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Appuntamento per le famiglie al Museo del’Opera del Duomo

Nuovo appuntamento per famiglie al Museo dell’Opera del Duomo di Prato. Domani, sabato 2 aprile dalle 15 alle 17, è in programma una speciale visita guidata intitolata: «La storia del tuo nome».

 

L’invito è rivolto a tutti i bambini che vogliono scoprire dove nasce e qual è il significato del proprio nome di battesimo. Per farlo è in programma un divertente viaggio tra le bellezze custodite nel Museo, tra quadri e sculture, dove potrebbero nascondersi personaggi dai nomi comuni o stravaganti. I piccoli visitatori potranno così conoscere l’etimologia del proprio nome partendo dalla storia dei grandi del passato.

 

L’iniziativa, promossa e guidata da Artemia, è rivolta ai bambini dai 6 anni in su. Il costo è di 4 euro a partecipante. Per informazioni: 0574-29339; musei.diocesani@diocesiprato.it. L’ingresso è dalla nuova biglietteria del Museo posta sotto il campanile della cattedrale.

consulta studenti

Tutte le scuole aderiscono alla raccolta per Emporio e La Pira

Il passaparola ha funzionato e adesso tutte le scuole pratesi di ogni ordine e grado si stanno mobilitando per la grande raccolta di alimenti e beni di consumo a favore dell’Emporio e dell’associazione Giorgio La Pira. C’è tempo fino a martedì 15 marzo per contribuire a questa grande iniziativa solidale nata da una idea della Consulta provinciale degli studenti. E proprio la proposta lanciata dal basso è la carta vincente di un progetto che sta coinvolgendo circa 18mila studenti impegnati in questi giorni a reperire i prodotti richiesti e a inscatolarli nei vari istituti comprensivi, grazie alla disponibilità dei dirigenti scolastici che si sono dimostrati subito sensibili alle richieste dei ragazzi.

 

«Dopo il lancio dell’iniziativa avvenuto tramite una conferenza stampa indetta dagli stessi studenti siamo stati subissati di richieste di partecipazione e collaborazione – racconta Elisabetta Faggi, referente della Consulta studentesca – e ad oggi, con l’ultima adesione del Convitto Cicognini, possiamo annunciare che tutte le scuole di Prato contribuiranno alla raccolta. Al di là di quanto riusciremo donare, direi che la partecipazione e la sensibilizzazione di bambini e ragazzi al tema della solidarietà è già un primo grande risultato».

 

Martedì prossimo, ultimo giorno di raccolta, sarà l’associazione gruppo sportivo ricreativo della polizia municipale a passare scuola per scuola per raccogliere gli scatoloni preparati dagli studenti e a portarli nei magazzini della Mensa e dell’Emporio.

 

Ricordiamo quali sono i prodotti richiesti, diversi a seconda dell’ente destinatario: per il supermercato solidale di via del Seminario si raccolgono sale grosso e fino, biscotti, latte liquido per neonati, latte uht, olio di oliva e di semi. All’associazione La Pira, che cura la mensa dei poveri e il dormitorio per i senzatetto, occorrono passata pomodoro, aceto, latte uht, piatti e bicchieri di plastica, rasoi usa e getta, sale grosso e fino, tonno in scatola, bagnoschiuma e detersivo piatti.

Giubileo delle parrocchie

Più di mille fedeli al Giubileo delle parrocchie celebrato in Duomo

Anche se la pioggia ha annullato le quattro processioni in programma, che avrebbero dovuto convergere in piazza Duomo da altrettante chiese del centro storico, in cattedrale c’erano oltre un migliaio di persone. Si è celebrato nel pomeriggio di oggi, domenica 6 marzo, il Giubileo delle parrocchie pratesi, pensato per vivere a livello diocesano l’Anno Santo della Misericordia indetto da Papa Francesco.

 

In duomo si è tenuta una messa solenne presieduta dal vescovo Franco Agostinelli e concelebrata da una sessantina di parroci accompagnati da tantissimi chierichetti. In chiesa era presente una nutrita rappresentanza delle parrocchie della diocesi di Prato.

 

«Facciamo delle nostre parrocchie delle “oasi di Misericordia” – ha affermato monsignor Agostinelli rivolgendosi ai presenti nel corso dell’omelia – sia per lo stile dell’accoglienza, sia per il linguaggio e i gesti che trasmettono la sollecitudine di Dio verso tutti coloro che bussano, o che incontriamo per una necessità materiale e spirituale».

 

Il tema dell’accoglienza è stato al centro della riflessione del Vescovo, che ha ricordato l’importanza delle opere di misericordia, intese come «apertura al dono di sé», e considerate via necessaria alla «piena realizzazione umana e cristiana». Ma la prima apertura, il primo segno di misericordia, per monsignor Agostinelli deve partire dall’interno, dai fedeli e tra i fedeli, in tutta la comunità ecclesiale. «Non rassegniamoci alle lontananze, alle divisioni, alle gelosie, agli individualismi – ha sottolineato – e, senza giudicarci gli uni gli altri, con la misericordia “che tutto vince, che riempie il cuore pieno di amore e che consola con il perdono” facciamo festa di fraternità, di vita condivisa, di cammino comune, di famiglia di Dio che incessantemente viene ricostituita dal Padre».

 

Secondo monsignor Agostinelli per una parrocchia, essere «oasi di misericordia», significa compiere opere di carità, «questo è il modo che abbiamo per sintonizzarci con il magistero di Papa Francesco». L’attenzione dei cristiani impegnati deve essere rivolta verso le persone, che «innanzitutto devono sentirsi accolte e considerate in quanto persone, senza alcuna distinzione di sorta». E poi occorre avere «attenzione alle istituzioni, cercando di essere per stimolo perché rispondano ai veri bisogni della comunità, al bene comune, alle attese degli scartati e degli impoveriti della società».

 

Questo aiuto deve valere nei confronti di tutti, anche dei lontani, «anche di chi, pur non facendo scelte apparentemente dirompenti, in realtà sta in casa ma non ha il cuore libero. La divina compassione ci dice che l’accoglienza conosce solo gesti e parole di festa, di tenerezza, di verità che non offende, che convince ed attende. Non avvenga mai – ha concluso il Vescovo – che la presunzione di una maggiore dirittura morale ci faccia giudici gli uni degli altri per giungere perfino alla non accettazione del fratello».

Il cortile dietro le sbarre

Il cappellano del carcere minorile di Torino sarà a Prato martedì 1 marzo con il libro Cortile dietro le sbarre

A Prato per raccontare gli oltre 35 anni nel «Cortile dietro le sbarre»: dice già molto il titolo del libro – scritto da Marina Lomunno – che raccoglie l’esperienza di don Domenico Ricca, cappellano del carcere minorile «Ferrante Aporti» di Torino. Il sacerdote sarà nella nostra città martedì primo marzo, alle ore 21, per presentare il volume presso l’ex chiesa di San Giovanni (nella via omonima, dietro al Castello). L’evento è stato organizzato dall’oratorio cittadino di Sant’Anna, dalla parrocchia di Santa Maria delle Carceri e dall’associazione La Lunga domenica. Prima della presentazione, alle ore 19, è previsto un aperitivo con don Domenico nei locali dell’oratorio di viale Piave. «Il libro nasce col pretesto – racconta don Ricca – di raccontare le mie memorie da cappellano del carcere minorile. Partendo da sogni, passando dalle difficoltà e raccontando anche gli ultimi fenomeni. In mezzo trovano spazio i temi fondamentali del fare oratorio in carcere. Ma l’intento non vuole essere tanto quello di raccontarmi, quanto quello di far vedere che, lavorando insieme e impegnandosi sul territorio, si possono fare tante cose». Un quadro vivo quello che emerge dalle pagine di questa intervista che si legge come un romanzo, fatto di speranze, di progetti, di proposte. Anche perché, con don Domenico Ricca, il carcere può diventare un oratorio, una scuola, perfino una famiglia.

Un testo che ha tanto da insegnare anche alla nostra città: lo testimonia la parte de «Il cortile dietro le sbarre» in cui si parla del fenomeno delle migrazioni visto dal carcere minorile. «Dobbiamo smetterla con i discorsi del “noi” e “loro” – dice il cappellano degli immigrati, che vengono nel nostro paese per sperare in un futuro migliore – l’accoglienza si fa sul territorio, si comincia da lì. Nessuno escluso».

I diritti d’autore, ricavati dalla vendita del libro, saranno devoluti per progetti di studio e lavoro dei ragazzi del «Ferrante Aporti».

Il sottosegretario Antonello Giacomelli consegnerà gli “Stefanini”

Sarà Antonello Giacomelli, sottosegretario del Ministero dello sviluppo economico, a consegnare gli «Stefanini» alle aziende vincitrici della sesta edizione del Premio Santo Stefano.

La cerimonia di premiazione è in programma domani, sabato 6 febbraio, alle 10,30 nell’auditorium della Camera di Commercio.

L’onorevole Giacomelli, originario di Prato e già vicesindaco della città, rappresenterà il Governo e salirà sul palco insieme ai rappresentanti del Comitato promotore del Premio: il vescovo monsignor Franco Agostinelli, il sindaco e presidente della Provincia Matteo Biffoni, il presidente della Camera di Commercio Luca Giusti e la presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Prato Fabia Romagnoli.

 

Le aziende vincitrici degli Stefanini 2015-2016 sono Fratelli Bacciottini di Montemurlo, specializzata nella realizzazione di cabine sterili per la produzione di farmaci, la ditta tessile Filati Be.Mi.Va. con sede a Capalle e l’azienda vinicola e olearia Tenuta di Capezzana di Seano. Le tre imprese saranno rappresentate dai titolari e da un nutrito gruppo di dipendenti e collaboratori.

 

La cerimonia di premiazione è aperta alla partecipazione di tutti gli interessati. L’evento sarà trasmesso in diretta streaming sul sito di Tv Prato. Per gli aggiornamenti ricordiamo la pagina Facebook Premio Santo Stefano Prato.

premio santo stefano comitato promotore

Premio Santo Stefano, sabato 6 febbraio la cerimonia di premiazione

Sesta edizione per lo «Stefanino d’oro», il premio che la città di Prato riconosce alle sue aziende più virtuose. Dopo la proclamazione dei tre vincitori – Fratelli Bacciottini, Filati Be.Mi.Va. e Tenuta di Capezzana – è arrivato il giorno della premiazione. Anche quest’anno la cerimonia avrà come cornice il salone della Camera di Commercio in via del Romito, l’appuntamento è per questo sabato, 6 febbraio, alle ore 10,30. La cerimonia, aperta a tutti gli interessati, sarà condotta dalla giornalista Giulia Ghizzani. La mattinata di festa sarà visibile anche in diretta streaming sul sito tvprato.it.

 

Questa mattina, giovedì 4 febbraio, il Comitato promotore del Premio, formato da Diocesi, Comune, Provincia, Camera di Commercio e Fondazione Cassa di Risparmio di Prato, ha presentato alla stampa la cerimonia di premiazione.

«Il Premio Santo Stefano conferma come Prato riesca ad eccellere in vari settori e non soltanto nel tessile – ha detto il presidente della Camera di Commercio Luca Giusti –, e questo avviene sia per la qualità del prodotto che per il modo con cui viene realizzato. È un bene che in un momento come questo, nel quale la città trasmette immagini che non la rappresentano, si riesca a far conoscere il nome di imprenditori pratesi che riescono a operare e ad eccellere in modo onesto».

stefanino 2015_2016Per la Diocesi era presente il vicario generale monsignor Nedo Mannucci: «lo Stefanino per noi è quanto mai importante perché ci aiuta a non distorcere l’immagine della città. Le aziende che andremo a premiare sabato rappresentano il tessuto reale di Prato. Siamo a tre mesi dalla visita in città di Papa Francesco – ha osservato il Vicario – e proprio il Santo Padre dal pulpito ci ha richiamato al lavoro degno. Ecco, oggi possiamo ridestare la speranza mostrando e premiando coloro che si impegnano a rispettare l’uomo con il lavoro».

L’assessore comunale allo sviluppo economico Daniela Toccafondi ha sottolineato come «una delle finalità del premio sia quella di porre l’attenzione sugli elementi positivi del distretto. E ce ne sono eccome! Anche quest’anno al Comitato sono arrivate 21 segnalazioni, tutte aziende meritevoli dello “Stefanino”, senza dimenticare gli altri nominativi segnalati nelle edizioni passate. Il nostro distretto – ha concluso l’Assessore – non ha mai anteposto le regole del profitto alla valorizzazione della persona umana. Possiamo dirlo: a Prato c’è il primato dell’uomo sull’economia».

Per la Fondazione Cassa di Risparmio di Prato era presente Paolo Sanesi: «Pur nelle difficoltà che sta incontrando in questo ultimo periodo, la Fondazione continua a sostenere il Premio e le sue finalità. Tra i nostri scopi c’è proprio quello di mantenere il territorio a livelli alti e lo Stefanino va proprio in questa direzione».

Presente Paola Tassi in rappresentanza della Provincia, «quest’anno sono premiate aziende del comprensorio pratese – ha detto la Consigliera – e ci fa piacere sottolineare come Prato intenda il suo distretto e il suo territorio in modo ampio, solo così potremo spaziare e avere occasioni di affermazione in vari settori, dal tessile all’agricoltura».

Alla conferenza stampa ha partecipato anche Vittorio Contini Bonacossi, titolare insieme ai suoi familiari della Tenuta di Capezzana, una delle tre aziende vincitrici del Premio. «Non appena saputa la notizia dello “Stefanino” abbiamo avuto una grande emozione – ha commentato Contini Bonacossi – nella storia della nostra attività abbiamo ricevuto molte attestazioni di merito, ma riguardavano tutte la qualità del nostro vino o dell’olio, per la prima volta, e ci fa molto piacere, ci viene riconosciuta la serietà e l’impegno nel lavoro. Ne siamo molto fieri».

 

Le aziende vincitrici

 

Ricordiamo le tre aziende che si sono aggiudicate il «Premio Santo Stefano» 2015-2016 per la tenuta e il rilancio del lavoro a Prato. Si tratta di Fratelli Bacciottini, con sede a Montemurlo, azienda che ha competenze nella finitura post stampa ed è specializzata nella realizzazione di cabine sterili per la produzione di farmaci; la Filati Be.Mi.Va., che si trova a Capalle nel Comune di Campi Bisenzio, ma da oltre 50 anni è una delle protagoniste dell’evoluzione del distretto tessile pratese e la Tenuta di Capezzana a Seano, nel Comune di Carmignano, una delle aziende vinicole più antiche della Toscana, la prima del settore ad essere insignita del Premio.

I riconoscimenti saranno consegnati da monsignor Franco Agostinelli, dal sindaco Matteo Biffoni, dal presidente della Camera di Commercio Luca Giusti e dalla presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Prato Fabia Romagnoli.

 

Gli Stefanini 2015-2016

 

Gli Stefanini di questa sesta edizione sono stati realizzati dall’artista pratese Gabriella Furlani, già autrice dei premi in altre tre occasioni. Si tratta di opere esclusive, nelle quali sono raffigurati Santo Stefano, la palma e il sasso, simbolo del suo martirio ela Cintola della Madonna che avvolge il tutto come a proteggere lo sbocciare e la crescita del fiordaliso, fiore dello stemma della città di Prato e del suo territorio, con i suoi petali che ne fanno da base.

L’ unione di materiali diversi, antichi e moderni, simboleggiano inoltre la necessità, per la crescita del lavoro nel nostro territorio, dell’unione dei valori della «Coscienza, della Conoscenza e dell’ Innovazione», evidenziati  anche nelle scritte presenti sui petali.

Le quattro sculture, pezzi unici, sono stati realizzati dall’artista con la tecnica della cera persa e fusi in bronzo nella Fonderia Salvadori di Pistoia, con l’aggiunta di sasso di fiume Bisenzio e plexiglas. La foglia d’oro a 22 carati, impreziosisce ed illumina le forme del Premio, chiamato anche per questo «Stefanino d’oro».

Le tre opere saranno consegnate ai vincitori ed una conservata dal Comitato promotore.

 

Il Premio Santo Stefano

 

Il Premio Santo Stefano è il riconoscimento istituito per valorizzare le aziende che si sono contraddistinte per la tenuta e il rilancio del lavoro a Prato. L’iniziativa è promossa da Diocesi, Comune, Provincia, Camera di Commercio e Fondazione Cassa di Risparmio di Prato, che hanno inteso sottolineare come la cultura e l’operosità del distretto pratese è ancora capace di fare impresa in modo etico e rispettoso dei valori del lavoro e della concorrenza.

L’idea, lanciata nel 2010 da Giovanni Masi, il noto «cenciaiolo di Vergaio», venne raccolta subito dall’allora vescovo Gastone Simoni che decise di estenderla alle istituzioni cittadine. Diocesi, Comune, Provincia, Camera di Commercio e Fondazione Cassa di Risparmio di Prato si sono fatti promotori del premio, chiamato amichevolmente «Stefanino d’oro», alla stregua del famoso «Ambrogino» milanese.

In sei edizioni il Premio è andato a 26 aziende del distretto produttivo di Prato. Di queste 17 sono del comparto tessile, mentre le altre sono impegnate in diversi settori: alimentare, edile, elettronica e hi-tech, cosmetico e meccanico.

Raffaele Tanzarella e Francesco Giambattista Nardone

Francesco Giambattista Nardone nuovo presidente dell’Opera del Duomo

L’Opera del Duomo di Prato ha un nuovo presidente. Si tratta del notaio Francesco Giambattista Nardone, eletto ieri pomeriggio, mercoledì 3 febbraio, nel corso della prima riunione del Consiglio dell’Opera riunitosi nella sala dei canonici della Cattedrale. Lascia dunque dopo quindici anni di presidenza l’ingegnere Raffaele Tanzarella, al quale vanno i ringraziamenti della Diocesi di Prato per l’impegno e la passione con le quali ha svolto il suo incarico in questo lungo arco di tempo.

 

Questi i nomi dei sette componenti del Consiglio: canonico Luciano Pelagatti, canonico Emilio Riva, Aurelio Risaliti, Luca Santi, Marco Giusti, Isabella Lapi Ballerini, quest’ultima è stata eletta segretario, e il presidente Nardone, l’unico tra i consiglieri ad aver fatto parte anche della precedente consiliatura. Secondo quanto previsto dalla legge italiana i nuovi incarichi sono stati ratificati dal Ministero dell’Interno tramite la Prefettura di Prato.

 

«La mia volontà è quella di portare a termine gli interventi e le attività iniziate durante i precedenti mandati dell’Opera – dice il neo presidente Nardone – il nostro obiettivo rimane lo stesso: far sì che la nostra bellissima cattedrale sia curata e messa a disposizione dei fedeli e degli amanti dell’arte che ogni giorno arrivano dall’Italia e dall’estero per ammirare le bellezze che vi sono contenute. Il nostro sarà un impegno di grande responsabilità che porteremo avanti in collaborazione con la Diocesi e l’Ufficio dei bene culturali».

 

L’Opera del Duomo di Prato è di recente costituzione, nata per decreto del Vescovo nel 1971, ha come attività principale e scopo istituzionale quello di provvedere alla manutenzione e al restauro della chiesa Cattedrale, amministrare i beni patrimoniali e le offerte a ciò destinate, promuovere la conoscenza del Duomo e delle sue caratteristiche artistiche e storiche.

vescovo franco e corpo santa de ricci

Il monastero delle monache di San Vincenzo ricorda Caterina de Ricci

Subito dopo la sua morte, era già chiamata «la Santa di Prato». Caterina De’ Ricci, suora del Monastero di San Vincenzo, mistica domenicana vissuta tra il 1522 e il 1590, ha legato indissolubilmente il suo nome alla città in cui ha vissuto gran parte della vita. Tanto che dopo la sua canonizzazione, avvenuta nel 1746, il Comune di Prato la proclamò compratrona della città. Caterina morì il 2 febbraio del 1590. La Chiesa la ricorda ogni anno nei giorni seguenti e la festa liturgica è stata fissata per il giorno 4 (il 2 infatti è la festa della Presentazione al tempio di Gesù, nota come «Candelora»).

 

Santa Caterina de RicciNel monastero e nella basilica di San Vincenzo il programma delle celebrazioni sta per entrare nel vivo. Sarà il vescovo, monsignor Franco Agostinelli, a presiedere la solenne concelebrazione eucaristica di giovedì 4 febbraio alle 17,30. Lo stesso giorno i membri del Serra club di Prato, come da tradizione, offriranno l’olio per la lampada che arde ogni giorno davanti all’urna che conserva il corpo incorrotto della Santa. I serrani, con questo gesto, vogliono invocare Caterina, perché interceda per il bene di tutti e in particolare per la città di Prato, con una speciale intenzione per le vocazioni sacerdotali e alla vita consacrata.

 

Quest’anno inoltre la ricorrenza riveste un particolare significato perché coincide con la conclusione dell’anno della vita consacrata indetto da Papa Francesco e con gli 800 anni di approvazione dell’Ordine domenicano da parte di Papa Onorio III. Il Santo Padre ha concesso l’indulgenza plenaria ai fedeli che parteciperanno alle celebrazioni giubilari in una chiesa o in una cappella della Famiglia domenicana, come la basilica di San Vincenzo Ferreri e Santa Caterina de’ Ricci.

 

Tutti i giorni fino al 4 febbraio alle 7,30 si recitano le lodi e alle 17 sono in programma i vespri. Mentre alle 8, alle 10,30 e alle 17,30 viene celebrata la messa, presieduta a turno da un sacerdote diocesano. La liturgia sarà animata dalle monache. Il Rettore del monastero e la comunità ringraziano, sin da ora, tutti coloro che vorranno condividere la gioia di questa festa partecipando alle celebrazioni.

Aurelio Rossano

Aurelio Rossano ha comprato un drone e ha dato vita alla Mediaflap.it grazie al Fondo Santo Stefano

È l’unico in Toscana ad avere un drone 4hse della Italdron di Ravenna, un apparecchio di ultima generazione in fatto di velivoli comandati a distanza. Grazie alla sua attrezzatura Aurelio Rossano ha dato vita alla Mediaflap.it, un’azienda specializzata in riprese foto e video realizzate con un drone. Se la sua attività è riuscita a prendere il volo è grazie al Fondo Santo Stefano, il progetto nato nel 2011 su ispirazione della Diocesi, dell’Ucid e Fondazione Cassa di Risparmio proprio per dare gambe alle idee di chi vuole creare nuove imprese.

Rossano ha 47 anni, una famiglia con moglie e tre figli piccoli, vive a Prato ed è stato imprenditore nel settore tessile e della maglieria. Complice la crisi, ha dovuto ritrovare un lavoro e per farlo ha trovato due aiuti: la sua passione per il modellismo aereo e il Fondo Santo Stefano. Con un contributo di 25mila euro è riuscito ad acquistare il sofisticato drone che adesso impiegherà nel campo della sicurezza, dell’agricoltura, del turismo e della comunicazione. «Se sono riuscito a creare tutto questo, lo devo al Fondo – ammette Aurelio – il normale accesso al credito non è facile, ora sono partito e con il tempo restituirò il prestito».

L’impresa di Aurelio Rossano è una delle 75 nate grazie al finanziamento e al supporto del Fondo Santo Stefano, che solo nel 2015 ha sostenuto l’avviamento di 13 aziende. «Le nostre motivazioni sono pari a quelle del microcredito di tipo sociale – afferma Maurizio Nardi, presidente del Fondo Santo Stefano – il nostro progetto non è altro che uno strumento nato per dare una mano a una città che stava facendo i conti con la crisi». Prato è una città che ha ancora una forte vocazione imprenditoriale, «le idee non mancano – aggiunge Nardi – ma c’è un gran bisogno di accompagnare chi decide di assumersi il rischio d’impresa». La maggior parte delle imprese finanziate sono start-up e l’età dei soggetti proponenti si pone essenzialmente sue due fasce: giovanissimi e over 50. «I primi non hanno mai avuto esperienze lavorative, sono alle prime armi e hanno bisogno di qualcuno che creda nei loro progetti – spiega Maurizio Catalano, coordinatore del Fondo –, i secondi sono coloro che hanno perso il lavoro e hanno bisogno di qualcuno che li aiuti a ricollocarsi dando fiducia alla loro creatività».

Nel maggio 2015 il Fondo accede alla possibilità di usufruire del «prestito della speranza», promossa dalla Cei e finanziato dal Gruppo Banca Intesa. Grazie all’erogazione di 278.500 euro negli ultimi sei mesi sono nati bar e ristoranti, un’edicola e un’agenzia di comunicazione. Inoltre questi contributi sono stati utilizzati da imprenditori per acquistare materiali necessari a far partire la propria attività, come furgoni, macchine fotografiche e appunto, il drone di Aurelio.

Microcredito pensieroso

Il microcredito a Prato, uno strumento che nel 2015 ha erogato 500mila euro per spese sociali e finanziamento a nuove imprese

Un paracadute per non precipitare, una boccata d’ossigeno per continuare a vivere nonostante una momentanea difficoltà. Potremmo definire il microcredito in molti modi, ma forse il più efficace per far capire l’utilità di questo servizio, in una città come quella di Prato, dove la crisi economica ha colpito in modo molto duro, è quello di raccontare la storia di Giuseppe. Il nome è di fantasia, ma la persona e la vicenda sono reali e comuni a quelle di tanti altri. Giuseppe è un dirigente, lavora da tanti anni e guadagna bene. Poi l’azienda chiude, si ritrova senza una occupazione e con un anno e mezzo di contributi ancora da pagare per arrivare all’agognata pensione. La legge Fornero, che ha spostato in avanti il suo pensionamento, lo ha fatto diventare un «esodato» e dunque si è ritrovato: senza pensione, senza stipendio, né ammortizzatori sociali. Non potendo contare su risparmi né su aiuti familiari, la sua situazione era davvero a rischio.

Con il «prestito della speranza» gestito dalla Caritas diocesana, una delle tre forme di microcredito presenti a Prato, Giuseppe ha ricevuto un finanziamento di 7500 euro con 12 mesi di preammortamento, ovvero la restituzione di quanto prestato inizierà un anno dopo l’erogazione. «Grazie a questo aiuto la sua vita è andata avanti senza difficoltà – spiega Giovanni Pieraccini, vice direttore Caritas responsabile del microcredito – altrimenti sarebbe caduto nell’indigenza con il rischio di non potersi rialzare, andando ad allargare le fila dei nuovi poveri».

 

Le esperienze a Prato

 

A Prato esistono i micro prestiti di tipo sociale, per situazioni come quelle di Giuseppe, e i crediti alle imprese, fino a 25mila euro, per finanziare nuove idee e creare posti di lavoro. A gestire il servizio sono Caritas (anche con il centro di ascolto di Vaiano), Misericordia di Prato (che cura la prevenzione anti usura) e Arci, mentre per l’aiuto alle nuove imprese c’è il Fondo Santo Stefano.

Nel 2015, in totale, sono stati erogati quasi 500mila euro, soldi che sono andati a persone in difficoltà economico finanziarie, disoccupati e cassaintegrati, giovani coppie all’inizio del loro percorso di vita insieme, start-up di imprese, soprattutto giovanili. Non si tratta di prestiti a fondo perduto, ma di somme che vengono restituite da chi le richiede. Per quanto riguarda l’ambito sociale, dal 2014 a oggi, sono stati distribuiti 195mila euro e i rimborsi sono pari a 25mila euro in denaro e 16mila euro in ore di lavoro.

 

Il prestito della speranza

 

Il «prestito della speranza» è una iniziativa della Cei e del Gruppo Intesa San Paolo per l’erogazione di finanziamenti a tasso agevolato e garantito da un fondo straordinario. Intende rispondere a due esigenze: una di tipo sociale e l’altra di sostegno alle imprese. La prima, gestita dalla Caritas diocesana, è pensata per coloro che vivono difficoltà economiche perché rimasti senza una occupazione e con la necessità di ripartire, oppure per giovani coppie che stanno per creare una famiglia. L’importo massimo è di 7500 euro con un tasso al 2,5%, rimborso in cinque anni ed erogazione a rate bimestrali di 1250 euro, con possibilità di avere i soldi in una tranche unica a certe condizioni, esempio spese mediche per gravi malattie o sovra indebitamento. Per le imprese il riferimento è il Fondo Santo Stefano, che aiuta a far avere un credito fino a 25mila euro, con un tasso al 4,50%, rimborsabile in 5 anni. Da maggio 2015, quando è iniziato il prestito, sono stati concessi 13 finanziamenti per un totale di 278.500 euro. Questa tipologia di strumento, rispetto agli altri esempi di microcredito, è di tipo bancario e per questo ha un livello in più di controllo e supporto, ed è quello curato da Vobis, associazione composta da volontari ex dipendenti di banca che si impegnano nell’agevolare l’inclusione finanziaria.

 

Il prestito sociale della Regione Toscana

 

Un’altra forma di microcredito è possibile grazie al «prestito sociale della Regione Toscana», un progetto nato in collaborazione tra pubblico e privato sociale. Il suo scopo è di individuare le nuove povertà e proporre percorsi personalizzati per uscire dall’indigenza. È rivolto a persone che si trovano in specifiche difficoltà economiche a causa di problematiche personali, familiari o lavorative. Qui per rientrare nel finanziamento occorre avere più di 18 anni, essere residente in Toscana e cittadino Ue o in possesso di regolare carta di soggiorno, avere un Isee non superiore a 15mila euro. L’importo massimo erogabile è di 3mila euro a tasso zero. A Prato se ne occupano la Caritas diocesana, quella di Vaiano, la Misericordia e l’Arci. Attraverso i centri di ascolto Caritas nel 2015 sono state approvate 21 domande per un totale di 45.580 euro.

 

Il progetto microcredito di Cittadinanza Attiva Onlus

 

Nato nell’ottobre del 2005, il progetto Microcredito Cittadinanza attiva – microattiva onlus è frutto della collaborazione tra Caritas, San Vincenzo de Paoli e della delegazione pratese di Cittadinanza Attiva Toscana, ai quali si è aggiunta la Misericordia per conto della Fondazione Toscana per la prevenzione dell’usura. Lo strumento è pensato per agevolare l’accesso al credito da parte di quelle persone o famiglie in disagio economico che non hanno possibilità di attivare in proprio i normali canali bancari. L’importo massimo è di 5mila euro da restituire in cinque anni con rimborso a rate mensili. Il tasso di interesse si basa sull’Eurisis. Se ne occupano la Misericordia di Prato e lo sportello Urp del Comune. In dieci anni ha erogato quasi un milione di euro, rispondendo a 233 domande di finanziamento. «Una cifra significativa – commenta il responsabile del progetto Vito Veneroso – che testimonia l’emergenza di nuove povertà in città. E forse – aggiunge – non riusciamo nemmeno a intercettare tutti i bisogni, spesso le persone si vergognano a chiedere un aiuto, dobbiamo incoraggiarle ad uscire allo scoperto. Tra le nostre caratteristiche c’è anche quella di garantire piena riservatezza».

 

Il Convegno su «Microcredito e inclusione sociale»

 

Domani, sabato 30 gennaio, anche a Prato si celebra la giornata nazionale della microfinanza. Nel sala rossa di Palazzo vescovile è in programma un convegno intitolato «Microcredito e inclusione sociale». A partire dalle 10, dopo i saluti del vescovo Agostinelli e dell’assessore ai servizi sociali Luigi Biancalani, saranno illustrati l’andamento del servizio e le nuove prospettive. L’incontro è rivolto in particolare agli operatori pastorali parrocchiali, agli assistenti sociali, a chi lavora nei patronati e a chi si impegna in ambito associativo. «Il nostro scopo è far conoscere questi strumenti e spiegarne le differenze agli operatori, si tratta di opportunità simili, ma non sovrapponibili che possono essere usate per esigenze diverse a seconda dei casi», conclude Pieraccini.