Prato, Buona Pasqua!
Rivolgo a tutti voi i miei più sinceri auguri e anche qualche breve riflessione che suscita in me questo straordinario evento che interessa i cristiani ma anche ogni cittadino di diversa cultura e religione.

 

Chi ha partecipato alla veglia pasquale in parrocchia ha ascoltato il Vangelo di Giovanni, nel quale si narra che «il discepolo che Gesù amava», ovvero lo stesso Giovanni, corse per primo al sepolcro non appena ebbe notizia della «sparizione» di Cristo dal luogo dove lo avevano deposto dopo la morte di croce. Giovanni corre incredulo verso il sepolcro vuoto, conosce per intero il dramma della Passione, aveva vissuto insieme agli apostoli le vicende terrene del Salvatore, eppure lui e Pietro «non avevano ancora compreso la Scrittura». Per capire, credere, dovette vedere. Non mi meraviglio dunque se oggi ci sono tante persone attorno a noi che non riescono a vedere Dio, a capire suoi progetti, a scorgere la sua vicinanza. Per comprendere le cose del mondo ci affidiamo alla ragione, alle nostre competenze e conoscenze. E lo facciamo giustamente. Ma non tutto può essere riconosciuto usando solo il raziocinio. È l’amore che riesce ad aprire gli occhi e il cuore di Giovanni, solo così egli può vedere davvero e dunque credere.

 

E noi, sappiamo credere a quello che ci mostra il cuore oppure crediamo solo a quello che vediamo con gli occhi? Quando incontriamo per strada uno nostro fratello venuto da terre lontane riusciamo a vedere in lui l’uomo fuggito da guerre, persecuzioni e miseria, oppure scorgiamo solo un diverso o addirittura un nemico?
Quando apprendiamo da giornali, siti web e tv locali che le povertà stanno aumentando, quando passiamo davanti all’Emporio della Solidarietà o alla mensa La Pira e notiamo tante persone in attesa del proprio turno per entrare, cosa pensiamo? Dovremmo riuscire a vedere e dunque capire le difficoltà vissute da fratelli e sorelle appartenenti alla nostra comunità. E poi chiederci: come mi pongo di fronte a queste situazioni? Non lasciamo che l’indifferenza nasconda queste «visioni» quotidiane e vicine a noi.
Non dobbiamo essere indifferenti nemmeno nei confronti dei nostri fratelli di fede cristiana perseguitati in tutto il mondo a causa della loro fede. Pensiamo a quanto è successo in Egitto la Domenica delle Palme. Molti hanno trovato la morte solo per aver partecipato ad una funzione. Noi cristiani di occidente saremmo capaci di una tale manifestazione pubblica di fede rischiando il martirio?

 

Il vostro vescovo – sì, lo sono di tutti, anche di coloro che non hanno il dono della fede – è qui per aiutare Prato e la sua gente a guardare la città in modo diverso. Ma, attenzione, si tratta di un aiuto reciproco, anche io aspetto da voi, cari amici, suggerimenti, idee e punti di vista. Anche io non sempre riesco a «vedere» tutte le situazioni nella loro interezza.

 

Vi auguro di cuore che la Pasqua sia per tutti voi un giorno di risurrezione e rigenerazione, perché possiate sperimentare che veramente un giorno con il Signore è più che mille anni altrove.
Questo vuole essere il contenuto degli auguri che io vi invio; auguri di ogni bene, di serenità, di pace: che il Signore sia sempre la guida unica del vostro cammino e la forza della vostra decisione.
Nel suo nome, insieme agli auguri, con sentimenti di vera fraternità, vi benedico e vi saluto: Buona Pasqua!

 

 

+ Franco Agostinelli, Vescovo di Prato

Il vescovo Franco incontra i giornalisti pratesi: «Anche la buona notizia merita attenzione»

«Anche la buona notizia merita attenzione. Quella che fa crescere, costruisce e realizza. Il mondo ha bisogno di semi e testimonianze di speranza». È l’invito rivolto dal vescovo Franco Agostinelli ai giornalisti pratesi, invitati come ogni anno a celebrare assieme la festa di San Francesco di Sales, patrono degli operatori della comunicazione.

 

Mons. Agostinelli ha presieduto la messa, concelebrata dal vicario generale mons. Nedo Mannucci nella mattinata di oggi, sabato 28 gennaio, nella chiesa del Seminario vescovile di Prato. All’iniziativa, promossa dall’Ufficio diocesano per le Comunicazioni sociali diretto da Gianni Rossi, hanno partecipato una sessantina tra giornalisti, fotografi, operatori tv e blogger di Prato o che lavorano nelle redazioni cittadine.

 

L’omelia del Vescovo è stata incentrata sui temi posti da papa Francesco nel messaggio scritto in occasione della Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali 2017, rivolto in particolare a tutti coloro che lavorano nel mondo dei media e dell’informazione.

 

«La lettera di Francesco ci invita a “Comunicare speranza e fiducia nel nostro tempo”, le sue sono parole quanto mai importanti in un mondo, come quello di oggi, dove ci sono tante persone smarrite – ha affermato mons. Agostinelli –, come giornalisti siete chiamati a diffondere le notizie in modo capillare e completo, dovete attenervi, giustamente, alla cronaca. Ma non dimenticate che la complessità della vita non è fatta solo di cattive notizie, ci sono anche quelle buone. Esistono vicende, fatti e storie che possono rappresentare motivo di fiducia e speranza nel futuro. Impegniamoci per raccontarle e diffonderle. Occorre però trovarle e dargli una giusta collocazione», ha osservato il Presule.

 

Al termine della messa mons. Agostinelli ha consegnato ai giornalisti il testo del messaggio scritto da papa Francesco. La festa si è conclusa con il pranzo e con la tradizionale foto di gruppo del Vescovo assieme ai presenti.

 

sales 2017 foto di gruppo

Per l’Epifania la Chiesa di Prato in festa per due Vescovi

La Chiesa di Prato in festa per due vescovi. Nel giorno dell’Epifania la Diocesi ha ricordato una doppia ricorrenza: i 25 anni di ordinazione episcopale dell’emerito Gastone Simoni e i 15 anni da vescovo dell’attuale ordinario diocesano Franco Agostinelli. Per una singolare coincidenza entrambi sono stati ordinati il 6 gennaio, a dieci anni di distanza l’uno dall’altro, per le mani di Giovanni Paolo II.

 

Gli anniversari sono stati festeggiati all’interno della «Messa Internazionale», una funzione multilingua partecipata dalle comunità cattoliche straniere presenti a Prato, chiamate a raccolta nel giorno in cui la Chiesa celebra la Manifestazione di Gesù a tutti i popoli della Terra.
«Questa è la messa delle genti nella città delle genti», ha sottolineato monsignor Simoni a inizio celebrazione. È stato il Vescovo emerito a presiedere la funzione portando di nuovo in mano quel pastorale consegnato nel novembre del 2012 al suo successore monsignor Agostinelli. E il vescovo Gastone non ha nascosto un po’ di emozione: «salendo di nuovo la scalinata del presbiterio e vedendovi qui riuniti – ha detto – ho sentito un tremore alle gambe. Grazie per tutto il vostro affetto».

 

epifania 2017 mons agostinelli e comunità rumena

 

In duomo questo pomeriggio c’erano molti pratesi, venuti a salutare e ringraziare i due vescovi per «per quel tratto di storia recente nella quale, con la presenza del vescovo Gastone e del vescovo Franco, il Signore ha voluto accompagnare la nostra Chiesa di Prato», ha detto il vicario generale Nedo Mannucci interpretando il sentimento di tutti i presenti.
Hanno partecipato alla messa il sindaco Matteo Biffoni, il vice sindaco Simone Faggi e altri membri della giunta, arrivati in cattedrale con il gonfalone comunale. Tra le autorità il prefetto Maria Laura Simonetti e i rappresentanti delle forze dell’ordine.

 

E poi c’era la città multietnica e multilingua. Giunti in processione da cinque diversi punti del centro storico, sono arrivate in piazza Duomo le comunità cattoliche straniere. È stato un arrivo gioioso, con canti e danze, come quelle dei nigeriani che non hanno mai smesso di battere le mani a ritmo di musica. Come fecero i Magi giunti a Betlemme anche le comunità etniche hanno portato con sé dei doni per consegnarli ai due vescovi. I cinesi hanno portato delle sciarpe, simbolo del lavoro svolto a Prato, i filippini il riso, i rumeni e gli ucraini vino e pane, i nigeriani dei cesti con frutta e verdura. Prodotti semplici e tipici delle loro culture di provenienza. I gruppi etnici si sono poi sistemati in cattedrale ognuno sotto la propria bandiera e hanno animato la celebrazione con canti e preghiere in lingua.

 

epifania 2017 omelia simoni

 

L’omelia è stata affidata a monsignor Gastone Simoni. Le sue sono state parole di esortazione e di incoraggiamento: «Difendete la fede, testimoniatela, ravvivatela e offritela a tutti. Ciò implica la partecipazione di tutte le genti. Questo è un cristianesimo di pace». Il Vescovo emerito ha sviluppato le sue riflessioni a partire dal significato dell’Epifania, «Cristo è giunto non solo per Israele ma per tutti i popoli – ha affermato – ha abbattuto il muro della separazione e noi dobbiamo fare altrettanto per essere un’unica comunità». E guardando le comunità straniere ha ammesso che «il rapporto con voi non è privo di problemi, non c’è dubbio! Ma abbiamo il dovere di dialogare portando i nostri valori e con la testimonianza cristiana nella vita singola e familiare. Via le doppie e triple vite! Accogliamoci vicendevolmente».
Parlando di Prato, rivolgendosi in particolare alle autorità, ha auspicato che in città «non ci sia solo carità cristiana, che tanto bene ha fatto e sta facendo, ma carità politica: occorre andare incontro ai feriti dalla disoccupazione, dalle guerre e dalle sofferenze. Organizziamo bene la nostra società. Paolo VI diceva: Noi siamo per lo sviluppo di tutto l’uomo e di tutti gli uomini». Ma non solo i politici o le istituzioni devono far questo, secondo mons. Simoni anche tutti noi, siamo chiamati a farlo senza «piccinerie e meschinità, insinuazioni calunniose, giudizi temerari, mancanza compassione, senza passare indifferenti davanti alle persone colpite dalle limitazioni. Dobbiamo essere persone di fiducia che danno fiducia – ha concluso il Vescovo Gastone – che non vedono solo il male ma che si impegnano per la Chiesa e per la società, creando un mondo giusto».

 

La celebrazione solenne si è chiusa con un’altra tradizione tipica del giorno dell’Epifania. I vescovi sono usciti sul sagrato della cattedrale per impartire la benedizione su tutti i bambini e porgere la statua di Gesù Bambino al bacio dei fedeli.

 

epifania 2017 bacio gesu bambino

8 settembre, Cattedrale piena di fedeli al solenne pontificale della festa

«Il Sacro Cingolo costituisce il segno di un legame con l’umanità che la Vergione, al momento di lasciare questa terra per il cielo, non intende troncare con gli uomini. Ci sentiamo a lei legati dal suo amore e dalla sua protezione». Il cardinale Giuseppe Betori ricorda il senso della «Madonna della Fiera», il nome con il quale i pratesi festeggiano la ricorrenza dell’8 settembre, Natività di Maria. Questa mattina in una cattedrale piena di persone, come avviene per le grandi occasioni, si è tenuto il pontificale presieduto dall’Arcivescovo di Firenze Betori, invitato dal vescovo di Prato Franco Agostinelli come ospite d’onore della solenne celebrazione. Presenti anche il vescovo emerito Gastone Simoni e una cinquantina di sacerdoti diocesani. In prima fila le autorità cittadine, con il Comune rappresentato dal vice sindaco Simone Faggi, accanto a lui il prefetto Maria Laura Simonetti e il questore Paolo Rossi.

 

Tanta gente, abbiamo detto, in un duomo colmo di pratesi venuti per assistere alla messa ma anche per rendere omaggio alla Sacra Cintola, la preziosa reliquia mariana simbolo della città, esposta da ieri pomeriggio nella Cappella a lei dedicata. Una processione ininterrotta che si è protratta fino al termine del pontificale, quanto il Cingolo è stato riposto nella teca in attesa dell’ostensione di questa sera.

 

pontificale 8 settembre 2016

 

In questo giorno di festa monsignor Agostinelli a inizio celebrazione e il cardinale Betori durante l’omelia hanno voluto mandare un pensiero alle popolazioni duramente colpite dal terremoto. «La nostra preghiera va alle vittime e a quanti soffrono per esse – ha affermato l’arcivescovo di Firenze –, io sono umbro e ho sofferto a mia volta quando il sisma colpì il folignate e le Marche. Capisco il momento che stanno vivendo queste persone. Una storia, quella di ieri come di oggi – ha osservato il Cardinale –, in cui il disegno di Dio si intreccia con la fragilità della condizione umana e con le responsabilità degli uni verso gli altri. Da essa emergono i risvolti negativi della disattenzione verso la cura della nostra casa comune, come pure i gesti eroici di quanti si fanno vicini ai fratelli nel bisogno. Gli uni – ha concluso Betori – sono richiami alle coscienze, gli altri motivo di gratitudine per la testimonianza offerta; tutti i sofferenti siano abbracciati dalla nostra carità».

 

Al termine del pontificale il cardinale Betori ha benedetto i presenti con la Sacra Cintola, in particolare i malati e i disabili posti nelle prime file dell’assemblea. Poi la mattinata di festa si è conclusa con un altro gesto tradizionale, il dono dei ceri per illuminare la Cappella del Sacro Cingolo, offerti al Vescovo e al Capitolo della Cattedrale dall’Amministrazione comunale.

Il Vescovo incontra i sindacati. Inizia il cammino per la costruzione dei «patti di prossimità» invocati dal Papa

C’è l’«Agenda di speranza», il documento stilato dall’Ufficio diocesano di pastorale sociale e del lavoro lo scorso luglio, ma anche la recente visita di papa Francesco a Prato e il riferimento a quei «patti di prossimità» da costruire insieme, alla base del cammino che il vescovo Franco Agostinelli ha voluto avviare con tutte le parti sociali della città. Un cammino «che vuole rendere tutti protagonisti della costruzione di un progetto per Prato, a partire dall’ascolto e dalle energie che sono presenti sul territorio, la Chiesa tra queste». Un cammino, anche, che segna una continuità con la visita di Francesco. Il primo incontro, informale, si è tenuto ieri, venerdì primo aprile, con i sindacati.

Non mancava nessuno: al tavolo della «sala rossa» in palazzo vescovile sedevano Cgil, con segretario confederale Alessandro Fabbrizzi e altri rappresentanti; il segretario della Cisl Stefano Bellandi e quello della Uil Rodolfo Zanieri, insieme a monsignor Agostinelli, al direttore della Pastorale sociale e del lavoro, Michele Del Campo, e al vicario generale Nedo Mannucci.

Al centro della riunione alcuni punti chiari, a partire dalla creazione di una coscienza partecipativa e solidale (l’educazione); il lavoro degno e la dignità del lavoro; la convivialità o convivenza tra diversi e tra differenze (l’immigrazione e non solo); il welfare. Il tutto affrontato in un’ottica «intergenerazionale», che guardi, quindi, verso il futuro.

Da dove partire? Quali sono le criticità ma anche le priorità per il nostro territorio? Queste alcune delle domande da cui è iniziata la riflessione, particolarmente sentita dai sindacati, che alla Chiesa hanno riconosciuto un ruolo centrale e «super partes» per promuovere quel valore universale e non ideologico dell’aiuto verso il prossimo e verso i più deboli, e coordinare quindi un lavoro di ricostruzione del tessuto sociale nell’ottica di comunità.
Tra i concetti chiave emersi più volte durante l’incontro l’esigenza di «osare», anche sfidando quanto fatto fino ad oggi; la volontà di collaborazione tra le varie parti sociali, tra imprenditori e operai e tra sindacati e impresa; la visione del sindacato come «sentinella» e la necessità di intercettare «chi ha voglia di fare le cose con impegno».

«I patti di prossimità invocati dal Papa e l’Agenda di speranza non devono essere soltanto belle parole o esercizi di stile – ha sottolineato il vescovo Agostinelli – ma un metodo di lavoro e una alleanza per costruire una nuova speranza. Vedo tanta sofferenza in questa comunità, una sofferenza etica e morale che è anche un bisogno di ricostruire legami. Questo incontro è solo l’inizio di un cammino, le parole che siamo detti ci spingono a osare e invitano a osare: essere sentinelle può essere il giusto approccio per continuare su questa strada, insieme».

Messa crismale, il Vescovo invita alla preghiera per le vittime degli attentati in Belgio

«Nelle veglie di questa sera nelle nostre chiese, chiediamo a Gesù, Principe della pace, la forza della conversione che vinca ogni scoraggiamento, ci liberi dalla tentazione del contraccambio che divide e ci faccia ritrovare nella relazione rispettosa e comprensiva la forza per guardare avanti verso un futuro migliore». È l’invito che il vescovo di Prato Franco Agostinelli rivolge ai sacerdoti in occasione della solenne messa crismale celebrata questa mattina nella cattedrale di Santo Stefano nel giorno del giovedì santo. Il riferimento è ai terribili attentanti che hanno insanguinato il Belgio. «I tragici fatti di questi giorni – ha detto monsignor Agostinelli invitando i presenti alla preghiera in memoria delle vittime – ci domandano una supplica fiduciosa e umile per la conversione dei cuori alle vie di Dio, alla pacifica convivenza, alla collaborazione esigente per una società davvero rispettosa della dignità della persona umana».

Poi, nel corso dell’omelia pronunciata in un duomo pieno di fedeli, il Vescovo ha fatto riferimento ad un altro fatto di cronaca che recentemente ha turbato l’Europa e l’Italia: la tragedia che ha visto morire in Spagna tanti studenti Erasmus. E rivela di aver cresimato, nel 2006 quando era a Grosseto, Elena Maestrini, la ragazza di Gavorrano, anche lei rimasta uccisa in quel drammatico incidente. Ecco le parole del presule: «Vogliamo farci carico anche del dolore che, sempre in questi giorni, ha colpito sette famiglie italiane per la perdita delle giovani figlie nell’incidente accaduto in Spagna. Ad una di queste – Elena – io ho conferito il Sacramento della Cresima nel 2006. Mi scrive il parroco: “Noi avvertiamo in questo momento tutta la sproporzione tra la cruda realtà, che ci appare spesso troppo assurda e ingiusta, e la coscienza della nostra fede che ci spinge a cercare sempre e comunque la visione più grande e profonda nella fede nel Signore”».

messa crismale 2016 presbiterio

La benedizione degli oli santi

La tradizionale messa di questa mattina, detta «del crisma», si tiene il giovedì santo e vuole significare l’unità della Chiesa, a partire da quella locale. Nel corso della celebrazione sono stati consacrati gli oli santi: il crisma, usato nel battesimo, cresima e nell’ordinazione dei presbiteri e dei vescovi; l’olio dei catecumeni usato nel battesimo e l’olio degli infermi usato per l’unzione dei malati. «Il nostro compito – ha detto il Vescovo ai sacerdoti guardando i tre oli santi – consiste nell’irradiare vita in mezzo a tanti segnali di morte. Come è bello che oggi spiritualmente siano presenti nella nostra preghiera, mentre benediciamo gli oli, tutti coloro che saranno battezzati, cresimati, ordinati preti, confortati dall’olio dei malati».

messa crismale 2016 vescovi e canonici

Il ricordo dei preti scomparsi e il «compiacimento»
per gli anniversari di sacerdozio

La messa è stata concelebrata da circa cento sacerdoti diocesani, presente anche il vescovo emerito Gastone Simoni, salutato con amicizia da monsignor Agostinelli. Come da tradizione, al termine dell’omelia, tutti preti presenti hanno rinnovato le proprie promesse sacerdotali, confermando così l’impegno assunto nel giorno della loro ordinazione. A loro si è rivolto il Vescovo, ricordando di essere sempre «preti a tempo pieno, in privato e in pubblico, non siate semplici impiegati – ha sottolineato il presule – scegliete sempre la sobrietà e la semplicità che sa affidarsi alla Provvidenza, più che alla previdenza, ed ha il gusto della condivisione e la passione per la giustizia, primo gradino della carità».
Nel giorno in cui si fa memoria dell’istituzione del sacerdozio sono stati ricordati i preti scomparsi nel 2015 e in questo inizio anno: don Luca Bongini, don Alfio Bonetti, don Alessandro Cecchi, don Giacomo Rondi, don Moreno Paci, don Vinicio Dolfi, don Alberto Maggini, don Antonio Vale. «Sono tanti è vero – ha osservato il Vescovo – troppi potremo pensare, ma ora sono i nostri angeli custodi che ci guardano, ci proteggono, intercedono per noi e ci sostengono nel nostro cammino».
E poi c’è stato il «compiacimento» per gli anniversari di ordinazione di alcuni sacerdoti: 10 anni di ordinazione per padre Matteo Lombardi; 25 anni don Simone Vannini; 40 anni don Michele Dattoli, don Aldo Mauri, don Rodolfo Melani, don Emilio Riva; 50 anni don Mauro Bruni, don Lorenzo Lenzi, don Luciano Pelagatti. Un pensiero è stato rivolto anche ai «decani» con quasi 70 anni di ordinazione, come don Bruno Belli, don Orfeo Pastorelli e monsignor Brunero Gherardini.

Via Crucis, il Vescovo Franco con i giovani davanti al carcere e con la comunità cinese a Chinatown

Doppio appuntamento diocesano con uno dei riti più importanti del tempo di Quaresima: la Via Crucis. Domani, venerdì 18 marzo, è in programma quella con i giovani delle parrocchie pratesi, sabato pomeriggio, 19 marzo, la croce sarà portata in processione per le strade di Chinatown. Entrambi i momenti saranno guidati dal vescovo Franco Agostinelli.

 

Venerdì 18 marzo, la Via Crucis dei giovani

 

Nell’Anno della Misericordia, toccherà il carcere de «La Dogaia» la Via Crucis dei ragazzi, promossa dall’ufficio diocesano di pastorale giovanile. La partenza è alle 21 con partenza dalla chiesa di Maliseti. «Ero in carcere e mi avete visitato», questo il titolo dell’evento, con le parole del Vangelo che riportano alla specifica opera di misericordia. Quindici stazioni – con i brani dell’evangelista Luca – con cui i ragazzi, percorrendo la strada che li condurrà all’esterno della casa circondariale pratese, avranno modo di conoscere testimoni della fede che proprio in carcere hanno ritrovato il cammino. Sarà il cappellano de «La Dogaia», don Enzo Pacini, a introdurre la serata. Seguiranno, stazione dopo stazione, testimonianze lette dai giovani presenti: dal diario del cardinal Van Thuan al ricordo del carcere di Jacques Fesh, passando per la poesia «La Terra Santa» di Alda Merini o il testamento di Alessandro Serenelli, assassino di Maria Goretti. Chiuderà la via Crucis l’intervento del vescovo, monsignor Franco Agostinelli.
«Un segno di vicinanza – spiega don Alessio Santini responsabile della Pastorale giovanile – per quelli che sono in una fase della loro vita in cui cercano di ricominciare. Proprio “ricominciare” è la parola-chiave, per loro come per noi. Anche in un’ottica di riconciliazione. Inoltre, portando la nostra croce a La Dogaia, vogliamo porre un’attenzione particolare per riflettere e venire a conoscenza delle difficotà e i problemi che i carcerati vivono quotidianamente».

 

via_crucis_giovani

 

Sabato 19 marzo, la Via Crucis a Chinatown

 

Sabato 19 marzo, memoria di San Giuseppe, alle 15,30 monsignor Franco Agostinelli guiderà la processione che passerà per via Pistoiese per arrivare ai giardini di via Colombo. Con lui ci saranno i frati minori che guidano la parrocchia dell’Ascensione al Pino, fra’ Roberto Bellato e padre Paolo Hou, le suore cinesi suore Selina e suor Teresa e naturalmente la comunità cattolica orientale.
Si tratta di un momento ormai tradizionale per la nostra Chiesa, promosso ormai da più di dieci anni. «Ammetto che il nostro passaggio con la croce per le vie dove vivono e lavorano i cinesi desta più indifferenza che curiosità – dice candidamente fra’ Roberto – ma anche se sono in pochi quelli che si fermano e si chiedono il perché di questa iniziativa, pensiamo sia giusto manifestare la nostra presenza e la nostra vicinanza alla comunità orientale».
La partenza della processione è dalla farmacia Etrusca in via Pistoiese, davanti al supermercato Pam, poi i fedeli si muoveranno lungo la strada principale per poi a girare a destra in via Puccini, via Respighi, via Magellano fino ai giardini pubblici in via Colombo. Qui, dopo l’ultima stazione della Via Crucis, prenderà la parola il Vescovo per lanciare un messaggio di saluto con gli auguri di buona Pasqua a tutti i presenti. Il suo discorso sarà tradotto in lingua cinese da suor Teresa.
Durante il percorso, soprattutto lungo via Pistoiese, quella che gli orientali di Prato chiamano emblematicamente «via Cina», i fedeli della comunità cattolica cinese distribuiranno alle persone che incontreranno per strada dei volantini con la spiegazione della presenza della comunità cristiana che si ritrova all’Ascensione al Pino.
I frati minori sono arrivati nella parrocchia di via Galcianese a settembre, il lavoro di amalgama tra le due realtà, quella italiana con quella cinese, è ancora lungo ma si cominciano già a vedere alcuni risultati. «Quest’anno dopo Pasqua battezzeremo cinque catecumeni e un uomo riceverà la prima Comunione e la Cresima – dice fra’ Roberto – sono piccoli numeri ma decisamente in crescita, mai abbiamo conferito così tanti sacramenti in una volta sola agli adulti».

 

vescovo franco e corpo santa de ricci

Il monastero delle monache di San Vincenzo ricorda Caterina de Ricci

Subito dopo la sua morte, era già chiamata «la Santa di Prato». Caterina De’ Ricci, suora del Monastero di San Vincenzo, mistica domenicana vissuta tra il 1522 e il 1590, ha legato indissolubilmente il suo nome alla città in cui ha vissuto gran parte della vita. Tanto che dopo la sua canonizzazione, avvenuta nel 1746, il Comune di Prato la proclamò compratrona della città. Caterina morì il 2 febbraio del 1590. La Chiesa la ricorda ogni anno nei giorni seguenti e la festa liturgica è stata fissata per il giorno 4 (il 2 infatti è la festa della Presentazione al tempio di Gesù, nota come «Candelora»).

 

Santa Caterina de RicciNel monastero e nella basilica di San Vincenzo il programma delle celebrazioni sta per entrare nel vivo. Sarà il vescovo, monsignor Franco Agostinelli, a presiedere la solenne concelebrazione eucaristica di giovedì 4 febbraio alle 17,30. Lo stesso giorno i membri del Serra club di Prato, come da tradizione, offriranno l’olio per la lampada che arde ogni giorno davanti all’urna che conserva il corpo incorrotto della Santa. I serrani, con questo gesto, vogliono invocare Caterina, perché interceda per il bene di tutti e in particolare per la città di Prato, con una speciale intenzione per le vocazioni sacerdotali e alla vita consacrata.

 

Quest’anno inoltre la ricorrenza riveste un particolare significato perché coincide con la conclusione dell’anno della vita consacrata indetto da Papa Francesco e con gli 800 anni di approvazione dell’Ordine domenicano da parte di Papa Onorio III. Il Santo Padre ha concesso l’indulgenza plenaria ai fedeli che parteciperanno alle celebrazioni giubilari in una chiesa o in una cappella della Famiglia domenicana, come la basilica di San Vincenzo Ferreri e Santa Caterina de’ Ricci.

 

Tutti i giorni fino al 4 febbraio alle 7,30 si recitano le lodi e alle 17 sono in programma i vespri. Mentre alle 8, alle 10,30 e alle 17,30 viene celebrata la messa, presieduta a turno da un sacerdote diocesano. La liturgia sarà animata dalle monache. Il Rettore del monastero e la comunità ringraziano, sin da ora, tutti coloro che vorranno condividere la gioia di questa festa partecipando alle celebrazioni.