Cammino Sinodale 2021-2025

Il secondo anno: al via i CANTIERI DI BETANIA

Nel giorno di Santa Lucia, lo scorso 13 dicembre, si è tenuto in Palazzo Vescovile un incontro diocesano con i referenti delle varie realtà territoriali incaricati di seguire il Cammino sinodale all’interno della nostra diocesi; una sessantina di referenti, tra parrocchie e aggregazioni laicali, si sono presentati per ascoltare le nuove indicazioni proposte dall’equipe diocesana per il Sinodo riguardo al secondo anno dedicato all’ascolto.

 

Il vescovo Giovanni ha introdotto la serata ringraziando i partecipanti per il grande lavoro di ascolto fatto nel primo anno e, dopo aver esortato a «non dimenticare il lavoro svolto», ha invitato a lasciarsi coinvolgere in questa nuova opportunità di ascolto e relazione non solo con gli «interni» delle parrocchie, ma soprattutto con coloro che non sono stati raggiunti nella prima fase narrativa, ovvero i «lontani», le periferie.

 

 

 

 

Il primo intervento è affidato a mons. Basilio Petrà, coordinatore dell’equipe diocesana, che ha spiegato la struttura di questo secondo anno di cammino: «C’è innanzitutto uno “sganciamento” del percorso sinodale da una dimensione universale della Chiesa a una dimensione esclusivamente diocesana. Permane la modalità sperimentata lo scorso anno, con piccoli gruppi, la presenza di un moderatore/facilitatore, un verbalizzatore che possa mettere per iscritto l’esperienza vissuta e trasmetterla all’equipe diocesana. La Conferenza Episcopale Italiana – ha proseguito mons. Petrà – propone tre “cantieri” per poter raggiungere mondi non ancora toccati o ascoltati, i cosiddetti “cantieri di Betania”: il cantiere della Strada e del Villaggio che tocca i mondi della povertà, della cultura, dello sport, della finanza e dell’economia; il cantiere dell’Ospitalità e della Casa, indirizzato a quelle realtà interne tipo il Consiglio pastorale, gli Affari economici, con l’obiettivo di lavorare sulla qualità delle relazioni e rafforzare il clima “casa”, la dimensione “famiglia”; il terzo cantiere delle Diaconie e formazione spirituale inerente servizi e ministeri in cui sono coinvolti laici». Poi ha aggiunto: «Sarà un anno impegnativo, ma la modalità dell’ascolto rimane la stessa, basata sulla conversazione spirituale, l’accoglienza, il rispetto del punto di vista altrui». L’importante è ricercare gruppi di ascolto che abbiano un senso all’interno di ogni contesto parrocchiale; a livello diocesano, l’equipe sinodale sta lavorando per la realizzazione di un gruppo di Ascolto con i giornalisti attivi sul nostro territorio.

 

Maria Laura Cheli, membro dell’equipe diocesana, ha invitato i presenti a pensare al lavoro sinodale come «ad un lavoro di rafforzamento delle relazioni attraverso l’organizzazione di occasioni di incontro, curando la dimensione esperienziale, la comunione, la comunicazione». La sociologa Ester Macrì, anche lei dell’equipe sinodale, ha proposto all’assemblea un metodo nuovo per affrontare questa seconda fase dell’ascolto: la costruzione partecipata degli scenari, un metodo partecipativo usato spesso in altri ambiti allo scopo di «ascoltare» persone appartenenti a un determinato tipo di contesto. Queste esperienze faranno da «ponte» tra la fase dell’ascolto e la successiva fase sapienziale.

 

La sintesi dell’incontro con i referenti parrocchiali del 13 dicembre 2022

L’intervento di mons. Basilio Petrà

L’intervento di Maria Laura Cheli

Il metodo della costruzione partecipata degli scenari

 

Resoconto del primo anno: L’ASCOLTO

L’entusiasmo di chi ha accettato di mettersi in gioco. In un buon clima di condivisione la Chiesa di Prato ha concluso la prima fase, quella dedicata all’ascolto, del Cammino sinodale.
Grazie a decine di incontri che hanno coinvolto oltre 2000 persone sono stati prodotti 185 contributi. Da qui è nato il documento che la Diocesi invierà a Roma come sintesi di tutte le riflessioni, idee e proposte nate dallo scambio avvenuto all’interno delle parrocchie, delle associazioni ma anche negli incontri con realtà lontane dalla comunità ecclesiale.

 

«In questo percorso abbiamo ascoltato le sofferenze e le speranze di tanti fratelli e sorelle – ha sottolineato il vescovo Giovanni Nerbini – e abbiamo fatto emergere quanto di più autentico abbiamo ascoltato. Non facciamo cadere la tensione che questo processo ha innescato: rimettere l’altro al centro dell’attenzione, fuggire dall’individualismo che in questi due anni di limitazioni è emerso». Monsignor Basilio Petrà, responsabile dell’equipe alla quale il Vescovo ha affidato la gestione della fase diocesana del Sinodo, ha ammesso di aver iniziato il suo impegno con un certo scetticismo, poi vedendo la grande risposta provenire da parte delle varie comunità coinvolte «mi sono lasciato prendere dall’entusiasmo – ha affermato il sacerdote, già rettore della facoltà teologica di Firenze – perché una realtà mossa da burocratica ripetitività è diventata invece una esperienza di condivisione, una straordinaria esperienza di riassunzione della Parola, tutti hanno avuto la possibilità di dire la propria ed abbiamo scoperto che la Chiesa è viva! Tante le critiche raccolte nella sintesi. Ma proprio questo dimostra che la Chiesa ha radici profonde nel Signore».

 

 

Non sono poche le criticità inserite del documento di sintesi. Tra queste segnaliamo il bisogno, evidenziato da quasi tutti i contributi inviati, di tornare a dialogare «prima all’interno della Chiesa» perché altrimenti «non possiamo aprirci agli altri». Molti hanno segnalato che spesso i sacerdoti, ma anche i laici, sono «ancora molto clericali» e che alcuni parroci «si trovano da soli a dover gestire parrocchie grandi e a fare gli amministratori anziché i pastori: troppa burocrazia viene lasciata sulle loro spalle, oltre ai problemi economici». In quasi tutti i contributi è emerso il desiderio di far avvicinare la Chiesa ai giovani. Genitori e animatori hanno espresso grosse difficoltà nel dialogo con i ragazzi e nell’accompagnamento della loro crescita. Chiesa e parrocchia non vengono sempre percepite come un aiuto in questo. Nelle schede compilate dai giovani alcuni lamentano che nelle parrocchie «non è facile trovare adulti che vogliano davvero spendere il proprio tempo per loro: avrebbero bisogno di persone da prendere come esempio per vivere la fede».

 

Ecco le otto schede nate dal confronto avvenuto all’interno della Chiesa di Prato

Scheda 1 – Essere Chiesa nel tempo dell’incertezza
Scheda 2 – Essere Chiesa, essere corpo
Scheda 3 – Sostare per ascoltare
Scheda 4 – Una Chiesa prossima
Scheda 5 – Celebrare
Scheda 6 – Dal clericalismo alla corresponsabilità
Scheda 7 – Una Chiesa giovane
Scheda 8 – Una nuova morale sessuale

 

il documento di sintesi inviato a Roma

 

 

Il coordinamento di questo lavoro è stato svolto a Prato dall’equipe diocesana nominata da monsignor Nerbini e formata da: mons. Basilio Petrà e Maria Laura Cheli come coordinatori responsabili (un uomo e una donna come chiedono i documenti del cammino sinodale), la sociologa Ester Macrì, don Marco Pratesi, canonico e direttore della scuola diocesana di teologia, Fausta Baccetti, presidente della Consulta per le aggregazioni laicali, e Francesco Spinelli, operatore pastorale della parrocchia di Vaiano.

Le altre due fasi del Sinodo sono: quella sapienziale (2023-24), nella quale si leggerà in profondità quanto emerso nelle consultazioni locali. Nella fase profetica si assumeranno alcuni orientamenti profetici e coraggiosi, da riconsegnare alle Chiese nella seconda metà del decennio.

 

Traccia per il Cammino sinodale a Prato

Relazione don Basilio Petrà incontro 11 novembre 2021

Intervento vescovo Giovanni incontro 11 novembre 2021

Intervento Ester Macrì 11 novembre 2021

Scheda per la sintesi

Lettera di invito all’assemblea dei referenti di giovedì 11 novembre 2021

Il sito web del Cammino sinodale della Chiesa italiana

 

Chiesa è partecipazione: il contributo pratese al Sinodo

Ecco le relazioni di sintesi dei referenti parrocchiali emerse dai Cantieri di Betania durante la fase sapienziale

21 aprile 2024

 

Criticità, bisogni, piste di impegno e proposte. È tempo di tracciare le rotte da seguire per dare gambe alle idee nate durante gli incontri del Cammino sinodale della Chiesa di Prato. Entro il 30 aprile la nostra Diocesi dovrà inviare a Roma le sintesi relative alle riflessioni emerse dai cosiddetti Cantieri di Betania e durante la fase sapienziale. Dopo circa due anni di lavoro, iniziato con la fase dell’ascolto (nella quale sono state coinvolte oltre duemila persone), si sta per chiudere anche il secondo momento del Cammino della Chiesa italiana, quello chiamato «sapienziale».

Di questo si è parlato lunedì 15 aprile nel salone vescovile, alla folta presenza dei referenti del Cammino sinodale (provenienti da parrocchie, appartenenti a uffici pastorali, gruppi e movimenti). Monsignor Basilio Petrà, coordinatore diocesano del Sinodo, ha fatto il punto del lavoro svolto e annunciato i prossimi impegni. In particolare – ne parliamo qui sotto – ha anticipato che la Chiesa di Prato intende iniziare un percorso di discernimento sul ministero del diaconato permanente. Mentre Fulvio Barni, membro dell’equipe diocesana del Cammino sinodale, ha illustrato quanto emerso dal grande lavoro svolto in questa seconda fase.

 

 

I Cantieri di Betania. All’equipe diocesana sono arrivati venti documenti provenienti da diciotto diversi gruppi di lavoro. Ricordiamo che l’intento di questi «Cantieri» era quello di aprire il confronto a mondi lontani, o comunque diversi, da quello che si riconosce nella comunità ecclesiale. Nel corso del 2023 si sono tenute occasioni di dialogo con diversi gruppi sociali, dalla politica ai giornalisti, poi ci sono stati incontri ecumenici e interreligiosi. «Le tematiche emerse – ha osservato Fulvio Barni – hanno riguardato gli effetti della pandemia sul tessuto sociale e religioso della comunità, le speranze per il futuro della Chiesa, passando per la centralità dell’ascolto e la partecipazione attiva dei laici».

Tra le criticità – e dunque tra le sfide che attendono la Chiesa – sono emerse quelle legate alla partecipazione e al coinvolgimento dei fedeli, in particolare dei giovani. È stata evidenziata la necessità di comunicare in modo più accessibile e adatto ai nuovi linguaggi. Si avverte la mancanza di fraternità e sostegno tra sacerdoti. Tra i bisogni ci sono quelli di essere sempre di più comunità accoglienti e inclusive, di avere sostegno e accompagnamento, da parte di figure guida capaci di ispirare fiducia. Ci sono anche delle proposte concrete che andranno sviluppate, come il ritorno alla celebrazione domenicale e alla vita parrocchiale da parte delle tante persone «perse» che si sono allontanate durante la pandemia; l’impegno a evangelizzare il territorio; il coinvolgimento delle famiglie nel catechismo; promuovere l’ascolto e la collaborazione tra i preti.

 

SINTESI CANTIERI DI BETANIA – il documento

 

La fase sapienziale. Al momento sono stati raccolti diciannove contributi (ma altri sono in arrivo) frutto di momenti di confronto e condivisione inviati da vicariati, parrocchie, un ufficio pastorale, associazioni laicali e scritti a livello personale. E poi ci sono le riflessioni nate durante l’assemblea diocesana dello scorso 15 ottobre.

Tra i punti emersi, ne indichiamo alcuni, c’è la richiesta di «evitare ogni forma di clericalizzazione», che passa attraverso la promozione delle diverse forme di ministerialità. La «valorizzazione della persona oltre il ruolo», dunque una riflessione ampia sul significato della diversità e dell’eguaglianza all’interno della comunità cristiana. In particolare in molti contributi si sottolinea la «valorizzazione del ruolo femminile nella Chiesa», proposta per superare vecchie concezioni di ruolo basate sul genere, «che troppo spesso hanno limitato l’espressione piena del potenziale umano e spirituale delle donne nella Chiesa».

 

SINTESI FASE SAPIENZIALE – il documento

 

 

Le parole del Vescovo. L’assemblea diocesana si è chiusa con alcune osservazioni di monsignor Nerbini, che ha sottolineato come l’atteggiamento sinodale, fatto di incontro, ascolto e condivisione, debba continuare. «Il clericalismo è un modello storico di comunità rispetto a un modello teologico, ce lo dice anche il Concilio – ha osservato il vescovo Giovanni – dovremmo già essere in grado di lavorare su questo punto. L’importante è riscoprire la propria responsabilità all’interno della comunità». Monsignor Nerbini ha ribadito l’importanza di vivere celebrazioni curate: «chi partecipa, penso soprattutto a un giovane, deve poter trovare la consolazione di Dio».

Infine un ringraziamento per il lavoro e l’impegno svolto fin qui: «siete riusciti a coinvolgere tante persone in questo percorso. L’importante – ha detto rivolgendosi ai presenti – è che questa discussione non sia accademica, ma sia funzionale a coniugare quanto emerso con la vita quotidiana, dobbiamo saper portare acqua viva a chi la cerca».

 

 

 

 

 

 

 

LA FASE PROFETICA

Il 7 marzo 2025 è stato redatto e approvato dal vescovo Giovanni il documento finale contenente le osservazioni e le proposte della Diocesi di Prato per la fase profetica del Cammino sinodale. «Il documento – spiega l’equipe diocesana del Cammino sinodale – ha dovuto rispettare determinati requisiti richiesti dalla segreteria romana, è stato fatto da parte dell’equipe un attento lavoro di elaborazione e sintesi che ha comunque rispettato il pensiero di tutti coloro che hanno offerto il proprio contributo, cercando di non edulcorare il contenuto dei singoli interventi».

 

Secondo l’equipe che ha redatto il documento, «la fase profetica appena vissuta ha messo in evidenza che, a partire dalle nostre imperfezioni, il lavoro possibile è ancora immenso e tutti siamo chiamati a regalarci tempo e competenze, solidarietà e amore fraterno. Ce la faremo? Può darsi, ripartiamo dal qui e ora, con quelli che siamo e con quello che abbiamo».

 

Sono pervenuti alla email dell’equipe diocesana circa quaranta contributi, le schede più «gettonate» sono state la 7 e la 12, la scheda sulla «Liturgia», la numero 4, invece, ha visto l’adesione di una decina di gruppi di lavoro. Maria Laura e Angela hanno cercato di mantenere inalterati certi contenuti anche a livello lessicale, cercando di evidenziare soprattutto nell’analisi dei contributi tutto ciò che unifica e crea comunione.

«Non si tratta di discutere le proposte, ma di apportare modifiche se lo si ritiene opportuno, magari aggiungendo ulteriori proposte o riflessioni», così monsignor Basilio Petrà ha esortato i partecipanti durante il momento di confronto subito dopo la lettura integrale del documento, sottolineando che la sintesi finale vuole essere una «raccolta dati» che prevede al suo interno proposte fatte a livello diocesano dai vari gruppi, proposte che possono essere anche non condivisibili; sarà poi l’Assemblea dei Vescovi a fare l’operazione di discernimento dei vari contributi pervenuti da tutte le diocesi italiane e a offrire successivamente indicazioni per il rinnovamento della Chiesa.

 

«Le buone cose emerse in questo Cammino sinodale devono rimanere nella testa e nel cuore», ha detto il vescovo Giovanni ai delegati parrocchiali del Cammino sinodale.

 

Il documento finale della Chiesa di Prato per la fase profetica

 

 

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