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Cammino sinodale, il vescovo Giovanni in ascolto della Giunta e del Consiglio comunale

Trovare nuove strade da percorrere insieme per il bene della città. Nell’ambito del Cammino sinodale promosso dalla Chiesa di Prato, il vescovo Giovanni Nerbini ha invitato la Giunta e il Consiglio comunale a vivere un momento di confronto e dialogo. Lo stile proposto è stato quello indicato da Papa Francesco, basato sull’«ascolto profondo», un atteggiamento che ha contraddistinto il lungo percorso iniziato nell’ottobre 2021 e che ha visto il coinvolgimento di oltre duemila persone su tutto il territorio diocesano. «Questa volta abbiamo voluto incontrare gli amministratori locali, abbiamo voluto sapere anche da loro cosa chiedono gli uomini e le donne del nostro tempo alla Chiesa», spiega monsignor Nerbini.

 

All’iniziativa, che si è tenuta in Palazzo vescovile, hanno partecipato il sindaco Matteo Biffoni, alcuni membri di Giunta e un buon numero di consiglieri comunali della maggioranza. L’invito all’appuntamento era stato inoltrato dal presidente del Consiglio comunale Gabriele Alberti a tutti i consiglieri.

 

Negli interventi dei presenti è stata sottolineata l’importanza della dimensione dell’ascolto, un atteggiamento che ha dato modo di aprire una riflessione comune su come riuscire a intercettare quella fascia di popolazione, sempre più ampia, che vive ai margini della società. «Non si tratta solo di persone con fragilità di tipo economico – è stato detto in più di un intervento – ma anche cittadini che non riusciamo mai a incontrare e che non parlano con noi perché ritengono che le istituzioni non li rappresentano». Da questa riflessione è nata la proposta di «mettere nella nostra agenda politica questo punto e di farlo insieme alla Chiesa». In questo percorso si inserisce anche l’intenzione di coinvolgere sempre di più le nuove generazioni, «non dobbiamo immaginare quale città vogliamo costruire “per” i giovani, ma quale città possiamo costruire “con” i giovani, che non vanno assolutamente esclusi dal dibattito».

 

Un altro elemento di confronto ha riguardato la città multietnica e il rapporto con le confessioni religiose presenti all’interno della grande comunità pratese. Nel 2015, durante la sua visita in città, Papa Francesco esortò i pratesi a intessere «patti di prossimità» per costruire insieme «la casa comune», mentre Giovanni Paolo II, che visitò Prato nel 1986, sottolineò come «città e tempio crebbero insieme». «Oggi – è stata la riflessione finale – possiamo dire che “città e tempi”, al plurale, devono crescere insieme». Una indicazione che il Vescovo ha condiviso e fatto propria, «perché nessuno può essere escluso, occorre – ha concluso monsignor Nerbini – fare il grande sforzo di mettersi insieme, in ascolto profondo, per raccogliere le domande inespresse, in particolare dei giovani».

 

Cos’è il Cammino sinodale. Aperto solennemente nell’ottobre 2021 da Papa Francesco a Roma, il Cammino sinodale sta coinvolgendo le diocesi di tutto il mondo. Comunione, partecipazione e missione sono le tra parole d’ordine di un percorso che sta vedendo il coinvolgimento di moltissimi fedeli. A Prato il lavoro promosso dall’equipe del cammino sinodale, guidata da monsignor Basilio Petrà e Maria Laura Cheli, è stato incessante e molto proficuo, nonostante che i primi passi siano stati mossi in piena pandemia.
Oltre duecento gli incontri organizzati a livello parrocchiale e associativo e più di duemila le persone sono entrate in dialogo con sacerdoti e animatori dei vari gruppi di discussione. Tutto il materiale raccolto – e inviato a Roma in un documento di sintesi – si trova sul sito web della diocesi di Prato, nella sezione dedicata al Cammino sinodale.

«Benedetto XVI, un modello di servizio da imitare», il ricordo del vescovo Giovanni

«Un modello di servizio da coltivare e imitare, personalmente e come comunità cristiana». Così il vescovo di Prato Giovanni Nerbini ricorda il papa emerito Benedetto XVI, morto questa mattina a Roma all’età di 95 anni. «È stato un uomo dotato di una grandissima umanità e stile, ha lasciato l’esempio di come si serve la Chiesa. La scelta inattesa delle sue dimissioni dimostrarono la tempra e il valore di un uomo che si è messo da parte mettendo al primo posto il bene della Chiesa. È stato un fine intellettuale e un grandissimo teologo, ha partecipato al Concilio e ci ha insegnato a metterlo in pratica, prima da vescovo, poi da cardinale prefetto per la Dottrina della fede e infine da Papa.
Mi sento anche di dire – afferma mons. Nerbini – che in questi ultimi anni qualcuno ha cercato di strumentalizzare la sua figura anteponendola a quella di papa Francesco, ma lui si è sempre sottratto con fine eleganza».

 

Traccia un ricordo di Benedetto XVI anche il vescovo emerito di Prato Franco Agostinelli, che ha avuto modo di incontrarlo nel corso della visita ad limina compiuta dai vescovi toscani. «Per me e per la Chiesa universale papa Benedetto era un riferimento culturale e teologico, ci sentivamo sicuri con lui, le sue parole erano sagge e indicavano la strada da percorrere. Per questo quando rassegnò le dimissioni ci fu un senso di smarrimento – ricorda mons. Agostinelli – ma poi capimmo la portata di quel gesto di grande umiltà. Ho stimato papa Benedetto per la sua semplicità, quando lo incontrai con i vescovi toscani fu molto attento alle nostre osservazioni. Lo ricordo come una persona cortese dotata di grande umanità».

 

Con un comunicato interno alla diocesi, il vicario generale mons. Daniele Scaccini ha inviato un messaggio ai sacerdoti chiedendo di ricordare il papa emerito nelle celebrazioni di oggi, sabato 31 dicembre. Questa mattina, appresa la notizia della morte di Benedetto XVI, molte chiese pratesi hanno suonato le campane in segno di lutto.

 

Il vescovo Giovanni: «Mons. Simoni è rimasto nel cuore di tutti i pratesi perché ha incarnato il tessuto sociale di questa città e di questa chiesa»

«Monsignor Simoni era una personalità che si faceva amare ed è rimasta nel cuore di tutti i pratesi perché ha vissuto nel tessuto vitale di questa Chiesa e di questa Città». Intervistato da Tv Prato il vescovo di Prato monsignor Giovanni Nerbini ha ricordato la figura del vescovo emerito monsignor Gastone Simoni, scomparso domenica 28 agosto all’età di 85 anni.

 

Anche Nerbini, come Simoni, è «figlio» della diocesi di Fiesole, dove è stato, come il suo predecessore, vicario generale. Per la differenza di età, Nerbini del 1954, il vescovo emerito del 1937, i due non hanno mai incrociato le loro strade all’interno della Chiesa fiesolana. Quando l’attuale vescovo di Prato decise di entrare in Seminario, Simoni era appena arrivato alla guida della nostra diocesi, ma certamente per via dell’impegno di Nerbini all’interno dell’Opera La Pira e nell’Azione Cattolica, Simoni aveva avuto modo di conoscere quello che alcuni anni più tardi sarebbe diventato il suo successore.

 

«In questo momento i miei sentimenti credo siano quelli di tutta la città e interpretano quelli della città nelle sue varie componenti. C’è un grande dolore perché certamente monsignor Simoni era una personalità che si faceva amare ed era stata particolarmente nel cuore, nella esperienza e nel tessuto vitale di questa Città come di questa Chiesa. Quindi ne sentiamo già la mancanza, ma al tempo stesso guardiamo a questa sua eredità spirituale e umana come a qualcosa di talmente importante alla quale ancora attingere abbondantemente».

 

Nerbini ha sottolineato come Simoni abbia incarnato il tessuto di questa città nel corso del suo lungo episcopato durato vent’anni. «Ha saputo interpretare al meglio da una parte la lettura di una realtà tanto complessa nelle sue pieghe sopratutto sociali, politiche ed economiche, dall’altra ha saputo indicare con una certa forza e lungimiranza alcune strade che potevano essere a suo tempo percorse per vedere di far sì che questa città potesse trovare uno stile di vita e una soluzione dei propri problemi che le permettesse una vita migliore, una vita buona per tutti».

 

Infine un invito ai pratesi che si stanno preparando per dare un addio corale al vescovo Gastone: «Il mio invito è quello che i pratesi hanno fatto fin dalla prima notizia della sua morte, attraverso una partecipazione discreta ma massiccia a questo dolore. E poi la preghiera, non c’è modo migliore per salutare un amico, un pastore, un padre, un fratello di quello della preghiera che ci consente di fare memoria e di mantenere viva la comunione».

La Caritas si mobilita per l’Ucraina e lancia una raccolta di prodotti per i profughi

La Diocesi di Prato attraverso la Caritas si mobilita a sostegno della popolazione ucraina duramente colpita dalla guerra. L’invito è quello di raccogliere prodotti alimentari e per l’igiene personale, coperte e sacchi a pelo per dare conforto e aiuto alle persone in fuga. La richiesta quella è di reperire: zucchero, pasta, riso, sale, passata di pomodoro, olio, tè, caffè, alimenti per bambini, frutta e verdura in scatola. E poi: shampoo, bagnoschiuma, dentifricio, saponi, spazzolini, assorbenti, pannolini per bambini, creme protettive, disinfettanti. Servono inoltre coperte e sacchi a pelo. I prodotti non devono essere in confezioni di vetro e non a breve scadenza.

 

Il materiale raccolto potrà essere portato al magazzino dell’Associazione Cieli Aperti in via Roma, 188 (ex cinema Controluce al Soccorso) lunedì, mercoledì e venerdì dalle 9 alle 12. Per informazioni 0574-607226. Il primo giorno disponibile è venerdì prossimo, 4 marzo. I prodotti saranno inscatolati e inviati alla Caritas di Lublino in Polonia e all’associazione rumena Donează Gura Humorului che si stanno occupando della emergenza profughi.

 

“In seguito allo scoppio del conflitto in Ucraina e come prima risposta ai problemi che questa emergenza sta sollevando la Chiesa di Prato propone alla comunità cristiana e alla società civile alcuni modi di partecipazione a sostegno delle vittime che soffrono la violenza della guerra – dice don Enzo Pacini, direttore della Caritas diocesana di Prato – siamo tutti invitati a dare un contributo in base alle nostre disponibilità”.

 

La Quaresima di Carità 2022, la tradizionale raccolta annuale di offerte nelle parrocchie di Prato nel giorno della Domenica delle Palme (il 10 aprile), sarà dedicata all’emergenza Ucraina. Inoltre è stata attivata una raccolta fondi da parte dell’Esarcato Apostolico in Italia per i fedeli cattolici ucraini di rito bizantino, in collaborazione con Caritas ucraina, su un conto intestato allo stesso Esarcato, Iban: IT74P0503410100000000044187.

 

La comunità cristiana di Prato ha deciso di proseguire nella preghiera per la pace. Dopo l’iniziativa di venerdì scorso, che ha visto la partecipazione di molti fedeli, anche venerdì prossimo, 4 marzo, alle ore 21 è stata organizzata la recita del rosario in cattedrale. L’iniziativa sarà trasmessa in diretta sul canale YouTube della parrocchia della Sacra Famiglia.

Prato in preghiera per la pace in Ucraina

In preghiera per la pace in Ucraina. L’iniziativa, spontanea e nata dal basso, è stata accolta con favore dal vescovo Giovanni Nerbini ed è in programma venerdì 25 febbraio alle ore 21 nel duomo di Prato. La proposta è quella di recitare il rosario per invocare Maria, Regina della Pace.
«Si invitano quanti non si potranno spostare per venire in cattedrale a mettersi in preghiera per essere in comunione – dice monsignor Nerbini – è importante in questo momento così difficile testimoniare la nostra visione del mondo, contraria a ogni tipo di guerra».

 

L’invito si unisce a quello lanciato da papa Francesco che ha indetto per il 2 marzo, Mercoledì delle Ceneri, una giornata di preghiera e digiuno per la pace in Ucraina.

 

A Prato è presente da anni una comunità cattolica ucraina di rito bizantino, guida da don Nicola Dzudzar. Si tratta di una sessantina di persone, quasi tutte donne, i cui familiari, come genitori, mariti, figli e nipoti, nella maggior parte dei casi vivono in madrepatria. C’è dunque grande apprensione per la crisi che sta vivendo il loro Paese.
La comunità si ritrova abitualmente in preghiera due giorni alla settimana presso la chiesa di Santa Margherita, situata lungo l’omonima via, all’angolo con piazza Mercatale. «Ogni celebrazione termina con un inno religioso, il cui incipit è “O grande Signore unico proteggi l’Ucraina” – afferma don Nicola Dzudzar -. Un’invocazione alla protezione divina, per il Paese, il popolo, la nazione, la Chiesa e i fedeli. Una preghiera quanto mai adatta specialmente in questo periodo».

Caso don Spagnesi, conclusa la verifica sui conti della parrocchia: ammanchi stimati tra i 130mila e i 150mila euro

La parrocchia dell’Annunciazione alla Castellina ha provveduto alla verifica degli ammanchi dai conti negli anni 2019-2021, sulla base dell’ipotesi di reato contestata dalla Procura della Repubblica di Prato all’ex parroco don Francesco Spagnesi.

Si tratta di prelievi effettuati dal conto corrente bancario che, in quanto legale rappresentante, erano nella piena disponibilità dell’allora parroco. Nel conto corrente confluivano, come per ogni altra parrocchia, le offerte dei fedeli – comprese quelle raccolte durante le Messe – e eventuali donazioni; nel 2020, per esempio, vi sono state registrate anche due entrate straordinarie, pari a 266.686,00 euro, legate alla vendita di due appartamenti ricevuti dalla parrocchia in eredità.

La quantificazione dei presunti ammanchi imputabili all’ex parroco è stata effettuata tenendo conto dei bilanci e dei giustificativi esistenti. Si tratta di una stima verosimile nella quale, però, potrebbero comunque rientrare prelievi legittimi, finalizzati effettivamente alle necessità caritative della comunità.

Di seguito la ricostruzione, anno per anno.

Anno 2019: ammanchi presunti tra 5.000,00 e 10.000,00 euro
Anno 2020: ammanchi presunti tra 80.000,00 e 90.000,00 euro
Anno 2021: ammanchi presunti tra 45.000,00 e 50.000,00 euro

Totale presunto: tra 130.00,00 e 150.00,00 euro

 

Caso don Spagnesi, la parrocchia della Castellina sporge querela per il reato di appropriazione indebita

Nella serata di mercoledì 29 settembre, Il Vescovo mons. Giovanni Nerbini, insieme al vicario generale don Daniele Scaccini, nominato amministratore della Parrocchia dell’Annunciazione alla Castellina, su sua richiesta, ha incontrato, nei locali parrocchiali, il consiglio pastorale ed il consiglio per gli affari economici della stessa parrocchia riuniti congiuntamente.

 

Mons. Nerbini ha fatto presente che a seguito delle indagini svolte dalla procura è emerso il grave danno sia materiale che economico per la parrocchia causato dall’ex parroco don Francesco Spagnesi, a fronte del quale, considerato anche lo smarrimento di tanti fedeli, si è reso necessario un intervento che salvaguardasse la verità e la giustizia, come aveva già sostenuto nell’omelia pronunciata nella chiesa parrocchiale domenica 19 settembre, attraverso una querela per il reato di appropriazione indebita, presentata presso la Procura di Prato.

 

È un atto dovuto che vuole fugare oltretutto il sospetto che si possa impunemente infrangere elementari regole di comportamento e salvaguardare l’immagine del sacerdozio stesso.

 

Ha anche spiegato che questo provvedimento non è disgiunto dal dovere della carità che il Vangelo ci chiede sempre verso chiunque e che questo non vuole disconoscere l’impegno pastorale che tanti parrocchiani riconoscono ancora oggi al loro ex-parroco. Su questi due aspetti si è registrato un consenso unanime di tutti i presenti.
Intanto il Vescovo ha firmato il decreto canonico per le censure previste a carico del sacerdote, a cui vengono interdette la celebrazione della Messa e degli altri Sacramenti.

 

 

Giovani, la veglia d’Avvento del vescovo Nerbini in diretta su Facebook

«Non vi lasceremo soli». Fedele a questa promessa lanciata via social l’equipe di Pastorale giovanile della diocesi di Prato ha organizzato anche quest’anno la veglia in preparazione al Natale per i ragazzi e le ragazze delle parrocchie. Non potendo partecipare in presenza, l’iniziativa potrà essere seguita in diretta sulla pagina Facebook di Tv Prato e sulle pagine Facebook e Instagram della Pastorale giovanile. A guidare la preghiera e le riflessioni sarà il vescovo Giovanni Nerbini. L’appuntamento è per sabato 19 dicembre alle ore 20,30 e si tiene, a porte chiuse, all’interno della cattedrale.

 

«Se loro non possono venire da noi, andremo noi da loro», dice don Marco Degli Angeli, nuovo direttore della Pastorale giovanile diocesana che ha promosso una serie di iniziative social per cercare di avvicinare il più possibile i ragazzi in questo momento così difficile, segnato dall’isolamento dettato dalla pandemia. In questo tempo d’Avvento infatti, ogni giorno viene pubblicato su YouTube «2 minuti con Dio», una lettura e un commento al Vangelo. L’idea è di coinvolgere nelle meditazioni parrocchie, associazioni e movimenti.

 

 

Ma torniamo alla veglia di sabato 19 dicembre. In quella occasione si terrà anche un momento molto conosciuto e amato da tanti pratesi: verrà accolta la Luce di Betlemme. Si tratta di una tradizione diffusa da più di vent’anni in città grazie agli scout. Ogni anno prima di Natale gli scout austriaci si recano in Terra Santa nella basilica della Natività per accendere una lanterna con la fiamma che arde sul luogo dove è nato Gesù. Poi quella «Luce», simbolo di pace e di speranza, viene portata in tutta Europa e consegnata anche agli scout pratesi. L’edizione 2020 non è stata organizzata per via della pandemia ma Prato riuscirà comunque a distribuire la Luce di Betlemme perché dei membri dell’associazione Don Renato Chiodaroli non hanno mai spento la fiammella accesa lo scorso Natale. In tutti questi mesi la fiammella ha fatto compagnia alla famiglia Mariotti Pagnini che si è detta ben felice di poter condividere questo dono. Chi vorrà potrà recarsi in cattedrale nei prossimi giorni, prendere la fiamma e tenerla a casa come simbolo di pace e di unione fraterna, oltre che diffonderla ai propri cari e alle persone che desiderano riceverla. La Luce di Betlemme sarà diffusa anche nelle parrocchie pratesi grazie all’Associazione Don Renato Chiodaroli, Agesci, Masci e associazione 100% scout – Genitori in cammino.

Catechismo. La lettera del Vescovo alle parrocchie

Il vescovo Giovanni Nerbini ha chiesto alle parrocchie di valutare attentamente la possibilità e l’opportunità di rimandare le attività di catechismo in presenza. In una lettera spedita a tutti i parroci della diocesi di Prato, il Vescovo ha chiesto di compiere una valutazione delle procedure di sicurezza messe a punto dell’Ufficio catechistico diocesano per capire se nelle rispettive parrocchie c’è la possibilità di svolgere gli incontri alla presenza dei ragazzi.

 

«Nella nostra Diocesi ci sono parrocchie popolose e piccole realtà, il protocollo di sicurezza che abbiamo approntato è valido e so che ci stiamo distinguendo per serietà e cura – dice monsignor Nerbini – ma so anche che in questo momento non tutte le comunità parrocchiali sono in grado di poter svolgere le attività di catechismo secondo quanto richiesto. Per questo c’è la possibilità di interrompere le attività per chi le ha cominciate o di posticipare l’inizio dell’anno catechistico per chi ancora non ha iniziato, al 29 novembre, prima di domenica d’Avvento».

 

In attesa di capire come si evolverà la situazione il Vescovo invita le parrocchie che decidessero di sospendere o rinviare le attività di catechismo a rimanere in contatto con i ragazzi tramite le più comuni e diffuse piattaforme di video conferenza, come WhatsApp, Skype, Google Meet o Zoom. Ricordiamo inoltre che la celebrazione della messa è garantita dal protocollo sottoscritto da Cei e Governo e dunque bambini e ragazzi potranno continuare a frequentare le chiese. Per quanto riguarda il catechismo, in caso di sospensione, l’invito è quello di «riprendere in mano gli strumenti che alcuni catechisti hanno già saputo utilizzare – scrive ancora il Vescovo – e ci riferiamo ai social e all’uso di internet».

 

In allegato alla lettera scritta da monsignor Nerbini l’Ufficio catechistico diocesano ha elencato in un documento una serie di suggerimenti per l’utilizzo delle più comuni piattaforme digitali di video conferenza. «Si raccomanda caldamente ai parroci e ai catechisti di non lasciare nessuno indietro, sostenendo quelli che non sanno usare i social o che non hanno internet», sottolinea il Vescovo.

 

Tra i suggerimenti contenuti nell’allegato «Connessi dietro di me», l’Ufficio catechistico propone di far leggere ai ragazzi dei brani della Bibbia, ad esempio le letture della Domenica, e poi di condividerli sulla chat del catechismo. «Spazio dunque alla creatività e a ciò che lo Spirito vorrà suggerirvi per rimanere in contatto con i ragazzi – si legge nel documento –, viviamo questo tempo anche come un’opportunità per sviluppare una vicinanza diversa, ma ugualmente prolifica».

 

Nella stessa comunicazione inviata ai parroci monsignor Nerbini dà anche indicazioni sulla cura pastorale degli infermi. «Si vada nelle case dei malati in sicurezza indossando mascherina e con igienizzante personale», afferma il Vescovo chiedendo di non avere contatti con il malato e di mantenere la distanza di sicurezza. Mentre per il conferimento del sacramento dell’unzione degli infermi è necessario igienizzarsi prima del rito ed usare un batuffolo di cotone per l’unzione. Si preferisca sempre la comunione sulla mano. La stanza del malato se possibile sia arieggiata prima e dopo il rito.

 
La lettera del Vescovo Nerbini e l’allegato «Connessi dietro di me»

Fra Daniele diventa sacerdote per le mani del vescovo Giovanni. Sabato 17 ottobre l’ordinazione alla Castellina

Ha sempre definito la sua vocazione come «un dono», ha risposto presente alla chiamata del Signore e sabato 17 ottobre, alle 17, alla parrocchia dell’Annunciazione alla Castellina, verrà ordinato sacerdote per le mani del vescovo di Prato Giovanni Nerbini. È fra Daniele Sciacca, frate minore conventuale, pratese di 34 anni, cresciuto nella parrocchia dell’Annunciazione nel periodo di don Daniele Scaccini e nei primi anni di don Francesco Spagnesi. Per il vescovo Giovanni invece si tratta della prima ordinazione sacerdotale da quando è arrivato alla guida della Diocesi di Prato.

 

Fra Daniele, dopo essere diventato diacono lo scorso anno a San Benedetto del Tronto, ha proseguito il suo cammino verso il presbiterato e il prossimo 17 ottobre sarà appunto ordinato sacerdote, ordinazione che si sarebbe dovuta tenere alcuni mesi fa, ma che è stata rinviata a causa della pandemia. Il suo cammino vocazionale è iniziato poco più di dieci anni fa, per caso, quando meno se lo aspettava. Dopo il diploma al liceo socio-psicopedagogico ha intrapreso gli studi di Giurisprudenza, pensava di realizzarsi nell’ambito delle professioni legali, ma è successo qualcosa che gli ha cambiato la vita. Si è laureato e nel frattempo ha iniziato ad impegnarsi sempre di più in parrocchia.

 

La «chiamata» è arrivata nel luglio del 2007, quando, durante un campo estivo con i bimbi della parrocchia, Daniele ha avvertito una sensazione particolare. Subito ne ha parlato con l’allora parroco don Daniele Scaccini, con il quale è iniziata un’attività di discernimento per comprendere la vera entità della chiamata. Un mese dopo il viaggio ad Assisi dove, nell’ambito di un campo estivo per i giovani, Daniele conobbe per la prima volta i Frati minori conventuali, dai quali rimase molto colpito. L’anno dopo, sempre d’estate, Daniele Sciacca decise di tornare ad Assisi, con una motivazione più vocazionale. Da lì è iniziato il cammino vero con i frati del convento di San Miniato. Nel frattempo il suo percorso è diventato più chiaro e Daniele era sempre più convinto che il Signore gli stava indicando la vita religiosa. A 24 anni ha intrapreso il Postulato a Osimo, ha frequentato l’Istituto Teologico di Ancona e ha iniziato l’anno di Noviziato al Sacro Convento di Assisi. A settembre del 2012 la vestizione, poi fra Daniele ha vissuto un altro anno ad Assisi. Due anni fa, a Gubbio, ha emesso la professione religiosa, lo scorso anno è diventato diacono e tra pochi giorni nella sua parrocchia, alla Castellina, l’ordinazione sacerdotale.