Nella mostra francese il Deposto verrà esposto con a fianco i due “dolenti” (la Vergine e San Giovanni evangelista) conservati presso il Musée de Cluny, che per alcuni storici dell’arte sono i probabili “compagni” della scultura pratese (altri confutano invece questa ipotesi, la mostra offrirà quindi un’importante occasione di confronto e dibattito su questo tema).
Il crocifisso era stata restaurato dalla Soprintendenza coi fondi ministeriali nel 1989 (restauratrice Nicoletta Marcolongo, diplomata all’OPD); uno degli interventi più rilevanti era stato lo smontaggio del braccio destro (all’epoca fortemente pericolante), rimontato con nuove calettature lignee nell’incastro ma sfruttando il vecchio pernio, inoltre erano state risarcite le numerose fenditure e consolidata la policromia. Interessante la scoperta di una “toppa” di legno di diversa datazione proprio sopra il perizoma: probabilmente – come ha fatto sapere la restauratrice – rappresenta la copertura di un foro che serviva per collocare il crocifisso su un apposito sostegno.
La riapertura della teca dopo 25 anni ha mostrato una situazione fortunatamente stabile e una buona conservazione della scultura, “comunque – chiarisce Cristina Gnoni Mavarelli della Soprintendenza – data la delicatezza dell’opera e la sua grandezza, prima di valutare la possibilità di esporla l’abbiamo sottoposta a un intervento di revisione conservativa, il cui costo è stato sostenuto dal museo francese. Consolidamento, pulitura e indagini di diagnostica, per individuare quella che poteva essere la cromia originaria, perché quella che vediamo attualmente è una cromia posteriore, probabilmente cinquecentesca”.
“La mostra a cui parteciperà quest’opera – sottolinea il direttore dei Musei Diocesani Claudio Cerretelli – è molto importante. Avevano chiesto anche altre opere pratesi, in particolare il Crocifisso di Giovanni Pisano e il rilievo di Giroldo da Como che viene da Montepiano, molto delicato. Ma molte erano le difficoltà, di vario tipo, per poter prestare anche queste due opere”.